Dopo la giornata di gare che si sono svolte dal vivo ieri a Milano, la eSerie A TIM edizione 2022 ha imboccato la via del traguardo.
Delle iniziali Final Eight sono rimaste in gioco solo quattro società che oggi tornano negli Infront Studios per contendersi il titolo di campione d’Italia. Parliamo di Torino, Salernitana, Sassuolo e Venezia.
Come vi abbiamo raccontato nel nostro recap, è stata una giornata all’insegna del grande e-calcio – quello di FIFA22 naturalmente – e davvero molto emozionante.
Tutti i team hanno dato il loro contributo ma uno in particolare, a nostro avviso, si è messo in mostra: il Venezia di Karimisbak.
Il giocatore in forza alla società lagunare ha dato spettacolo in quella che tutti hanno definito una finale anticipata. Contro la Sampdoria guidata da Giovanni “Giovhy” Salvaggio, Karimisbak ha confermato di essere in questo momento uno dei più forti giocatori a livello mondiale.
Ma chi è il player che nel giro di un paio d’anni, quelli della pandemia, è uscito dall’anonimato per diventare un protagonista della scena competitiva di FIFA22, non solo a livello di club ma anche di e-nazionale?
Lo abbiamo incontrato dopo la tiratissima vittoria sulla Samp e glielo abbiamo chiesto.
Ciao Karimisbak e grazie per il tuo tempo. Ci racconti un po’ la tua storia e il tuo rapporto con il mondo dei videogame?
Un saluto a tutti! Mi chiamo Karim Rmaiti, sono di Casale Monferrato (AL), ho 19 anni e da almeno 12 gioco con i videogame. Ovviamente ho cominciato per passione, insieme a mio fratello. Giocavamo con la PS2, la Playstation Portable e abbiamo continuato fino alla PS5. In casa giravano un sacco di videogame diversi: a me piacevano in particolare quelli di “avventura”, ma giocavo anche con gli “sparatutto” e quelli basati sui cartoni animati (Drangon Ball, Naruto). E poi il calcio, anche perché giocavo già a quello reale…
Hai un passato da calciatore?
Beh, sì. Ho iniziato a 5 anni e ho proseguito fino ai 18. Sono arrivato fino alla categoria Juniores di una società che allora militava in Eccellenza. Poi ho smesso perché nel frattempo è arrivato il competitivo di FIFA.
Insomma, scarpette o joypad, l’importante è che sia calcio!
Esattamente, il calcio fa parte del mio DNA! Per quanto riguarda il videogame, ho iniziato con PES, poi sono passato a FIFA. Tutto “for fun” fino all’edizione 2020 del gioco. A quel punto mi sono reso conto che ero migliorato molto e potevo provare il salto al competitivo.
Nel 2021 ho partecipato al mio primo torneo europeo, sono arrivato nono e ho portato a casa 1.500 dollari! E’ stato un momento fantastico che ha cambiato tutto. Perfino mia mamma ha subito creduto nelle mie potenzialità e mi ha spinto a provare la carriera da giocatore!
Dopo il risultato è arrivata la chiamata del team Milan QLASH: devo dire che quello è stato il punto di svolta verso il professionismo, che oggi continua con la divisa del Venezia. Un’esperienza, quest’ultima, che mi sta dando grandi soddisfazioni.
Che cosa ti piace del mondo degli eSports e che cosa invece ti disturba?
Bella domanda. Mi piace il fatto che un po’ alla volta in Italia si inizia a vedere questo settore come un’attività sportiva professionale vera e propria. Ad esempio, prima ho detto che mia mamma ha subito accettato il fatto che volessi dedicarmi ai videogame competitivi. Per mio padre, invece, è stato diverso. Fino a poco tempo fa mi diceva “spegni questa Playstation e vai a trovarti un lavoro vero, perché gli eSports non sono una cosa seria“. Adesso sta cambiando idea. Non è ancora convinto al 100%, ma sento che sta per cedere!
Non mi piace invece una certa mentalità che circola all’interno della community. Sono in tanti a pensare che per diventare un pro player ci vuole poco. Dicono: “Sei un pro? Posso farlo anche io, basta giocare tanto“. In realtà non funziona così. Prima di tutto devi capire se hai talento per il gioco. Se c’è, ti alleni tanto. Solo in questo modo possono arrivare i risultati. La stessa cosa vale anche nel calcio vero: non si diventa campioni solo grazie all’allenamento. Insomma, non mi piace quando le persone danno giudizi senza conoscere bene le cose. Sa di pregiudizio.
Ritieni che gli eSports ti abbiano dato un qualcosa in più, anche a livello di personalità?
Sì, senza dubbio. Sono sempre stato molto insicuro ma gli eSports, in qualche modo, mi hanno tirato fuori “dal guscio”. Rimango una persona timida ma la visibilità che le competizioni di videogame mi hanno dato ha contribuito a farmi sentire più sicuro anche nella vita di tutti i giorni.
Pensi che il professionismo negli eSports sia il traguardo più importante?
No, non c’è solo quello. C’è anche la scuola. Io sto ancora studiando per diventare perito informatico. Sono al quinto anno, devo fare la maturità, devo diplomarmi così i miei genitori si tranquillizzano finalmente! (ride, ndr). In realtà penso anch’io che oggi non vai da nessuna parte senza un titolo di studio in tasca.
E allora parliamo di futuro, anche se sei ancora molto giovane. Cosa vedi davanti a te: un futuro negli eSports o immagini un percorso diverso?
Per il momento voglio provare a fare il pro player, però è ovvio che c’è una data di scadenza per questo. Quando ti avvicini ai trenta è difficile rimanere al top. L’età conta, in questi giochi i riflessi fanno la differenza. E a quel punto devi pensare ad altro. Io però vorrei rimanere nel mondo degli eSports o del calcio, inteso in maniera ampia. Magari diventare un telecronista sportivo o un caster di eSports o un analyst. Un obiettivo che si raggiunge anche costruendo una buona immagine già durante il periodo agonistico.
Infine un paio di domande sulle Final Eight della eSerie A TIM. Un tuo commento “a caldo” sulla partita contro Giovhy.
E’ stata una partita bellissima. Conosco molto bene Giovhy, è un giocatore davvero forte e soprattutto attraversa un momento di grande forma. Ultimamente ha ottenuto risultati importanti. Sul 3-2 a mio favore mi sono sentito abbastanza sicuro. Ma quando è arrivato il pari ho avuto davvero paura di non farcela, anche perché sono convinto che mi avrebbe battuto ai rigori, sono una sua specialità. Al 120′ invece è arrivato il “golasso”: sono scattato in piedi, ero carico di adrenalina e ho pensato di aver fatto un gol importantissimo per il mio percorso.
Dove hai trovato le energie per reagire?
In effetti lì per lì mi ero spento. Però negli ultimi due anni ho imparato a reagire a queste situazioni. So anche che gli ultimi minuti di un match spesso sono decisivi e allora mi sono detto: “dai proviamo il tutto per tutto con una giocata diversa da kick-off“. E’ andata bene.
Che semifinale ti aspetti?
Penso che sarà altrettanto bella e tirata. Conosco bene “Montaxer” (Andrea Montanini, l’esporter della Salernitana, ndr), è un pro player fortissimo però non è uno che fa giocate strane. E’ abbastanza regolare, usa schemi e tecniche consolidate, non inventa mosse particolari come invece fanno Diego Campagnani (pro del Milan) e Hartixel (giocatore dell’Empoli).
Sarà comunque una partita tutta da giocare e da seguire. Vi aspetto!
Per chi volesse seguire Karim con continuità, c’è il suo canale Twitch raggiungibile direttamente cliccando qui.
Immagine di testa: Karim “Karimisbak” Rmati sul palcoscenico della eSerie A TIM 2022 con la divisa del Venezia (credits FC Venezia)