Il poker è uno sport? Si dibatte su questo argomento da tanto tempo, in maniera analoga a quanto accade negli eSports, e ancora una risposta definitiva non c’è.
Ma di sicuro poker e sport tradizionali vanno d’accordo.
Lo testimonia il numero di campionissimi dello sport che, sul finire della carriera, si sono appassionati alle carte. Paul Pierce e Shawn Marion (basket), Richard Seymour (football americano), Boris Becker (tennis) e Christian Vieri (calcio) sono solo alcuni nomi degli “ex-sport” che hanno trovato una seconda giovinezza agonistica con il Texas Hold’em.
Ma esiste anche il viceversa, ovvero grandi professionisti del gioco che hanno calcato i campi sportivi prima di mettere piede in una pokeroom. Ce ne sono parecchi, noi vi proponiamo alcuni fra i più noti.
A cominciare da Doyle Brunson. Ebbene sì, il “Godfather of Poker” negli anni ’50 è stato un ottimo giocatore di basket alla Hardin-Simmons University di Abilene (Texas). A un passo dal diventare professionista (nei Minneapolis Lakers), Brunson si infortuna durante una sessione di lavoro estivo. L’infortunio è così grave da costargli la carriera. Riesce comunque a laurearsi con un master in educazione amministrativa, ma l’impossibilità di giocare a basket lo porta su un’altra strada. Quella del poker ovviamente.
Avvicinandoci un po’ ai giorni nostri, tra i pro che hanno un background sportivo c’è Toby Lewis. L’inglese è stato infatti un buon giocatore di golf fino alla maggiore età. “Giocavo moltissimo a golf, ma quando tornavo a casa avevo bisogno di fare altro“, ha spiegato Lewis in un’intervista per PokerNews. Questo “altro” è diventato il poker, grazie al comune interessamento di altri amici golfisti. “Per noi il poker era molto vicino agli sport. Essendo già molto competitivi per natura, abbiamo subito deciso di provarlo“.
Con il senno di poi, possiamo dire che è stata un’ottima decisione. Toby Lewis finora ha vinto 7,8 milioni di dollari con i tornei live. Tra questi c’è i Main Event dell’Aussie Millions nel 2018 (1,2 milioni di dollari) e dell’EPT di Vilamoura nel 2010 ($594.000).
A proposito di quell’EPT, c’è un aneddoto curioso. Al tavolo finale Lewis si è lasciato alle spalle due connazionali, entrambi legati al mondo dello sport agonistico: l’ex-nazionale di calcio Teddy Sheringham (5°) e Sam Trickett (4°), che prima di diventare uno dei più vincenti nel poker è stato un buon calciatore.
Verso la fine degli anni ’90 Sam Trickett è un giovane con una grande passione per il calcio. Ma non è solo un tifoso, è anche uno che con il pallone tra i piedi ci fare. Gioca nella squadra dilettantistica locale, il Retford United, e le sue qualità di footballer non passano inosservate. Arrivano tre provini: due con il Nottingham Forest, uno con lo Sheffield United, purtroppo senza sviluppi.
Trickett però è uno tosto (caratteristica che lo accompagnerà anche nel poker) e non molla. Continua a giocare nel Retford fino a quando l’Hucknall Town – una squadra poco più che dilettantistica ma legata a società semipro – manda uno scout a visionare Trickett durante la finale di coppa. Potrebbe essere la volta buona per salire di livello, ma il destino ha altri piani per lui: un contrasto duro e Trickett si infortuna al crociato anteriore. Il medico è esplicito: “Se tu fossi David Beckham ti consiglierei di provare a sistemarlo, ma se fossi in te non ci penserei proprio, perché continuando a giocare potresti finire su una sedia a rotelle“.
Questa volta è game over davvero. Un game over che però lo conduce al biliardo, dove vince ma i guadagni sono troppo bassi. Da lì il passo verso il poker è rapido, anche se non del tutto indolore. Dopo una serie di montagne russe, il giovane britannico mette a posto il proprio mindset e cambia marcia: nel suo palmares ci sono 82 ITM con tanti zeri e, anche se tra questi non c’è il grande titolo (WSOP, EPT, WPT), c’è un bottino da 21,8 milioni di dollari.
Restiamo nel mondo del calcio inglese con Steve Watts. E’ forse lui il poker pro che più di tutti è andato vicino alla carriera professionista da calciatore.
Inizia con una società di buon livello, il Millwall che lo apprezza per le buone qualità tecniche e la visione di gioco. Purtroppo Watts è fisicamente meno dotato degli altri ragazzi e quindi viene scartato. Dopo un anno alla corte del Tottenham Hotspur il giovane torna al dilettanti del Dulwich United. Qui si infortuna pesantemente, ma lo stop forzato diventa l’occasione per fare tanta palestra e potenziarsi fisicamente. Quando torna in campo è un altro giocatore che molti club semi-professionistici vogliono accaparrarsi. Ci riesce il Leyton Orient, società londinese che oscilla tra la 3a e la 4a divisione inglese. E’ una squadra storica che gioca Wembley, seguita da decine di migliaia di spettatori.
Il periodo al Leyton è forse quello più glorioso, perché è lui a condurre il team ai playoff. Ma quando arriva il momento più importante, quello della partita che vale la promozione, Steve Watts non c’è: si è fatto banalmente espellere nel match precedente, dopo la provocazione di un avversario.
L’anno successivo arriva la chiamata dello Shrewsbury, una buona società ma lontana dalla sua Londra: “Mi sono dovuto spostare da Londra, la squadra è retrocessa e io avevo ancora un contratto di tre anni con loro“. Il giovane si rende conto che il suo momentum calcistico sta per finire. Torna a Londra, dove chiude giocando per la squadra che lo ha lanciato, il Fisher Athletic.
Nel frattempo, però, scopre il poker in club di Catford, dove giocano altri futuri professionisti britannici, quali Praz Bansi, Chaz e Sunny Chattha, Martins Adeniya e James Akenhead. Ed è da loro che impara a vincere. Anche se Steve Watts non vanta ancora un palmares come quello di Lewis o di Trickett, si è già tolto delle buone soddisfazioni con il poker, per un totale di $850.000 vinti nei tornei dal vivo. La più grossa è senza dubbio il 59° posto ottenuto al Main Event WSOP del 2013 ($123.600).
L’ultima storia parla ancora di sogni calcistici, ma in un continente diverso: quello americano. Parliamo quindi di MLS e il protagonista è Jeff Gross.
“Ho iniziato a tirare calci a un pallone quando avevo quattro anni” racconta il poker pro. “Era un gioco molto seguito nell’area in cui sono cresciuto“, cioè Ann Arbor, nel Michigan, dove le squadre dilettantistiche giocano a livello regionale. Con una di queste, i Michigan Wolves, Gross vince il campionato dello stato. E’ il faro della squadra, il centrocampista che detta tempi e passaggi.
“Per un periodo ho pensato di diventare un professionista nella MLS (Major Soccer League, ndr). Ero il capitano della squadra, perché facevo da punto di riferimento per gli altri anche se non ero un talento puro“.
Le speranze di Gross sembrano prendere forma al college. Nel 2004 debutta con il team universitario in Division One. Ben presto, però, le cose peggiorano a causa del rapporto con l’allenatore e dei dubbi sulla carriera da professionista in MLS.
Gross continua a giocare a calcio per l’Università della Carolina fino al 2008, ma nel frattempo si dedica anche al poker, perché il punto di svolta è già arrivato. Galeotta è la vittoria di Moneymaker alle WSOP 2003, così come per il calcio lo erano stati i mondiali disputati negli USA nel 1994. Non solo, ma secondo il giocatore americano esiste una forte affinità tra calcio e poker: “L’elemento strategico del calcio si applica a molti aspetti del gaming. In entrambi servono preparazione mentale, competitività ed equilibrio“.
Jeff Gross oggi si dedica soprattutto al cash game, al poker online e al coaching su Twitch. Ma le sue vincite nei tornei dal vivo sono il marchio del grande campione: 3,5 milioni di dollari incassati e 7 tavoli finali raggiunti alle WSOP.
Un’ultima curiosità. Jeff Gross ha trasmesso la passione per il poker ad un gigante dello sport: il 23 volte oro olimpico nel nuoto, Michael Phelps. I due si sono conosciuti nel 2005 ad Ann Arbor (Phelps ha studiato all’università del Michigan) e hanno stretto un sodalizio che dura ancora oggi.
Nel 2017 i due hanno partecipato insieme al $10.000 Tag Team Event delle WSOP.
Immagine di testa: Jeff Gross (sx) con Michael Phelps, Antonio Esfandiari e Brian Rast al 2017 WSOP $10.000 Tag Team Event (credits PokerNews)