Il 1995, nella gloriosa storia dell’ F.C. Internazionale di Milano, corrisponde ad uno dei momenti di maggiore rilevanza. Nel febbraio di quell’anno, infatti, Massimo Moratti diventa Presidente dei nerazzurri, rilevando la società da Ernesto Pellegrini.
Fin da subito, il figlio del grande Angelo vuole fare un grande regalo alla platea interista, e prova a portare a Milano prima Eric Cantona, poi Roberto Baggio, poi Hristo Stoichkov, senza però riuscire a convincere alcuno dei tre fuoriclasse.
Per salutare il primo acquisto della sua epoca bisogna aspettare l’estate, quando dal Palmeiras pesca un giovane terzino sinistro di belle speranze, di nome Roberto Carlos.
Nel bene e nel male, tra gioie e rimpianti, sarà un acquisto emblematico di quella che sarà la “Pazza Inter” Morattiana.
L’Inter del 1995
Fresco di medaglia d’argento in Coppa America col Brasile, Roberto Carlos arriva alla corte di mister Ottavio Bianchi, che tra mille dubbi Moratti ha confermato dopo le incerte stagioni appena trascorse.
Grazie al cambio al vertice societario, l’Inter vuole riproporsi subito al vertice del calcio italiano, dopo un dominio rossonero che dura da anni.
Roberto Carlos va a completare una difesa composta da Bergomi, Festa e Paganin, col giovane Zanetti in rampa di lancio e l’ottimo Pagliuca in porta.
A centrocampo, il perno sarà Paul Ince, altro neoacquisto dal Manchester United, con ai suoi fianchi l’immortale Nicola Berti e il fantasista Dell’Anno.
Davanti, duo d’attacco composto da Ganz e Delvecchio, con Benito Carbone e Davide Fontolan pronti a subentrare. Grande attesa per il colpo di mercato Rambert, bomber argentino che promette fior di gol una volta entrato negli automatismi di Bianchi.
Non la migliore Inter che si ricordi, ma ad ogni modo sembra abbastanza per provare a tornare competitivi quantomeno per le prime tre posizioni.
Le caratteristiche di Roberto Carlos
Messosi in evidenza in Coppa America, prima ancora in Brasile, Roberto Carlos viene annunciato come un terzino sinistro di grande velocità con spiccatissime doti offensive, con una fisicità impressionante (aiutata anche dalla bassissima statura).
Si parla di un giocatore, infatti, che farebbe la fascia decine e decine di volte a partita, aiutando la squadra in particolar modo in fase offensiva, presentandosi come uomo in più nella fase di attacco.
Inoltre – si dice – Roberto Carlos sarebbe dotato di un sinistro terrificante, utile nelle punizioni e nei cross.
Con questo biglietto da visita, i tifosi sognano: un profilo del genere, in Serie A, non si è praticamente mai visto.
L’esordio in Serie A
Tra molte speranze e qualche incertezza, l’Inter di Bianchi esordisce a San Siro nell’agosto 1995, contro il neopromosso Vicenza di Guidolin.
Dovrebbe essere una passeggiata, invece la partita è durissima, e i biancorossi rischiano più volte di passare in vantaggio. L’Inter è ingabbiata dall’ordine tattico di Di Carlo e compagni, e la gara sembra avviata verso un inevitabile 0-0.
Se non fosse che, a cinque minuti dalla fine, l’Inter usufruisce di una punizione dai trenta metri. Roberto Carlos, a quel punto, sistema il pallone e prende la rincorsa: il suo sinistro violento supera la barriera e batte il portiere Mondini: 1-0 per l’Inter e primi tre punti in saccoccia.
Roberto Carlos ha dato subito saggio di quello che è il suo colpo migliore, ovvero i tiri da fermo. Sarà un fattore che caratterizzerà, da lì ai successivi vent’anni, il calcio mondiale.
Una stagione zoppicante e l’arrivo di Hodgson
Nel computo di un’Inter deludente, Roberto Carlos è l’unico che non tradisce le attese: gol alla seconda a Parma, gol alla quinta col Toro. I suoi inserimenti sono micidiali, e ogni calcio di punizione è un vero e proprio pericolo per le porte avversarie. Gioca esterno di difesa a sinistra, ma in realtà è un attaccante aggiunto.
Il problema, semmai, è il rapporto dello spogliatoio con Bianchi, che non ne comprende gli insegnamenti. L’avvio stentato in campionato (in cui, a parte Roberto Carlos, la squadra performa sotto le aspettative) porta Moratti al primo esonero della sua presidenza, chiamando a Milano Roy Hodgson, tecnico inglese della nazionale Svizzera.
Hodgson cerca fin da subito di sistemare tatticamente la formazione, vedendo nel giovane Fresi un possibile prospetto di centrocampo e imponendo una difesa a 4 con marcature a zona, nel computo di un sistema di gioco che non prevede la spinta in avanti dei terzini. Si fa acquistare Branca come partner d’attacco di Ganz, oltre al giovane terzino sinistro Pistone dal Vicenza.
Ma come? Terzino sinistro? Non c’era il formidabile Roberto Carlos in quella casella?
Gli attriti e il clamoroso addio
Hodgson, nella sua visione di gioco, giudica Roberto Carlos troppo “indisciplinato tatticamente”.
L’allenatore inglese, infatti, sistema Pistone al suo posto e sposta il brasiliano a centrocampo, dove però l’ex Palmeiras non sembra trovarsi particolarmente a proprio agio. Tutto ciò ha del clamoroso, ed infatti l’Inter non trova mai il bandolo della matassa e finisce la stagione al settimo posto.
Nonostante l’annata deludente, Hodgson viene confermato da Moratti, e Roberto Carlos – fino a quel punto uno dei migliori terzini sinistri che la Serie A ricordi, che all’esordio in Italia aveva concluso con 34 presenze e 7 reti complessive – finisce clamorosamente nella lista dei partenti.
Non pare vero al Real Madrid di Capello, che per soli 7 miliardi si porta a casa una giovanissima star del calcio internazionale, che sarà protagonista nei blancos nei successivi 12 anni con 370 presenze e 47 gol.
Roberto Carlos che, comprensibilmente, non la prende bene:
“La gestione di Hodgson all’Inter mi ha rovinato. Mi ha fatto giocare a centrocampo e ho dovuto considerare che questa variazione tattica mi potesse rovinare la carriera internazionale. Sarebbe ingiusto dire che non avevo un buon rapporto con Hodgson, è solo che non capiva molto di calcio. Capello aveva un’altra concezione di calcio, e sono andato al Real Madrid per lui”.
Inter, che rimpianto
Alla voce “rimpianti“, nel dizionario nerazzurro, non può che apparire il viso sorridente del fortissimo Roberto Carlos: per oltre vent’anni, i tifosi interisti non si sono dati pace, avendo accarezzato solo per pochissimi mesi uno dei giocatori più forti della storia del calcio, messo alla porta da un discutibile allenatore (che peraltro, ironia della sorte, verrà poi allontanato pochi mesi dopo).
Con Roberto Carlos protagonista al Real, l’Inter non trova più per anni un degno sostituto, e anzi a Milano si parla a lungo di “maledizione del terzino sinistro“: Pistone, Silvestre, Georgatos, Serena, Macellari, Gresko, Coco, Pasquale, Brechet, Erkin, Favalli, Wome, Grosso, Maxwell, Santon, Nagatomo, Alvaro Pereira, Dodò, Juan Jesus, Alex Telles, Ansaldi e Dalbert sono coloro che si sono alternati inutilmente per provare a ricalcare le orme del fuoriclasse carioca.
Solo con Chivu e Zanetti, nell’epoca del Triplete di Mourinho, l’Inter non ha avuto problemi in quel ruolo: in ogni caso, questa storia ci insegna davvero come sia importante pensarci due volte, prima di cedere un prospetto di così grande valore.