Ci sono storie che raccontano quanto il gioco possa avere un ruolo speciale nella vita delle persone. Una è quella di “dupreeh“.
Da sei anni Peter Rasmussen guida la “all time money list” di Counter-Strike: Global Offensive con $1.946.281 incassati e 165 piazzamenti a premio. Di questi 51 sono vittorie.
Il tutto in poco più di 10 anni di carriera da pro player: un risultato enorme, se si tiene conto che la scena competitiva del first person shooter prodotto da Valve non possiede gli stessi payout di Dota2, di Fortnite o di League of Legends.
Ma dietro al successo del 29enne danese (Peter Rasmussen è nato il 26 marzo 1993 a Copenhagen) c’è qualcosa di particolare: un punto di svolta doloroso e inaspettato senza il quale, forse, dupreeh non ci sarebbe mai stato.
Fino al 2009, infatti, Counter Strike è solo una passione per Peter Rasmussen. Gioca con gli amici, con i compagni di scuola, con il fratello, tutto per puro divertimento. La famiglia non lo ostacola anche perché a scuola se la cava abbastanza bene. Partecipa anche a qualche piccola competizione locale, dove si vede già che ha talento, ma la cosa finisce lì.
Poi, nel 2010, succede quello che cambia tutto: al padre viene diagnosticato un cancro allo stomaco. L’intera famiglia viene travolta dalla sofferenza e dallo stress. Tutto cambia per tutti.
Peter Rasmussen lo definirà “The Dark Year“, l’anno del buio.
Mentre il padre viene sottoposto alle prime cure, i Rasmussen cercano aiuto per resistere al trauma emotivo. Trovano un po’ di sollievo nella terapia familiare che lenisce in parte lo spaesamento. E poi ci sono le soluzioni individuali: quella di Peter si chiama videogame.
L’allora 17enne si immerge in Counter Strike, ne fa la sua valvola di sfogo, il suo “cibo consolatorio”. Passa le notti a giocare ma inevitabilmente il resto della sua vita inizia a risentirne. La scuola in primis, il che desta la preoccupazione della madre soprattutto quando il giovane annuncia di non voler andare al college. Peter Rasmussen ha già deciso che il suo futuro è negli eSports.
A “normalizzare” la situazione interviene il capofamiglia, una volta tornato a casa: fa di tutto affinché la routine riprenda e tutti possano continuare a coltivare speranze e progetti.
“He was a planner“, un pianificatore, uno che vede lontano. Così lo definisce il futuro campione di CS:GO.
Sul fatto che quello sia stato il momento decisivo per la sua carriera, Peter Rasmussen non ha dubbi: “Quando ripenso a quegli anni, mi rendo conto che forse non sarei il giocatore di Counter-Strike che sono oggi se non mi fossi affidato così tanto a quel gioco per resistere al dolore. È ironico che The Dark Year abbia gettato le basi per la mia carriera professionale“.
Nel 2013 dupreeh è già diventato il suo nickname da battaglia, con il quale debutta nel mondo competitivo vero e proprio grazie ai Copenhagen Wolves. Qui conosce Nicolai “dev1ce” Reedtz, un altro grandissimo giocatore di CS:GO che lo accompagnerà nei tornei per altri 8 anni.
Ma in quei Copenhagen Wolves giocano anche René “cajunb” Borg, Henrik “FeTiSh” Christensen, Andreas “Xyp9x” Højsleth e Lukas “gla1ve” Rossander. Un sestetto di “Danish Dynamite” che durerà nel tempo e che, con l’eccezione di FeTiSh, occupa oggi le prime 5 posizioni per vincite realizzate su CS:GO.
Con i Copenhagen Wolves dupreeh ottiene 13 risultati, ma l’incasso arriva a poco meno di 6mila dollari, non abbastanza per poterci vivere. Il primo vero passo verso il professionismo lo compie alla fine del 2014, quando il Team Dignitas gli offre un piccolo stipendio fisso.
“Sono subito corso da mia madre e mio padre e ho detto: guardate gente, avrò un vero stipendio per giocare!“
Stipendio a parte, con la nuova organizzazione va solo leggermente meglio rispetto ai Copenhagen Wolves: 14 in the money e circa 20mila dollari di premio. Il “colpo grosso” manca ancora ed è chiaro che serve un altro cambiamento di rotta.
Nel 2016 Rasmussen, Reedtz, Borg e Højsleth decidono di spostarsi al Team SoloMid. Del gruppo non fa parte Henrik “FeTiSh” Christensen che viene sostituito da Finn “karrigan” Andersen, anche lui danese.
La separazione dal vecchio compagno di squadra non è semplice ma necessaria, perché karrigan porta nuove strategie e soprattutto migliora la comunicazione tra i membri del team. I risultati si vedono.
I SoloMid centrano 27 piazzamenti a premio, tra i quali ci sono 12 primi posti. Eppure il nuovo team è ancora un gradino sotto alle formazioni più forti, come ad esempio il Team Fnatic. Ma soprattutto c’è una forte rivalità (esportiva sia chiaro) con gli svedesi Ninjas in Pyjamas, che “scippano” ai SoloMid alcune sfide decisive.
Peter Rasmussen è così pronto per un altro cambiamento, molto più radicale ma per il quale si sente pronto. Alle spalle c’è una famiglia solida che ha superato i momenti più difficili e che lo sostiene ancora una volta. E soprattutto il padre lo incentiva a fare il grande passo. Quale? Quello di fondare una organizzazione esportiva.
Il Team Astralis nasce dalla volontà comune di dupreeh, dev1ce, karrigan, canjub e Xyp9. Il padre di Peter Rasmussen, che di professione è un commercialista, li aiuta dal punto di vista della gestione economica. Il resto lo fa l’amalgama tra i soci-giocatori, ai quali si aggiungere l’ex compagno di squadra ai tempi dei Copenhagen Wolves, Lukas “gla1ve” Rossander.
Dupreeh è il cuore del team Astralis, non solo dal punto di vista del gioco ma anche di quello psicologico. E’ lui che tiene unita la squadra con le sue gag, la simpatia, l’ottimismo e la determinazione a vincere.
La ricetta è ideale per raggiungere i risultati che finora sono sfuggiti.
E infatti nel 2017 arriva la prima vittoria in un grande torneo. Avviene ad Atlanta, nell’ELEAGUE Major 2017. Gli Astralis si lasciano alle spalle tutti i rivali storici, compresi il Team Fnatic e i fortissimi polacchi del Virtus.pro. La formazione vincente, composta da dupreeh, dev1ce, canjub, Xyp9 e dalla new entry Markus “Kjaerbye” Kjærbye, si porta a casa un primo premio da 500.000 dollari.
Ma non è finita. Nel 2018 vincono la ELEAGUE Premier, il FACEIT Major e l’Intel Grand Slam che da solo vale 1 milione di dollari (200mila a giocatore).
Poi arriva il mese di marzo del 2019.
In vista c’è un altro torneo Major, lo IEM di Katowice. Peter Rasmussen è sul punto di partire quando la malattia del padre si acuisce. Il cancro ha invaso anche il fegato e il midollo spinale, non c’è possibilità di recupero. I giorni sono contati e dupreeh non cosa fare.
E’ lo stesso genitore a toglierlo dall’imbarazzo dicendogli: “Voglio che tu vada al torneo. Buona fortuna“. Muore il giorno prima della partenza del figlio che riesce a dargli l’estremo saluto. Poi Peter Rasmussen vola a Katowice e, insieme ai compagni di sempre, vince il torneo più importante della stagione.
“Ancora una volta ho avuto la sensazione che avesse già previsto tutto. E’ sempre stato un pianificatore, anche sul letto di morte“, dichiarerà poi il campione di Counter Strike. Al padre Peter Rasmussen ha dedicato le parole che trovate qui sotto:
Con gli Astralis dupreeh giocherà per altri due anni, andando a segno 101 volte (25 primi posti) e portandosi a casa 1,8 milioni di dollari. Ma tutto, prima o poi, è destinato a finire.
Il sodalizio con i “Danish Dynamite” degli eSports si è sciolto nel 2021 quando, a causa di alcune divergenze interne, è stato messo in panchina.
Oggi, a 29 anni, Peter “dupreeh” Rasmussen è un punto fermo del team francese Vitality.
Immagine di testa: la finale di CS:GO allo IEM Katowice 2019 (credits ESL)