Gli scacchi sono il gioco da tavoliere con il pedigree di gran lunga più nobile. Grazie a una tradizione millenaria alle spalle (l’origine è indiana e risale al VI secolo d.C.), gli scacchi oggi sono diffusi un po’ ovunque nel mondo e giocati da persone di ogni età, genere ed estrazione sociale.
Anche via Internet, per quanto gli scacchi online abbiano sollevato alcune perplessità legate al possibile utilizzo di software durante la partita. I programmi di gioco più avanzati hanno infatti dimostrato di essere superiori agli scacchisti di alto livello.
Per questo e per altri motivi, ci sembra che gli scacchi nel mondo reale offrano un’esperienza di gioco più completa. C’è il gusto della sfida ad armi pari tra esseri umani davanti a un bella scacchiera, magari in legno con pezzi ben intarsiati e piacevoli al tatto, e con un caffé o the caldo da bere. In fondo una partita a scacchi è anche un rituale.
Eppure anche il nobile gioco, come tanti altri “classici”, non è immune al logorio del tempo. E non parliamo di pezzi e scacchiere che si deteriorano, ma di regole che necessitano di qualche novità. Da questa esigenza sono nate le varianti degli scacchi.
Per quanto strano possa sembrare, le varianti scacchistiche sono tantissime. Noi ve ne presentiamo alcune, quelle che ci sembrano più originali.
Si chiamano “scacchi eterodossi” quelle varianti nelle quali vengono modificate alcune regole. Ad esempio il ritmo delle mosse (due alla volta), lo scopo del gioco (niente scacco matto ma eliminazione completa dei pezzi avversari), la disposizione dei pezzi sulla scacchiera e via dicendo.
In questo ambito la più singolare ci sembra la variante Dunsany dove lo scontro è tra formazioni diverse. Da un lato ci sono i 16 pezzi tradizionali, dall’altro 32 pedoni! Il giocatore che muove i pedoni deve dare scacco matto, l’altro deve eliminare tutti i pezzi dell’avversario. Insomma, uno scontro massa vs pezzi d’elite che ricorda molto certi tipi di partite con i wargame tridimensionali!
Poi c’è anche chi ha osato cambiare la forma della scacchiera. Ad esempio esistono gli scacchi circolari che, come suggerisce il nome, si giocano su con un scacchiera rotonda. I pezzi vengono disposti su 4 anelli, ciascuno formato da 16 caselle, e non possono attraversare la parte centrale della scacchiera. L’immagine rende l’idea:
Sembra assurdo ma qualcuno ha osato piegare la scacchiera tradizionale per farne un cilindro. Non sappiamo come si giochi a scacchi cilindrici, ma ci sembra chiaro che l’abilità principale sia quella di mantenere in equilibrio i pezzi.
Ci sono poi scacchi che si giocano su più tavolieri e scacchi in stile sci-fi. Di questi ultimi torneremo a parlare in un prossimo articolo, qui invece vogliamo fare un salto indietro nel tempo con una variante che esteticamente fa pensare alle origini indiane del gioco.
Si chiama Arimaa ed è stata inventata alla fine del XX secolo da Omar Syed, un ingegnere informatico esperto di intelligenza artificiale. L’idea è nata dopo la sconfitta subita da Garry Kasparov contro il programma Deep Blue. Syed, consapevole della superiorità scacchistica dell’I.A., decide di progettare un nuovo gioco che per il computer fosse più difficile da giocare, ma che avesse regole abbastanza semplici da poter essere comprese da suo figlio Aamir di 4 anni.
Quattro anni ci sembrano un po’ pochi per le non poche regole di Arimaa. Elencarle tutte sarebbe lungo (le trovate qui), ci limitiamo ad evidenziare le più interessanti.
Innanzitutto lo schieramento, che non è fisso ma ogni giocatore può disporre come vuole i propri 16 pezzi sulle ultime due righe della scacchiera. Molto probabilmente è questo il fattore chiave per evitare che gli scacchi siano risolti dall’I.A., perché amplia tantissimo le opzioni strategiche. Lo scopo del gioco è portare uno dei propri pezzi dall’altra parte del board, evitando la varie trappole presenti sulla scacchiera.
I pezzi sono invece l’elemento che conferisce l’immagine orientaleggiante di Arimaa. Al posto di pedoni, alfieri etc, ci sono animali: un elefante, un cammello, due cavalli, due cani, due gatti e otto conigli. Verrebbe da pensare che l’elefante sia il pezzo fondamentale del gioco. E invece no, sono i conigli: è con uno di loro che bisogna fare touchdown per vincere la partita!
Chiudiamo con due prodotti molto più recenti e che parlano il linguaggio della contaminazione tra giochi. Li ha creati entrambi Alessio Cavatore, game designer italiano famoso soprattutto per aver sviluppato per Games Workshop alcune edizioni di Warhammer Fantasy.
Con il proprio brand River Horse Cavatore ha invece creato Loka e Shuuro. Il primo è una variante di scacchi per 2/4 giocatori che usano pezzi ispirati ai 4 elementi (aria, terra, acqua e fuoco). Le regole assomigliano a quelle tradizionali, ma viene introdotta la random grazie al tiro di dadi e la composizione degli eserciti che è variabile.
Shuuro è simile, ma a questi due elementi innovativi ne aggiunge un terzo: la presenza di terreni sulle caselle della scacchiera, i quali incidono su movimenti e risoluzione degli scontri.
Immagine di testa by Getty Images