Uno degli allenatori più in auge in Serie A, negli ultimi mesi, è senza dubbio Stefano Pioli, timoniere del Milan, che da tempo fa sognare i tifosi rossoneri con bel gioco, qualità, concretezza e tanta umiltà.
Nell’ambiente rossonero Pioli si trova davvero a suo agio, tanto da sembrare un veterano del Diavolo. E invece, non solo siede sulla panchina del Milan da solo un paio di stagioni, ma nel suo passato professionale vi è un parentesi in totale contrapposizione: quella da allenatore dell’Inter.
L’esordio nel derby
Con la macchina del tempo tocca tornare indietro alla stagione 2016/2017. Siamo nel mese di novembre, e l’Inter attraversa già una fase critica della stagione: la scelta di prendere Frank De Boer come tecnico è stata tutto meno che felice, e i nerazzurri occupano addirittura la seconda metà della classifica.
La caduta di Marassi in casa della Samp all’undicesima giornata costa il posto al tecnico olandese, e per risollevare le sorti di un ambiente veramente in crisi viene chiamato Stefano Pioli (peraltro un tifoso interista dichiarato) che dopo i tanti anni alla Lazio ha la possibilità di allenare un altro top-club.
L’8 novembre 2016 inizia l’avventura in nerazzurro, e dopo pochi giorni arriva il battesimo di fuoco: ad attendere l’Inter c’è proprio il Milan, nel derby di San Siro. Suso fa doppietta, ma Candreva e Perisic salvano la prima di Pioli.
Nonostante la bella figura, però, la stagione è delle più insidiose: basti vedere i risultati di Europa League, in cui gli israeliani del Beer Sheva superano l’Inter pochi giorni dopo.
Ma a poco a poco, tra mille difficoltà, il lavoro di Pioli inizia ad emergere, con un’impronta tattica che sembra palesarsi. Prima decisione fra tutte, quella di cancellare lo spregiudicato 4-3-3 di De Boer per passare ad un più equilibrato 4-2-3-1, con Icardi unica punta la fisicità di Melo e le geometrie di Brozovic a supporto di Joao Mario, Candreva e Perisic.
Un inverno a mille
A dicembre l’Inter si fa bella: i ragazzi riescono a mettere in pratica perfettamente i dittami del tecnico parmense, e dall’8 dicembre al 28 gennaio, semplicemente, i nerazzurri non sbagliano un colpo.
Arrivano ben 7 vittorie di fila in campionato e 2 in Coppa Italia, che rilanciano il morale dell’ambiente e i tifosi (dopo l’inizio drammatico con De Boer) iniziano a sperare nel terzo posto che varrebbe la Champions League.
Le parole di Samir Handanovic sono eloquenti:
“Se Pioli fosse arrivato prima forse avremmo qualche punto in più in classifica”
Sintomo di come lo spogliatoio stimasse enormemente Pioli, che nulla aveva a che vedere col suo predecessore.
Ma l’Inter, si sa, è pazza. E nonostante i bei propositi e l’illusione di una rimonta che avrebbe avuto del clamoroso dopo la falsa partenza di De Boer, qualcosa si sfalda.
La caduta
A fine febbraio, arriva la Roma di Francesco Totti a San Siro.
Ma il protagonista che non ti aspetti è un altro: Radja Nainggolan, futuro nerazzurro, è in serata di grazia, e diventa l’assoluto protagonista dell’1-3 che i giallorossi infliggono all’Inter.
Da lì, inizia un oblio del tutto inaspettato: eccezion fatta per un clamoroso 7-1 all’Atalanta (con triplette di Icardi e Banega), cala il sipario sulla stagione interista.
Sì, perché dalla 26ª alla 35ª l’Inter vince solo con gli orobici, e ri-sprofonda in classifica. Il derby finisce in parità dopo che il difensore rossonero Zapata la insacca al 97′ e arrivano sconfitte in serie con Sampdoria, Crotone, Fiorentina, Napoli, Genoa, Sassuolo.
Così, il 10 maggio, la dirigenza decide di sollevare Pioli dall’incarico. Molti tifosi sono scontenti: del resto, non può certo essere lui il colpevole di una stagione disgraziata. Anzi, viene il sospetto che con le sue idee, applicate fin da subito, qualcosa sarebbe potuto andare diversamente.
Tuttavia, le strade professionali si dividono. L’interista Stefano Pioli, in estate, si accasa alla Fiorentina, al posto di Paulo Sousa. Si troverà ancora a San Siro con l’Inter, però da allenatore del Milan: misteri del nostro calcio.