Se ne è andato da Milanello come un ladro nella notte, ma Hakan Çalhanoğlu è stato grande protagonista della rinascita del Milan sotto il segno di Stefano Pioli.
Il suo arrivo all’Inter di Simone Inzaghi – a parametro zero, ma con un ingaggio di tutto rispetto (cinque milioni di euro netti l’anno, più uno di bonus in caso di raggiungimento obiettivi) – è stato accolto prima da entusiasmo – come spesso capita quando un giocatore dell’altra sponda della città arriva a casa propria, vedi Pedro in casa Lazio – poi da sospetto, attualmente da grande sconforto e persino da risentimento.
Senza entrare nelle difficili e ingovernabili dinamiche del sentore popolare – sia esso bauscia o casciavit –, è bene invece confrontare le prestazioni del centrocampista turco nelle ultime due stagioni.
È proprio vero che il suo rendimento all’Inter è così disastroso rispetto a quello avuto al Milan nella stagione 2020/21?
I numeri sembrano indicare una risposta sensibilmente differente, mostrandoci un Çalhanoğlu che non possiamo definire peggiore ma bensì diverso.
Çalhanoğlu sotto porta
Partiamo dalla fase realizzativa, quella che in ogni caso non definisce un giocatore della sua tipologia – una mezzala che predilige la fase offensiva a quella difensiva, la visione al sacrificio.
Quest’anno Hakan Çalhanoğlu è partito col botto segnando il gol del 2-0 al Genoa (al 14’ di gioco) con un destro meraviglioso dal limite dell’area, al termine di un’azione che forse aveva fatto credere ai tifosi nerazzurri di trovarsi davanti al giocatore ideale, il tassello perfetto per sostituire Christian Eriksen in un ruolo mai del tutto definito sotto Conte.
Poi, più nulla. Né in campionato né in coppa.
Al Milan, qualcuno lo ricorderà, si arrivò addirittura a parlare di malocchio per la fase realizzativa del turco, incapace – al netto di conclusioni, pali e traverse – di segnare un gol in rossonero, in un contesto di gioco in cui peraltro i meccanismi offensivi funzionavano a meraviglia.
Il primo gol in Serie A di Çalhanoğlu lo scorso anno è arrivato con un rigore contro la Lazio (sempre 2-0, sempre intorno al quarto d’ora di gioco, 17’ per la precisione), ma per vedere un suo gol su azione dobbiamo scivolare direttamente alla 28ª giornata di Serie A – destro contro la Fiorentina, per il 3-2 finale al Franchi dei rossoneri.
Se escludiamo la stagione 2019/20 (nove gol in Serie A), non è difficile capire da dove derivino le difficoltà realizzative del turco, mai in doppia cifra nel nostro campionato.
Il coinvolgimento di Çalhanoğlu nell’attacco
Quello che però inquieta i tifosi nerazzurri non è tanto la quantità di reti segnate, quanto l’insofferenza del suo gioco nell’arco della partita.
Valutando con attenzione le due heat-map del turco nelle prime undici giornate di Serie A tra questa e la passata stagione, appare chiaramente il dislivello di presenza in mezzo al campo.
Il turco, con Pioli, svariava tantissimo a livello tattico.
Le zone più marcate del campo sono quelle dalla trequarti in su, ma è difficile indicare con precisione una zona della trequarti. La sua forza, inserito in un meccanismo fluido e innovativo come quello del Milan, era proprio di non dare punti di riferimento agli avversari, senza però disdegnare il ripiegamento difensivo.
Con l’Inter, la zona di campo più coperta dal turco appare invece chiaramente: poco oltre il cerchio di centrocampo, spostati sulla sinistra. Mezzala sinistra, appunto. Difficile dare colpe a Çalhanoğlu del cambiamento: è il modo in cui Inzaghi chiede l’interpretazione del ruolo alle proprie mezzali.
C’è anche un altro dato che però viene incontro alle sue prestazioni con l’Inter: il minutaggio. Che è quasi dimezzato rispetto allo scorso anno (564 minuti quest’anno, 911 lo scorso), per un totale di 9 partite giocate contro 11.
Calhanoglu, quest’anno, non ha mai ancora giocato una partita dal 1’ al 90’. E questo qualcosa deve pur dire. Non una condizione fisica deficitaria, magari, ma neanche una piena fiducia del mister nei suoi confronti. Se al Milan Çalha era insostituibile o quasi, all’Inter Vidal ma anche Sensi sono per Inzaghi ben più di due semplici opzioni per sostituirlo.
Col Milan, sempre nelle prime 11 di campionato, Çalhanoğlu ha toccato 748 palloni, creando 43 occasioni da gol (un’occasione ogni 17 palloni toccati, impressionante).
All’Inter, su 420 palloni toccati, il turco ne ha create 19 (un’occasione ogni 22 palloni toccati, non sono numeri così disastrosi rispetto a quelli in maglia rossonera).
Due assist quest’anno, due assist lo scorso anno, tre tiri in porta quest’anno e sette lo scorso – a testimoniare quantomeno un’incisività migliorata, per ora, sotto porta.
Lo scorso anno Çalhanoğlu ha tirato in porta 29 volte nelle prime undici di Serie A, quest’anno 12.
Ma ha eseguito più contrasti (11 contro 9) a testimonianza di un mutamento che non necessariamente è in peggio.
Come valutare Çalhanoğlu nei suoi primi mesi all’Inter
La sensazione è che Çalhanoğlu stia incontrando più difficoltà del previsto sotto Inzaghi ma non per una questione fisica quanto per una questione tattica.
Sebbene Inzaghi veda in lui quello che era Luis Alberto alla Lazio sotto la sua gestione, Çalhanoğlu ha caratteristiche diverse. Ha meno fantasia e tecnica dello spagnolo, probabilmente ha anche meno corsa.
Ma ha più dinamismo, e in una squadra organizzata sul fraseggio come quella di Inzaghi il turco può risultare un’arma fondamentale per inventare sulla trequarti.
I tifosi dell’Inter devono aspettarlo, magari sperando che come il compagno di reparto Vidal si sblocchi proprio contro il Milan, in un turno di campionato che dirà tanto, magari non tutto ma tanto, di questa Serie A.
Anche per Calhanoglu.