Non serve portare in campo troppi dati statistici per introdurre quella che è a tutti gli effetti la partita da seguire della 13a giornata di Serie A. Per blasone, incrocio di tecnici sulle panchine, momento della stagione.
Inter contro Napoli significa innanzitutto la squadra campione d’Italia contro quella che vorrebbe diventarlo, rubando lo scettro proprio al Bauscia.
Inter con il tabù delle grandi
È vero, di mezzo c’è un terzo incomodo: il Milan di Stefano Pioli, che uscito indenne dal derby della Madonnina dell’ultima giornata guarderà con un impercettibile ghigno la sfida di San Siro, sapendo di poter rosicchiare qualche punto ai rivali – ma occhio alla Fiorentina, che al Franchi non è mai una squadra semplice da affrontare, lo sanno bene proprio Napoli e Inter.
Qualche dato, comunque, dalla sfida domenicale delle 18, dobbiamo snocciolarlo. L’Inter, in questo campionato, non ha ancora mai vinto contro squadre che hanno chiuso lo scorso campionato nelle prime sette posizioni della classifica finale.
La squadra allenata da Simone Inzaghi ha infatti ottenuto tre pareggi contro Juventus, Milan e Atalanta e una sconfitta contro la Lazio all’Olimpico. La cosa più curiosa è che tutti questi risultati, per i nerazzurri, sono arrivati subendo una rimonta. È come se, insomma, l’Inter di Inzaghi fosse ancora forte come l’Inter di Conte ma non riuscisse poi a dimostrarlo nell’arco dei 90’.
Napoli a tenuta stagna
Qui interviene allora un primo interessante fattore tattico della sfida col Napoli. I partenopei, infatti, non hanno ancora mai perso in questo campionato e, cosa più significativa, hanno ottenuto questo straordinario ruolino di marcia grazie non tanto al gioco corale (che rimane di primissima qualità) quanto ad una fase difensiva davvero degna di nota.
Il Napoli, miglior difesa del campionato con appena 4 gol presi – solo il Chelsea di Tuchel può vantare lo stesso record in Europa –, sarà messo a dura prova da quello che è invece il miglior attacco del campionato. Nessuno in questa Serie A ha infatti segnato quanto l’Inter (29 gol).
Il Napoli, come abbiamo già avuto modo di vedere su queste colonne, è una squadra matura nel senso profondo del termine. Sa aspettare, con pazienza, l’arrivo del proprio avversario, non disdegna il contropiede ma sa giocare molto bene anche a livello di fraseggio in mezzo al campo, grazie all’immensa qualità dei suoi centrocampisti centrali, Zambo Anguissa, Fabian Ruiz, nonché Zielinski davanti a loro.
Zielinski-Barella il duello decisivo?
L’Inter ha già affrontato una squadra che, pur con principi di gioco sensibilmente differenti, gioca in maniera molto simile al Napoli in questo avvio di stagione: la Lazio di Maurizio Sarri, non ancora sarriana e ancora parzialmente inzaghiana. In quella circostanza l’Inter ha trovato tanto spazio sugli esterni ma ha subìto il ritorno di fuoco fisico e tecnico del 4-3-3 biancoceleste.
Diciamolo altrimenti: se col suo 3-5-2 l’Inter potrebbe trovare spazi interessanti sulle corsie laterali – anche perché Insigne e Politano, per quanto possano sacrificarsi, potrebbero soffrire la fisicità dei quinti nerazzurri – il Napoli potrebbe trovarne tra centrocampo e difesa nerazzurra, in quella terra di mezzo (e di nessuno) che spetta ai tre di Inzaghi presidiare con grande dinamismo – non sempre però con grandi risultati.
La qualità di Zielinski in questo senso potrebbe fare la differenza. I suoi movimenti tra difesa e centrocampo avversari, le sue finte ubriacanti e i suoi inserimenti senza palla potrebbero mettere in seria difficoltà una fase difensiva che ha già mostrato diverse lacune finora. E che dovrà far fronte anche ad alcune assenze pesanti. Probabilmente Bastoni e De Vrij (fresco di qualificazione ottenuta con l’Olanda) non saranno della partita, destino simile (ma vicino all’ufficialità) anche per Edin Dzeko.
Molto dello sviluppo del gioco e dell’incontro, più che dal reparto difensivo, comunque, dipenderà dal forfait del bosniaco, uscito acciaccato dalla pausa nazionali. Al suo posto è già pronto Correa, probabilmente un vantaggio per la difesa del Napoli, abituata ad aspettare l’avversario anziché prenderlo alto – come sarebbe capitato nel caso in cui Dzeko, manovratore d’attacco, avesse giocato dal 1’.
Sul fronte dei duelli, dunque, a nostro avviso decisiva sarà la sfida tra Zielinski e Barella. È dalla loro prestazione che passa la forbice dell’equilibrio, filo sottilissimo a testimonianza di due squadre forti, organizzate e con grandi campioni che possono deciderla da un momento all’altro. Da una parte il polacco, spesso sornione nelle partite che contano, dall’altra parte il miglior centrocampista azzurro, reduce – come altri in campo, vedi Di Lorenzo, in grande condizione fisica – da giorni a dir poco tribolati con la nazionale di Mancini. È l’occasione del riscatto, ci si vede in campo.