Siamo giunti al termine del Campionato del Mondo MotoGP 2021, con il semaforo verde di Valencia ormai prossimo a scattare.
Ma per una volta, i riflettori non saranno propriamente sulla gara a sé, quella del Circuito Ricardo Tormo, bensì su uno dei suoi protagonisti.
Non può che essere, questa, la domenica di Valentino Rossi: il “Dottore”, dopo una carriera infinita, ricca di trionfi, di gioia e di emozioni, a Valencia disputerà la sua ultima gara in carriera sulle due ruote.
Un eroe leggendario, un’icona dei nostri tempi, un simbolo italiano arrivato ai saluti: questa domenica serve solo a celebrarlo.
Una storia che parte da lontano
Esistono delle certezze, nella storia dello sport italiano, che hanno contraddistinto i tempi della nostra vita. La Serie A di calcio alla domenica, le Coppe Europee al mercoledì, la Ferrari nel weekend. Tutte abitudini ben radicate nella nostra vita da tifosi.
Con dei numeri strepitosi, Valentino Rossi è diventata un’altra costante della nostra quotidianità: il fenomeno di Tavullia, infatti, è arrivato al tramonto della propria carriera dopo ben 26 stagioni da professionista, 22 delle quali nella massima categoria (500 prima, MotoGP poi).
Non basterebbero dei giorni per narrare le gesta del fuoriclasse marchigiano, dal momento che le statistiche che lo riguardano sono pressoché inarrivabili: Rossi, infatti, ha conquistato la bellezza di 9 titoli mondiali, sette dei quali conquistati tra 500 e MotoGP, uno in 250 e 125. Solo Giacomo Agostini, altra leggenda dello sport italiano, ha fatto di meglio, con 8 titoli nella massima classe, una in più rispetto al “Dottore”.
I trionfi targati Aprilia e Honda
Ne è passato di tempo dal primo trionfo, la celebre vittoria di Brno del 1996, quando in 125 su Aprilia il “Dottore” scriveva la prima pagina di una storia ineguagliabile. Rossi è rimasto in sella alla scuderia di Noale per quattro stagioni, dal 1996 al 1999, conquistando due titoli mondiali (uno in 125 ed uno in 250), grazie anche a 26 vittorie e 10 pole position.
Nel 2000, da Campione del Mondo in due classi a soli 21 anni, lo sbarco in 500, a quel punto, sembra cosa ovvia: lo accoglie Honda a braccia aperte, sapendo di acquisire il pilota più forte (e più amato) da sistemare nella moto più veloce.
I trionfi, a quel punto, arrivano a grappoli: dopo il secondo posto mondiale del 2000, Valentino infila un trittico di vittorie clamoroso vincendo i mondiali 2001-2002-2003 , ponendo un’egemonia difficile da contrastare. All’epoca, il rivale principale è senza dubbio Max Biaggi, contro il quale non mancano confronti elettrizzanti in pista e fuori, consegnando al motorsport uno dei maggiori dualismi che la storia ricordi. In Honda, in questi anni, Rossi conta qualcosa come 33 vittorie e 54 podi.
Nel 2004, però, qualcosa si rompe nell’idillio tra Honda e Rossi, con il “Dottore” che sceglie di abbandonare l’imbattibile scuderia e di passare alla più modesta Yamaha.
Sembrava un suicidio sportivo, però..
La soddisfazione Yamaha, l’equivoco Ducati
Uno dei meriti maggiori della carriera di Valentino Rossi è senza dubbio quello di aver saputo vincere subito su Yamaha: passato nel 2004 alla scuderia di Iwata, il 46 riesce a vincere all’esordio, conquistando una serie di vittorie (a partire dal trionfo di Welkom, in Sudafrica) per certi versi inaspettate.
Il Dottore vince il mondiale del 2004 e concede il bis nel 2005, per poi completare un’altra doppietta Yamaha nel biennio 2008-2009. Dopo un 2010 in chiaroscuro, il colpo di scena è quello del passaggio in Ducati.
A Borgo Panigale, però, Rossi non riesce ad imporsi, così dal 2013 torna nuovamente in Yamaha.
A quel punto, Rossi corre altre nove stagioni, attestandosi saldamente ai vertici delle classifiche: solo tanta sfortuna (e un vergognoso “biscotto” spagnolo ordito tra la Malesia e Valencia nel 2015) hanno privato il nostro azzurro del meritato decimo titolo mondiale.
Con Yamaha, infatti, Rossi ha trionfato in ben 56 occasioni, conquistando addirittura 145 podi.
Il dato sui podi è forse il più esemplificativo di una carriera inimitabile: basti pensare che in tutte le categorie Rossi è salito sul podio complessivamente in 235 occasioni, distanziando di gran lunga Giacomo Agostini, fermo a 159 piazzamenti nei primi tre.
Semplicemente leggendario.
I record degli anni Duemila
Valentino, nel periodo d’oro dei primi anni Duemila, tra Honda e Yamaha ha conseguito una serie di record che difficilmente verranno eguagliati nella storia del motociclismo: basti pensare al numero di podi consecutivi tra il 2002 e il 2004, ben 23. Rossi, poi, è salito sul podio almeno una volta in 21 delle 22 stagioni disputate in MotoGP, fallendo solo l’obiettivo in questo 2021 (pur mancando a questo rendiconto la gara di Valencia).
Ci sono dei tracciati che resteranno indissolubilmente legati alla leggenda di Valentino Rossi: pensiamo in particolare ad Assen (circuito con il quale il Dottore ha un feeling davvero particolare) e a Barcellona, dove su entrambi ha trionfato per ben 10 occasioni.
E ora?
Non si faccia l’errore di pensare che domenica sera, dopo la gara di Valencia, Rossi si possa ritirare dal proscenio. Se c’è un merito non sportivo conseguito dal pilota marchigiano, è quello di risultare catalizzatore di attenzioni e di simpatie anche al di fuori della pista, trovandosi estremamente a suo agio nei panni del personaggio a tutto tondo.
Ergo, nonostante i 43 anni ed un figlio in arrivo, non mancherà molto perché Valentino si possa ripresentare in pista, magari nelle vesti di pilota di Rally (magari già pronto a scrivere altri record) o in televisione, magari nei panni di attore, presentatore o ospite.
Di sicuro, da parte nostra non può che andare un grande ringraziamento ad un vero campione che ha rivoluzionato la storia del motociclismo. E dello sport italiano.