Alla fine degli anni ’90, la Lazio stava vivendo un momento stellare. Il club biancoceleste non solo si era distinto sulla scena nazionale, ma andava fortissimo anche su quella continentale.
Un esempio? Vi diamo quello massimo: il trionfo nella Supercoppa Europea del 1999, che il club romano vinse grazie a un cileno. Anzi: al cileno, ai tempi quello per antonomasia. Di chi parliamo? Se siete fan degli anni Novanta, conoscete il nome di Marcelo Salas. Giocatore pazzesco.
Il 27 agosto del 99′ la Lazio ha battuto il Manchester United 1-0 a Monaco, con Marcelo Salas che ha segnato il gol che avrebbe fatto la storia del calcio della Capitale. Qualsiasi sponda voi guardiate.
Il 27 agosto del 1999, la consacrazione della Lazio
27 agosto 1999. Stade Louis II, nel Principato, nello sfarzo di Montecarlo, con 14.461 spettatori sugli spalti. La Lazio arrivava alla finale da vincitrice della Coppa delle Coppe 98-99, l’ultima edizione di fatto di quella competizione (i tornei UEFA furono riformulati nella la stagione successiva): la squadra di Eriksson aveva infatti battuto il Maiorca di Cuper a Birmingham in una finale più difficile di quello che potevano dire i valori in campo delle squadre.
I ragazzi dello United, nel frattempo, avevano portato a casa una Champions League storica, dopo una finale a dir poco avvincente contro il Bayern Monaco, il tutto in uno scenario di lusso come il Camp Nou. L’aveva decisa Ole Gunnar Solskjaer, fino a qualche tempo fa allenatore proprio dello United. Con un guizzo nel finale, il norvegese aveva giocato un ruolo chiave, decidendo un match meraviglioso.
Bene, un osso duro sulla strada di Eiksson, che si preparava alla consacrazione definitiva della sua squadra (a fine anno, ecco, arriverà pure lo scudetto). E il primo tassello fu proprio il match di Monaco, dove in attacco partirono Roberto Mancini, allenatore della Nazionale, e Simone Inzaghi, attuale tecnico dell’Inter. Sostanzialmente, le due squadre forse più forti che abbiamo in Italia, considerando tutto il contesto. Qualcosa vorrà dire? Qualcosa però non disse in quella finale così particolare, così strana, così apparentemente sfortunata. Al 23′, Simone Inzaghi uscì per infortunio: e quella che sembrò un’avversità del destino, divenne invece la mossa tanto vincente quanto involontaria.
A sostituirlo fu infatti il Matador Salas: che entrò in campo, che salutò Matias Almeyda, che si prese la briga di decidere la partita del destino.
Alt. Prima di addentrarci nel match, nel gol, nel pezzo di storia laziale, per una gara così intrisa di anni Novanta va fatto un passo indietro e quindi nella nostalgia.
Come farlo? Semplicemente, elencando le formazioni ufficiali.
Partiamo dal 4-3-3 rosso: Van der Gouw tra i pali, Gary e Phil Neville sugli esterni, Stam (ex di turno) e Berg centrali. In mezzo: David Beckham a destra, Roy Keane al centro, Paul Scholes mezzala sinistra. Andy Cole punto di riferimento, con Sheringham e Solskjaer a girare intorno.
La Lazio era invece uno spettacolo tattico e tecnico: Marchegiani in porta, con Negro e Pancaro terzini, ma soprattutto Nesta e Mihajlovic difensori centrali, muro invalicabile. Stankovic esterno destro, con Veron pronto a inserirsi e Almeyda fenomeno nel tenere duro. Dall’altra parte, un futuro Pallone d’Oro come Pavel Nedved. Davanti, ecco, Bobby Mancini e il talento del Dieci, quindi il fiuto del gol di Simone Inzaghi, subito sostituito da Salas. Ah, in panchina: Lombardo e Simeone pronti a subentrare.
Il gol storico di Salas
Il momento di gloria di Salas arrivò al 35° minuto. Palla di Giuseppe Pancaro dalla fascia sinistra. Mancini si girò e la palla cadde verso il cileno, bravo ad abbassare la palla e a colpirla subito, di sinistro, al limite dell’area. La debole reazione del portiere olandese, Raimond van der Gouw, fu la risposta del destino alla sfortuna precedente. Ecco, gol del Matador, e in particolare la gioia degli effervescenti tifosi laziali.
L’immagine è simbolica e indimenticabile, come la corsa di Juan Sebastian Veron e Dejan Stankovic, i primi ad arrivare per abbracciare l’eroe Temuquense. Alla fine del primo tempo, Salas ebbe pure un’altra occasione, ma Van der Gouw rispose di coraggio. Qualcuno chiese il rigore, il rigore non arrivò mai. Nella ripresa, altro uno contro uno, stavolta con un po’ di situazioni da farsi perdonare.
In totale, José Marcelo Salas ha vinto sei titoli con la Lazio, due dei quali continentali, uno di questi proprio la Supercoppa contro lo United, terminata 1-0 con il suo preziosissimo gol. Quelli di due decenni fa sono stati gli unici titoli europei vinti dai biancocelesti, oggi alla ricerca di quelle vibrazioni, di gioco e risultati.
Cosa fanno oggi, gli eroi del 1999? Abbiamo raccontato di Mancini e Inzaghi, ma a oltre vent’anni dalla consacrazione, chi componeva la Lazio sta attraversando realtà diverse, anche se con alcune situazioni in comune. Alcuni hanno scambiato il campo con l’ufficio e sono diventati manager. Marcelo Salas è il presidente del Deportes Temuco, mentre la Brujita Veron è il timoniere dell’Estudiantes de La Plata. Un altro “manager” è Pavel Nedved. Il ceco è vicepresidente della Juventus.
D’altra parte, molti sono allenatori. Sinisa Mihajlovic è al Bologna, e la sua storia è una storia di resilienza di fronte alle avversità. Diego Simeone è al timone dell’Atletico Madrid, Matias Almeyda gestisce il S.J. Earthquakes, Sergio Conceiçao allena il Porto, Alessandro Nesta era in Serie B fino all’anno scorso, con il Frosinone. Dulcis in fundo, Deki Stankovic, dopo aver vinto tutto con l’Inter, è tornato a casa sua: allena la Stella Rossa.