«Moratti mi spiegò che per il fair-play finanziario un pezzo grosso doveva partire, ma che Eto’o sarebbe rimasto. […] Il problema vero è che non ci siamo trovati con la società, né sulle idee di gioco, né sulla valutazione di alcuni singoli. […] Fu un’esperienza durissima. Critiche offensive, violente. Fiorello era un mio idolo, negli sketch mi faceva passare per un mezzo intossicato che non conosceva Pazzini e non capiva niente».
Basta leggere alcune righe di una recente intervista di Giampiero Gasperini sull’esperienza da allenatore dell’Inter (nel 2011) per capirne lo stato d’animo anche a tanti anni di distanza.
Atalanta vs Inter, per questo e altri mille motivi, non può mai essere considerata semplicemente una partita come le altre. Non lo è per Gasperini ma non lo è nemmeno per Simone Inzaghi, fresco vincitore di Supercoppa che tre anni fa, dopo aver trionfato (in Coppa Italia) proprio sull’Atalanta di Gasperini da allenatore della Lazio, nel cenone celebrativo post-vittoria così chiosava sul segreto rivelatogli da Claudio Lotito (“l’ho mandato a «farsi un giro».”): «ha fatto bene presidente».
Il treno scudetto passa da qui
Insulti, scaramucce, corsi e ricorsi storici, dunque, accompagnano una sfida che quest’anno – come accadde nell’ultima stagione – torna ad essere decisiva per lo scudetto.
Come noto, l’Inter, che ha già superato i due iniziali e temibili test di gennaio con due vittorie (su Lazio e Juventus), dovrà affrontare da qui a metà febbraio le migliori formazioni del nostro campionato e così prepararsi all’ottavo di Champions contro il Liverpool.
Vincere contro l’Atalanta diventa allora davvero uno snodo cruciale per la vittoria finale. Lo scorso 8 marzo, quando l’Inter di Antonio Conte vinceva 1-0 contro la Dea (mangia grandi), l’allenatore pugliese commentava con la consueta modestia il risultato ottenuto: «Questi sono tre punti molto importanti».
Quella vittoria però non solo gli dava sei punti di vantaggio su Milan e Juventus, ma gli donava una credibilità – già parzialmente conquistata con la vittoria di misura proprio ai danni della Juventus – che non avrebbe mai più perduto fino a fine campionato. Anche se siamo solo a gennaio, la sensazione è che con una vittoria contro l’Atalanta tra pochi giorni anche l’Inter di Inzaghi – scrollandosi la Dea una volta per tutte di dosso – porrebbe più solide basi per la vittoria finale.
L’attacco parte dalla difesa in casa Inter
Da un punto di vista tattico, Inter e Atalanta giocano un calcio molto simile.
L’ormai celeberrima ripresa del total voetbal di Gasperini – confermata in un’intervista di qualche tempo fa – ha fatto scuola nel nostro calcio. Tra gli studenti più attenti c’è senza dubbio Simone Inzaghi, che già alla Lazio – ma con risorse nettamente inferiori a quelle nerazzurre – utilizzava i braccetti di destra (Luiz Felipe/Patric) e sinistra (Radu, autore di tre assist lo scorso anno) per avvolgere l’avversario e fermarne sul nascere l’eventuale ripartenza in contropiede.
Rispetto all’ultima Inter di Conte, che già utilizzava il 3-5-2, Skriniar e Bastoni non sono semplicemente costruttori dal basso – un ruolo più che altro demandato a De Vrij e Brozovic, quando il croato si abbassa sulla linea difensiva – ma quasi mezzali aggiunte. Soprattutto Bastoni, il cui piede è davvero quello di un centrocampista, ma in parte anche Skriniar, spesso si spingono anche fino al limite dell’area di rigore avversaria per partecipare alla manovra offensiva.
La sfida proprio contro la Lazio ne è la dimostrazione più lampante: il gol dell’1-0 lo firma Bastoni con un gran sinistro a giro sul palo basso alla destra di Strakosha. Il gol del 2-1 lo firma Skriniar, di testa, su assist di Bastoni (già due per lui quest’anno). Ricordate il gol di Barella contro la Juventus lo scorso anno?
L’assist in quel caso era stato sempre di Bastoni, ma di 60/70 metri. Bastoni ha i piedi di un centrocampista e la visione di gioco di un trequartista. Inzaghi lo ha capito e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Muriel, l’arma imprevedibile
Gasperini, con meno qualità, chiede ai suoi braccetti gli stessi compiti, ma con una differenza sostanziale. Se infatti la traiettoria di corsa dei due braccetti dell’Inter rimane verticale (difficilmente vedrete Skriniar o Bastoni accentrarsi in mezzo al campo o prendere il posto dei due quinti), quella di Toloi e – in misura minore – Djmsiti varia parecchio.
Se questo accade è perché Gasperini quest’anno più che nelle precedenti stagioni concede più libertà ai propri interpreti. Non è improbabile trovare Toloi scambiare il pallone sulla fascia e buttarsi in area alle spalle dei difensori avversari, ma in questo caso uno tra Freuler e De Roon gli fornirà la copertura preventiva.
In fase offensiva, l’Atalanta quest’anno non può prescindere da Zapata, ma Muriel è tornato ufficialmente a pieno regime proprio dopo il forfait del primo e al momento appare in gran forma.
Per una difesa come quella dell’Inter, fortissima in ogni caso, Muriel dando meno punti di riferimento può essere per Gasp la scelta migliore. Anche se al momento è quella obbligata.
Duelli a tutto campo e dubbi di formazione
In ogni caso la sfida si giocherà sui duelli a tutto campo e soprattutto sulle corsie laterali – anche se l’Atalanta, da quando Gosens si è fatto male (il tedesco rientra proprio contro l’Inter?), preferisce spesso fraseggiare nel mezzo, con Malinovsky, Muriel e compagnia giocante a divertirsi tra le linee.
Come detto, proprio in virtù del gioco uomo contro uomo di Gasperini, è difficile definire a priori un duello decisivo per il big match della ventunesima di Serie A.
Non è però azzardato evocare il sangue latino come fil rouge della sfida. Nell’Atalanta, da una parte Musso (decisivo quasi sempre quest’anno nelle partite cruciali della Dea) e dall’altra Muriel potrebbero risultare i fattori fondamentali della partita per la formazione allenata da Gasperini.
Nell’Inter, Sanchez e Lautaro (ma occhio anche al Tucu Correa, che quando vede la Dea sente profumo di gol) sono in un momento di forma eccezionale.
Soprattutto il cileno, al momento, mette in crisi le scelte (e i galloni della titolarità) di Inzaghi, con Dzeko ancora in ritardo a livello fisico. Di certo le soluzioni al mister nerazzurro non mancano.
Difficile infine pronosticare un risultato: vi basti sapere che Inter e Atalanta ci offriranno un grande spettacolo.