Scorro le pagine dello splendido articolo su Eric Cantona a cura di These Football Times, prendendo appunti sul pc. Ad un tratto, accanto a me, sento una voce. Uno studente della facoltà di Filosofia della Sapienza, Università di Roma, mi sussurra: «Ci sono più articoli e libri su Cantona che su Kant». Tralasciando l’involontaria quanto curiosa consonanza, mi concentro su quel segnale. Si accende in me una scintilla.
Il Re Ribelle
Eric Cantona è comunemente conosciuto come King Eric. Da dove proviene questo soprannome? È il 21 dicembre del 1996. Il Manchester United di Sir Alex Ferguson affronta il Sunderland per l’ultima partita prima di Natale. Con un pallonetto (chips) delizioso, Cantona beffa il portiere avversario e mette il sigillo su una partita il cui risultato dice meno di quanto si è visto: 4-0.
Concentriamoci su quel che accade dopo il gol. Cantona non corre ad abbracciare alcun compagno. È fermo. L’unico movimento che compie è quello del suo bacino; Eric si gira ad osservare i 70.000 dell’Old Trafford che, tra lo stupore e l’allegria generale, lo acclamano dopo quella perla. Il colletto bianco della maglia Red Devils è rialzato, la fascia di capitano par essere più stretta del solito. The King at the Theatre of Dreams. A fine stagione, Cantona annuncia il ritiro dal calcio giocato. Ha solo trent’anni.
Intendiamoci, un Re può fare quel che vuole. Certo, per gli amanti del calcio è un duro colpo. Cantona non è stato amato solo dal Manchester United, né soltanto dal Leeds United. Sarebbe un errore credere che dopo il “famigerato” calcio al tifoso del Crystal Palace – stagione 94/95 – in Inghilterra lo abbiano “odiato”. Proprio al contrario, un gesto che per qualunque altro giocatore sarebbe equivalso alla parola “fine” sulla propria carriera – e reputazione –, nel dizionario di Cantona finisce per essere trascritto alla voce “momenti iconici”. Ce ne sono molti altri. Come quando, nel gennaio del 1994, la sua uscita dal campo del White Hart Lane, con i Red Devils in vantaggio sugli Spurs per 1-0, gli vale una standing ovation come poche se ne ricordano in Premier League – da parte, ovviamente, dei tifosi avversari.
Maledetto campione, Maledetto United
Cantona emigra dalla Francia alla soglia dei 24 anni. Il motivo è insieme calcistico e personale. La federazione calcistica francese (FFF) lo squalifica per un mese in seguito ad una scorrettezza nei confronti dell’arbitro: Cantona gioca al Nîmes e, dopo un episodio sospetto, scaglia il pallone contro il direttore di gara. Il futuro King Eric viene convocato nella sede della federazione per una riduzione della pena – richiesta dal club. Ma il suo comportamento è tutt’altro che accomodante e la FFF decide di allungare la pena raddoppiandone la durata temporale: 2 mesi.
Cantona vuole già lasciare il calcio – un gesto che accomuna tanti ribelli fuoriclasse nella storia di questo sport. Platini lo incontra per allontanarlo da quel folle pensiero. Le Roi si rivolge a The King. Ma Cantona in Francia è tutt’altro che un Re. Così, decide di volare verso l’Isola Solitaria, per usare un’espressione di J.R.R. Tolkien.
Ad attenderlo c’è il Leeds di Wilkinson. Nonostante un’ottima stagione, il “maledetto United” ha bisogno di un ultimo tassello per completare una rosa già competitiva ai massimi livelli. Il difficile ragazzo venuto dalla Francia tutto sembra, a Wilkinson, meno che il prototipo del francese. Il suo comportamento è pericoloso, ma i suoi piedi cantano una melodia insieme tonica e deliziosa. Il Leeds United, al termine della stagione, vincerà il titolo.
La storia d’amore con il suo primo club inglese termina ad Ibrox. Durante una partita di Coppa Europea, Cantona viene sostituito e reagisce in maniera sconsiderata. Non è il classico “vaffa” rivolto all’allenatore, ma molto di più. Il gesto gli costa caro, ma sarà per lui una benedizione.
Da uno United all’altro
Nel frattempo, il Manchester United di Sir Alex Ferguson ha qualche problemino in zona gol. Sono quattro le partite senza gol all’attivo. L’attacco stenta a costruire e, problema forse ancor più grave, non ha un vero rifinitore. Non che Cantona lo sia. Cantona è infatti molto di più, perché oltre a segnare fa segnare. Ferguson convince il proprio presidente Martin Edwards. I Red Devils bussano alla porta del Leeds presentando per Cantona una cifra ai limiti del ridicolo: 1.2 milioni di Sterline.
Il Leeds vuole disfarsi di quel ragazzaccio, credendo forse che abbia già finito le proprie risorse. Più probabilmente, invece, è proprio Cantona a chiedere il nulla osta al club. I testimoni ci sono, le firme anche. I soldi, pochi, sono tutti sul tavolo. Eric Cantona è un nuovo giocatore del Manchester United. È senza dubbio il miglior acquisto dell’era Ferguson rispetto al rapporto qualità/prezzo – ma non solo.
Dopo una prima stagione coi fiocchi, l’episodio contro il Crystal Palace rischia di fargli finire anzitempo il proprio matrimonio con il Diavolo di Manchester. Convincerlo a rimanere è un’impresa titanica. Cantona è stanco e, come noto, ha mille altre attività in sospeso. Come direbbe Carmelo Bene, ha vissuto solo una delle sue mille vite. Gliene rimangono altre 999 – o qualcosa del genere. Tra queste c’è la pittura, ma anche il teatro, la recitazione – lo vedremo sia sul grande che sul piccolo schermo, specie nei panni del Mecenate per il progetto Nike “Joga Bonito”.
Prima di tutto questo, però, Cantona deve finire quello che ha iniziato al Manchester United. Ferguson lo convince; solo lui poteva riuscirci. Durante la stagione 95/96 si vede forse la miglior versione di Eric Cantona. Segna 14 gol e permette ai Red Devils di chiudere in testa alla classifica con un vantaggio di 12 punti dalla seconda, il Newcastle. In finale di FA Cup, poi, imporrà anzitempo il proprio sigillo di Re, contro il nemico di sempre: il Liverpool. Lo farà con un gol straordinario al minuto 86. Diventa con ciò il primo giocatore straniero a capitanare la squadra vincitrice del torneo.
«Treat the ball like a woman — caress it» (The King).