I Golden State Warriors sono la prima squadra qualificata per le NBA Finals.
La squadra californiana, dopo le cinque finali consecutive pre-pandemia (ma soprattutto in questo caso prima della partenza di Kevin Durant e degli infortuni di Stephen Curry e Klay Thompson), tra il 2014 e il 2019, si sono guadagnati la possibilità di prendersi un altro anello per cui a inizio stagione non sembravano i favoriti.
Ora invece lo sono eccome e lo hanno dimostrato anche nella finale della western conference, dominata contro i Dallas Mavericks, battuti 120-110 anche in gara-5.
Luka Doncic, al di là dei 28 punti, comunque quasi pochi per uno come lui, è stato ben contenuto da Wiggins, l’uomo decisivo della serie in difesa ma anche in attacco, anche se alla fine il premio di MVP intitolato – da quest’anno a Magic Johnson – è finito nelle mani di Curry, che non ha tirato bene ma si è messo al servizio della squadra con nove assist.
La maggior parte di questi sono finiti nelle mani dell’altro splash brother Thompson che ha mandato a bersaglio otto triple per 32 punti e ha così esultato a caldo: “Mi sembra tutto surreale dopo gli infortuni degli ultimi due anni tornare alle Finals è fantastico. Devo ringraziare soprattutto Rick Celebrini (capo dello staff medico dei Warriors, ndr) con il quale ho lavorato duramente nelle ultime due stagioni. Ora festeggerò con la mia famiglia e con tutti quelli he mi sono stati vicini in questi due anni difficili, poi da domani penserò a preparami per le Finals, vogliamo completare la missione e vincere il titolo“.
Per sapere quale sarà la rivale dei Golden State Warriors bisognerà aspettare la fine dei giochi nella eastern conference, con i Boston Celtics che stanotte contro i Miami Heat hanno sulla racchetta un match point storico, tra l’altro tra le mura amiche del TD Garden.
In una serie senza un chiaro padrone, condizionata dagli infortuni sia da una parte che dall’altra, i biancoverdi in gara-5 si sono portati avanti 3-2 espugnando il palazzo della franchigia della Florida e ora sono ad un passo da una serie per l’anello che manca dal 2010.
Troppi per la squadra più vincente della storia NBA che andrebbe a caccia del suo diciottesimo titolo. Non male per un gruppo che sembrava sul punto di essere disgregato solo qualche mese fa, nonostante l’indiscusso talento di Tatum, Smart e altri giocatori che ora sognano in grande e non pensano più ad un futuro altrove. A differenza della stragrande maggior parte degli altri cestisti della lega più bella del mondo che stanno decidendo il loro futuro.
Tra loro c’è anche Danilo Gallinari, che dovrebbe lasciare gli Atlanta Hawks. “Non dipende da me, dipende da loro. La situazione contrattuale fa sì che la palla sia in mano loro, vedremo, hanno ancora tempo per decidere“. Le alternative nel caso non mancano, per un’ultima avventura NBA prima del ritorno in Europa e all’Olimpia Milano, dove il Gallo ha già ribadito più volte di voler chiudere la sua carriera, magari vincendo lo scudetto o un’Eurolega.