È un finale di Campionato strepitoso, quello a cui stiamo assistendo nella stagione di Formula Uno 2021. La battaglia tra Max Verstappen e Lewis Hamilton, tra i tanti motivi di entusiasmo e di interesse che si hanno per seguirla, ha però una grande controindicazione: rischia infatti di offuscare un altro grande evento che si concretizzerà nel fine settimana di Abu Dhabi.
Negli Emirati, infatti, correrà per l’ultima volta in carriera un gigante delle quattro ruote, rimasto nel cuore di moltissimi tifosi italiani: parliamo di Kimi Raikkonen, che dopo una vita in F1 ha deciso di… appendere il casco al chiodo.
Ripercorriamo la sua (straordinaria) carriera.
Un finlandese di ghiaccio
Kimi Raikkonen nasce il 17 ottobre 1979 a Espoo, in Finlandia. Nato in una famiglia non particolarmente facoltosa, Kimi deve comunque al padre molte delle sue fortune: essendo infatti appassionato di automobilismo, mette il piccolo Kimi sui cart fin da subito, dove a poco a poco quest’ultimo mostra le sue doti.
A poco a poco il finlandese si fa strada nella varie categorie, e nel 1999 entra a far parte del team Manor, scuderia che concorre al campionato britannico di Formula Renault.
Nel giro di un paio d’anni, vince il campionato, e viene formalmente “promosso” alla categoria superiore, denominata “Formula Renault internazionale“, dove non sfigura per niente, cogliendo svariate vittorie. Peter Sauber, patron dell’omonima scuderia, impressionato dal talento espresso invita il giovane Kimi al Mugello per una sessione di test, sotto gli occhi di Michael Schumacher.
I riscontri sono più che positivi, così Sauber si convince ad ingaggiare Raikkonen per la stagione 2001 di Formula Uno.
Il debutto in Formula Uno con la Sauber
Pur con pochissima esperienza rispetto ai propri colleghi, all’esordio Kimi mostra subito quanto sia profondo il proprio talento: al Gran Premio d’Australia del marzo 2001, infatti, alla prima esperienza in Formula Uno arriva sesto guadagnando un punto mondiale.
La prima stagione è da incorniciare, dal momento che il finlandese è capace di accumulare ben nove punti mondiali (va detto, il sistema di attribuzione del punteggio era ben diverso rispetto a quello odierno e premiava solo i primi 6 di ogni gara), finendo in molte occasioni davanti al compagno di scuderia Heidfeld.
In concomitanza con l’addio alle corse di Mika Hakkinen, Ron Dennis lo chiama alla McLaren per occupare il sedile vacante.
La consacrazione in McLaren
Dopo un 2002 di “adattamento” alla nuova vettura (che peraltro conteneva svariate variazioni tecniche rispetto alle annate precedenti), nel 2003 Raikkonen inizia a convincere davvero.
Vince la sua prima gara in Formula Uno in Malesia e si attesta nella parte alta di classifica iridata, dove solo una Ferrari straordinaria guidata da Micheal Schumacher gli soffia la soddisfazione del titolo mondiale.
Nel 2004, una serie di problemi tecnici non gli permettono di intaccare l’egemonia di Maranello, mentre nel 2005 lotta testa a testa con la Renault di Alonso per il titolo.
Nonostante le vittorie di Spagna, Monaco, Canada, Olanda, Turchia, Belgio e Giappone alla fine il titolo lo porta a casa il rivale spagnolo. Ma Raikkonen, a tutti gli effetti, dimostra di essere un pilota da titolo iridato.
Il 2006 è costellato da inconvenienti in McLaren, tanto da spingerlo, al termine di una stagione non al vertice, a scegliere la Ferrari, chiamato a rimpiazzare nientemeno che Micheal Schumacher.
Il trionfo in Ferrari
Dopo poche ore dall’arrivo a Maranello, Kimi fa innamorare i tifosi italiani: nel Gran Premio d’Australia d’esordio, infatti, ottiene pole position, giro veloce e vittoria, come solo leggende come Fangio e Mansell erano stati capaci.
Si capisce subito che la rossa, con il finlandese, vivrà una stagione di vertice: nonostante un giovanissimo Lewis Hamilton che chiede strada e il rampante Fernando Alonso che lotta per il titolo, Raikkonen vince oltre all’Australia altri cinque gran premi, in particolare quello del Brasile all’ultima gara nel computo di uno dei finali di stagione più emozionanti che la Formula Uno ricordi: per una serie di casistiche favorevoli, il finlandese vince il titolo iridato, mandando in visibilio i tifosi della Ferrari sparsi per il pianeta.
E poco importa se nel 2008 Kimi non si conferma (pur contribuendo alla vittoria della rossa nei costruttori) e nel 2009 coglie solo una vittoria (a Spa) senza mai lottare per il titolo.
Raikkonen, con la vittoria del titolo, è comunque entrato nel cuore dei tifosi italiani, che si rammaricano quando a fine stagione sceglie di ritirarsi e di passare al rally.
Tra rally e Nascar
Tra il 2009 e il 2011 Raikkonen si prende tre anni di pausa, che non possono essere definiti “sabbatici” perchè di fatto continua a correre. Prima nel rally, dove pure fonda la sua propria scuderia, poi nella Nascar, dove però non coglie risultati particolarmente significativi.
Ma il richiamo della Formula Uno, però, è troppo forte: così nel 2012 è la Lotus che gli riserva un sedile.
Il ritorno in Lotus
Pur con una vettura non tra le più competitive, Raikkonen dimostra di non essersi dimenticato come si faccia a guidare (e a vincere). Nonostante il dominio di Vettel e della neonata Red Bull, il finlandese coglie in due anni un numero di podi e di piazzamenti davvero invidabile, togliendosi pure la soddisfazione di riuscire a vincere ad Abu Dhabi e in Australia.
La conseguenza naturale di questa (mai dimenticata) competitività non può che essere una sola: la Ferrari, che in fondo l’ha sempre amato, lo richiama per i cinque anni successivi.
Ferrari, parte seconda
Kimi Raikkonen, quindi, torna a Maranello nel 2014. Il finlandese, a bordo di una vettura che sta vivendo un periodo di grande rinnovamento e alterna prestazioni lusinghiere (poche) ad altre sottotono (molte), ha la sfortuna peraltro di convivere con un field avversario estremamente competitivo.
Mercedes ha iniziato un’egemonia che ancor oggi è in essere; Red Bull continua ad essere una scuderia molto ricca e tecnicamente inavvicinabile. La lotta, formalmente, è sempre col proprio compagno di squadra: prima con Alonso, che nella prima stagione batte più volte, poi con Vettel, negli anni successivi.
La più grande soddisfazione non può che essere quella di Austin 2018: lì, infatti, Kimi raccoglie l’unica vittoria di questo periodo in rosso.
I saluti in Alfa Romeo
Il triennio 2019-2021 è caratterizzato dalla grande professionalità del finlandese, che accetta di correre per una scuderia minore come quella dell’Alfa Romeo, facendo peraltro da “chioccia” al compagno di squadra italiano Antonio Giovinazzi.
I due riescono a raccogliere qualche punto e a fornire alcune prove lusinghiere, con Kimi in particolare che a larghi tratti dimostra di non essersi dimenticato come si fa a lottare.
Tutte le statistiche di Kimi Raikkonen in Formula Uno
Kimi Raikkonen, che nel tempo si è guadagnato il soprannome di “Iceman” per la sua glaciale concentrazione in gara e per la sua notoria insofferenza ai microfoni dei giornalisti (sono memorabili infatti alcune risposte davvero buffe), si è comunque ritagliato un posto d’onore tra i grandi della Formula Uno anche per i numerosi record che negli anni è stato in grado di scrivere. Vediamone alcune:
- Miglior piazzamento in classifica iridata: 1° (2007)
- Titoli vinti: 1 (2007)
- Team per cui ha corso: Sauber – McLaren – Ferrari – Lotus – Alfa Romeo
- Gp disputati: 349
- Pole Position: 16
- Podi: 80
- Vittorie: 20
- Giri veloci: 42
- Maggior numero di stagioni disputate : 19 (al pari di Rubens Barrichello e Micheal Schumacher)
- Punti iridati: 1174