Chiedersi se i calciatori professionisti hanno una pensione può sembrare una domanda strana, quasi provocatoria di questi tempi.
Il mestiere del calciatore, in particolar modo se praticato ad alti livelli, è una tipologia di professione intrapresa (senza timori di smentita) da una ridotta classe di persone privilegiate.
Infatti, non è certo un mistero, in qualche caso nonostante la carriera professionale possa risultare piuttosto ridotta rispetto ad un lavoro normale (del resto, attorno ai 35 anni molti atleti si trovano costretti ad attaccare le scarpette al chiodo) può anche darsi che quanto accantonato negli anni di professionismo possa bastare a garantirsi un periodo post agonistico più che soddisfacente.
Nella maggior parte dei casi, però, buona parte dell’universo dei calciatori (in particolar modo nelle serie minori) non gode di contratti milionari; pertanto, viene da chiedersi se la categoria professionale del calciatore abbia diritto una pensione.
La risposta è sì: andiamo a vedere come funziona.
Come funziona la pensione dei calciatori?
Il sistema contributivo italiano ha introdotto una importante riforma pensionistica nel 1996: in quell’anno, è stata infatti innalzata l’età pensionabile a 66/67 anni, e l’importo percepito sarà correlato a quello dei contributi versati durante la propria carriera agonistica. Il requisito fondamentale è quello di aver avuto almeno 20 anni di anzianità contributiva.
In alternativa, l’opzione è quella di scegliere la pensione anticipata (quindi con un importo in busta decurtato), accessibile a 64 anni, ma sempre con almeno 20 anni di contributi.
Un’ultima possibilità, infine, è quella di andare in pensione a 70 anni se gli anni contributivi sono stati 5.
I presidenti delle società, del resto, hanno l’obbligo di versare i contributi per ogni calciatore in un fondo chiamato Fondo pensione sportivi professionisti, abbreviato Fpsp.
In media, quindi, per un calciatore che firma il primo contratto a 18 anni e smette di giocare attorno ai 30/35 anni (e non ha accumulato un patrimonio milionario), la via più logica è quella di proseguire a lavorare, magari come allenatori, commentatori, osservatori, preparatori atletici o in altre vesti: al di là dell’indubbio legame col pallone, vi è la necessità nella maggior parte dei casi di proseguire ancora per qualche anno da contribuente attivo, al fine di poter un giorno riscuotere la pensione.
Milionari o no?
Ma quindi, i calciatori che hanno guadagnato fior di quattrini in carriera non sono abbastanza ricchi da permettersi un futuro roseo?
Secondo l’AIC, Associazione Italiana Calciatori, no.
Infatti, al netto della Serie A o della Serie B, gli stipendi per un calciatore professionista sono in linea con quelli di una professione impiegatizia. E l’importo della pensione, in quel caso, non supera i 1.500€ al mese, in media.
E anche all’estero la situazione non è molto differente: al netto delle star dei maggiori campionati internazionali, vi sono una miriade di calciatori professionisti appartenenti alle serie minori che in qualche modo devono completare il loro periodo contributivo e arrivare ad una pensione in linea con quella delle altre persone.
Del resto, non sorprende come i giocatori che a fine carriera potranno vivere di rendita sono solo il 5% del totale.
Qual è la pensione media di un calciatore? I numeri dell’INPS
Il sito dell’INPS, in ogni caso, è molto chiaro. Al 31 dicembre 2018, i contribuenti nel Fondo sportivi professionisti (quindi – è bene precisarlo – non si parla solo di calciatori) erano 5.340 con 2.580 pensioni vigenti: tra aliquote contributive e altre quote di partecipazione, la cifra complessiva versata è stata pari a €105,5 milioni.
A conti fatti, quindi, per ciascun contribuente la media è stata di 19 mila euro annui per una cifra di circa 1.600€ al mese.