L’evoluzione dei videogame non passa soltanto attraverso le enormi migliorie che sono state fatte nel comparto grafico e a livello di gameplay.
C’è anche il percorso di chi ha voluto portare l’elemento narrativo ad un nuovo livello, rendendolo un fattore di coinvolgimento e fascinazione fondamentale. Gli sviluppatori che ci sono riusciti hanno creato un ponte tra videogame e cinema.
Il genere più interessato da questa ricerca è naturalmente quello dei videogame “avventura dinamica“, chiamanti anche azione/avventura. Sono titoli dove il giocatore deve combinare l’aspetto “riflessivo” (ragionamento) degli adventure con quello “reattivo” (rapidità) dei giochi di azione. Due aspetti in apparenza antitetici che gli azione/avventura amalgamano attraverso lo storytelling.
Trattare per intero e in maniera approfondita l’evoluzione della narrativa nel mondo dei videogiochi sarebbe probabilmente un’impresa titanica. Qui ci concentriamo su uno sviluppatore in particolare: Naughty Dog.
Pur non essendo stato il primo a inserire una trama e una narrazione vera e propria, Naughty Dog è un ottimo esempio di come il mondo dei videogame sia cambiato. I passi compiuti dal team con sede a Santa Monica (California) portano a una sintesi ed integrazione con i linguaggi tipici del cinema a dir poco eccezionale.
Fondata come JAM Software nel 1984 dagli allora 16enni Andy Gavin e Jason Rubin, nell’arco di pochi anni l’azienda si fa notare da alcuni colossi informatici del periodo. Si comincia con Apple e poi, all’inizio degli anni ’90, arrivano le console Sega e 3DO. La chiamata di Universal Interactive Studio (o Vivendi Games) spalanca le porte al primo titolo di grande successo realizzato dai “cagnacci”: Crash Bandicoot per PlayStation.
A quel punto Naughty Dog inizia una collaborazione strettissima con Sony che continua ancora oggi, dopo essere stata integrata dalla corporation giapponese nei PlayStation Studios. Ed è grazie a Sony/PlayStation che Naughty Dog ha realizzato i suoi migliori lavori, a cominciare da Crash Bandicoot.
CRASH BANDICOOT
È un videogioco platform per PlayStation pubblicato nel 1996. Sebbene sia evidente come il titolo non abbia portato grandi innovazioni al genere a cui appartiene (ricordiamo che uscì contemporaneamente a Super Mario 64), Crash Bandicoot cattura il consenso sia di critica che pubblico, classificandosi all’ottavo posto nella lista dei videogiochi PlayStation più venduti di sempre.
In Crash vestiamo i panni di un marsupiale antropomorfo che attraversa i livelli di gioco uno dopo l’altro per affrontare la minaccia di due scienziati pazzi che vogliono conquistare il mondo. Il gioco è un tripudio di colore, divertimento e sfide.
I due sequel (Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back, 1997 e Crash Bandicoot 3: Warped, 1998) evolveranno e svilupperanno il gameplay cambiando la sensazione di quello che il giocatore può fare con il pad, senza mai perdere di vista il ruolo della storia.
Siamo però agli inizi dello stile narrativo dei Naughty. In tutti gli episodi, alleati e antagonisti sono figure semplicissime, più simili ad icone da merchandise che a personaggi veri e propri. Anche la narrazione più che una storia è uno sfondo che arricchisce l’opera senza essere una componente essenziale.
JAK AND DAXTER
E’ la seconda IP che Naughty Dog sviluppa per Sony su PlayStation 2. Jak and Daxter: The Precursor Legacy è il primo capitolo della serie, pubblicato nel 2001. Il titolo riscuote un buon successo commerciale e si attesta tra i più gettonati su PS2.
Anche Jak and Daxter è un platform, ma stavolta c’è qualcosa in più rispetto a Crash Bandicoot: sebbene i personaggi rimangano cartoon e la storia sia praticamente una fiaba, il gioco vanta una vera e propria trama, dialoghi strutturati e recitazione.
Con Jak 2, nel 2003, lo sviluppatore non solo evolve il primo capitolo (prendendo ispirazione a piene mani da titoli come GTA e Ratchet&Clank) ma cambia anche toni del racconto. L’opera rimane sempre una sorta di cartone animato fantasy ma i toni si fanno più cupi. Sebbene il titolo non mostri una vera e propria violenza, ci troviamo davanti a una revenge story. Con Jak 2 la trama diventa ancora più importante. Jak 3 (2004) porterà a compimento la svolta che Naughty Dog ha iniziato: rendere la scrittura un fattore importante per i videogame.
UNCHARTED
Con Uncharted: Drake’s Fortune (pubblicato per la prima volta per PlayStation 3 nel 2007) arriviamo ad un’altra svolta nella crescita dello sviluppatore. Non parliamo più di un platform ma di un action-adventure.
L’opera, sebbene derivi da videogiochi come Tomb Raider e film come Indiana Jones, rielabora il concept presentando al pubblico un prodotto talmente ben fatto da dare la sensazione di avere per le mani qualcosa a cui nessuno aveva mai pensato prima.
Questo videogioco mette finalmente in scena personaggi umani. I protagonisti non sono più caricaturali e, nonostante lo stile rimanga “fumettoso”, si tratta di personaggi reali. Uncharted è ben scritto, scenico e avvincente. È un’esperienza che si allontana dalla “natura arcade” dei titoli precedenti. Il divertimento del giocatore non deriva più solo ed esclusivamente da quello che può fare con il pad in mano, ma anche da quello che vede sullo schermo. Per dirla in poche parole, è profondamente cinematografico.
Anche Uncharted: Drake’s Fortune riscuote un successo incredibile sia fra la critica che fra il pubblico. Le vendite nel mondo arrivano a 2,6 milioni di copie. I sequel Uncharted 2: Il covo dei ladri (2009), Uncharted 3: L’inganno di Drake (2011) fino a Uncharted 4: La fine di un ladro (2016) portano la serie fino alla sua massima espressione, migliorando tanto il gameplay quanto la messa in scena.
THE LAST OF US
Con il videogame uscito nel 2013 siamo di nuovo davanti ad una svolta. Naughty Dog che ha finora abituato il pubblico a titoli variopinti e, bene o male, scanzonati, si ispira al romanzo di Cormac McCarthy “La Strada” e accompagna gli utenti PlayStation 3 in un mondo devastato da un’apocalisse zombie.
The Last of Us è un action-adventure con accentuate componenti survival. Pur contando su un gameplay vero e strutturato (non è un’avventura grafica o un film interattivo), il titolo fa della narrazione, della sceneggiatura e della regia i suoi punti di forza. L’opera mette in scena persone più che personaggi, individui mai caricaturali e scritti tanto bene da sembrare reali. I giocatori li seguiranno nell’avventura attraverso il climax fino e a una delle chiusure meglio scritte per il medium videoludico.
Il titolo ha un successo enorme e nel primo mese dopo la pubblicazione vende 3,4 milioni di copie in tutto il mondo. Il sequel, The Last of Us Part II pubblicato per PlayStation 3 nel 2020, è un titolo su cui ci sarebbe tantissimo da dire sulla costruzione del mondo e sulla narrazione. In estrema sintesi, il gioco non solo migliora ed evolve ogni componente del primo capitolo ma, integrando alla perfezione gameplay e cutscene, porta la messa in scena ad una potenza probabilmente mai vista in un videogioco.
Si ringrazia Nicola Benetton per la collaborazione
Immagine di testa: The Last of Us (credits Eurogamer.it)