Esistono discipline sportive, sia invernali che estive, che si somigliano molto l’un l’altra e hanno solo piccoli tratti di differenza.
Oggi ci soffermeremo in particolare su short track e sul pattinaggio di velocità: entrambe discipline di velocità sul ghiaccio, ma con delle piccole differenze che le rendono due competizioni diverse.
Short track e pattinaggio: differenze e analogie
Pur essendo short track e pattinaggio due discipline invernali sul ghiaccio, hanno alcune differenze fondamentali.
Nel pattinaggio di velocità, infatti, i concorrenti corrono contro il tempo, nel computo di prove cronometrate. Vi è un singolo round in cui gli atleti (sia maschili che femminili) compiono un certo numero di giri nei quali viene rilevato il loro tempo. Si gareggia a coppie, ma non ha alcuna importanza chi arrivi prima e chi dopo, ciò che conta è unicamente la somma dei tempi. Al femminile, la distanza da coprire varia dai 3.000 ai 5.000 metri, mentre al maschile va dai 5.000 ai 10.000.
Nello short track, invece, gli atleti si confrontano in svariate manche, dalle quali avanzano soltanto coloro che battono gli avversari arrivando per primi al traguardo. Si tratta in pratica di mini gare, per via della pista più corta e del numero di giri più limitato.
Che attrezzature per pattinaggio e short track?
Ovviamente, in ambo le discipline risulta essere obbligatorio il casco, essendo la caduta un fattore da mettere in preventivo. Le uniformi di gara, ovviamente, dovranno essere calde ma non ingombranti, dal momento che ambo le discipline richiedono una certa elasticità motoria.
Visto che parliamo di sport su ghiaccio, ovviamente, sono necessari degli appositi pattini, con quella sottile lamina sottostante che ne permette il lo scivolamento rapido. Nello short track, le lame misurano dai 30 a 45 cm, mentre nel pattinaggio sono un po’ più lunghe, dato che vanno dai 40 ai 55 cm.
Essendo la pista del pattinaggio più lunga rispetto a quella dello short track (e con curve decisamente più ampie), i pattini degli atleti del pattinaggio sono più flessibili e possiedono un meccanismo chiamato “clap” che ne migliora la stabilità.
Tendenzialmente, infine, lo short track è più indicato per atleti con statura non elevata e dal baricentro basso; contrariamente, nel pattinaggio si potranno riscontrare atleti più alti e atletica: nella pista corta quindi è più rilevante la caratteristica di esplosività dell’atleta rispetto alla gara del pattinaggio di velocità tradizionale.
Le strategie per pattinaggio e short track
Come in tutte le discipline di velocità e resistenza, short track e pattinaggio hanno in comune l’importanza della gestione della strategia.
Vi sono infatti dei pro e dei contro in ogni atteggiamento tattico che l’atleta decide di adottare: prendere la testa della corsa, in particolar modo nello short track, da un lato può rappresentare una strategia conveniente perché mette al riparo dai (tanti) scontri che ci possono essere durante la gara, ma dall’altro senza alcun dubbio tale atteggiamento richiede una maggiore fisicità e resistenza, dato che senza punti di riferimento sappiamo bene come fare da “lepre” sia estremamente più faticoso.
Un’alternativa è quella di stare qualche metro indietro, che permette di avere punti di riferimento e di tenersi fuori dalla bagarre in curva, ma che pone il problema del sorpasso prima del traguardo: una strategia che comunque può dare qualche frutto, anche insperato, e ne sa qualcosa il celebre Steven Bradbury, che restando nelle retrovie (più per condizione che per scelta…) vinse una clamorosa medaglia d’oro nei 1000mt alle olimpiadi di Salt Lake City del 2002.
Chi decide di stare nel gruppo, al contrario, da un lato farà molta meno fatica e potrà controllare meglio i concorrenti, mentre dall’altro – ovviamente – avrà maggiori chance di trovarsi coinvolto in scontri e cadute.