Da ormai qualche mese il poker live è tornato in sala, dimostrando che il “grande freddo” del lockdown non ha raffreddato la passione dei giocatori.
In questi giorni gli occhi sono puntati sulle World Series Of Poker e sull’elevato numero di partecipanti che affollano il Casinò Rio di Las Vegas. Una parte di questi ha scelto di percorrere lunghe distanze e affrontare le complesse regole anti-COVID per chi vuole entrare negli Stati Uniti (dall’8 novembre sarà più semplice). Presto si tornerà a parlare anche di WSOPE e di EPT.
Il palinsesto dei tornei di poker high buy-in ha già ritrovato il proprio field. Ma lo stesso si può dire anche dei circuiti che richiedono cifre più contenute a chi vuole giocare. I buoni risultati ottenuti dal WSOP Circuit di Rozvadov, dall’IPO disputato in Liechtenstein e dalle ISOP di Nova Gorica (Slovenia), parlano da soli.
In altre parole, il gioco è “vivo e vegeto” e adesso va consolidata la ripartenza.
Bisogna però fare attenzione, perché alcune scelte del passato hanno inciso negativamente sul mondo del poker. Scandali, marketing eccessivo, forzature mediatiche, problemi legati all’online. Oggi è necessario percorrere strade diverse. Ma quali?
Di questo argomento abbiamo finora parlato con i giocatori (Dario Sammartino, Danilo Donnini, Claudio Rinaldi e Pierpaolo Fabretti). Oggi invece lo affrontiamo con un organizzatore di eventi: il “patron” delle Italian Series Of Poker (ISOP), Giangia Marelli.
Ciao “Giangia” e grazie per essere qui con noi. Partiamo dall’inizio, quello delle ISOP: come, quando e perché?
Un saluto a tutti! L’idea delle ISOP è nata nel 2007, durante il meraviglioso viaggio di nozze che mia moglie ed io abbiamo fatto. Una delle varie tappe è stata Las Vegas. L’impatto con la pokeroom piena di persone che si divertono su un mare di tavoli è qualcosa che ancora oggi vive nella mia testa. In quel periodo ero già un appassionato di poker e così è scattata l’idea di prendere quel modello e di portarlo in Italia, ovviamente fatte le debite proporzioni.
Vorrei però specificare che quei 43 giorni di viaggio sono stati meravigliosi non solo per il poker (ride, ndr), ma anche perché a Bora Bora ho anche scoperto che sarei diventato papà per la prima volta.
Come ha preso forma il festival delle Italian Series Of Poker?
Nel 2009 abbiamo depositato il marchio. Due anni dopo la manifestazione ha preso il via: a giugno abbiamo esordito con l’edizione Anno Zero, a dicembre si sono invece svolti i Campionati Italiani. Con l’unica eccezione del 2020, i campionati sono andati in scena ogni anno. L’edizione dello scorso settembre è la numero 11. Ad oggi posso dire che abbiamo organizzato più di un centinaio di eventi griffati ISOP.
Come sarà la tua nuova annata da organizzatore?
La stagione ISOP 2021-2022 ricomincia dal 25 novembre al Casinò Perla. I Campionati Italiani 2022, pandemia permettendo, torneranno nella loro consueta posizione nel calendario nel mese di maggio. Per quanto riguarda la PCL (Poker Champions League) l’obiettivo è di renderla itinerante.
Le ISOP hanno dimostrato di possedere un'”endurance” notevole, grazie alla quale hanno attraversato un decennio di poker italiano, mentre altri si sono fermati. Qual è il segreto?
Credo che sia prima di tutto una questione di scelta etica. Nel poker, così come nella vita, bisogna darsi dei limiti e avere dei valori. Prima del denaro, per me viene il rispetto delle persone, delle esigenze altrui e del lavoro. In questo modo si creano team affiatati e si offre un buon prodotto ai clienti, cioè ai giocatori.
Naturalmente in tutto questo c’è anche la tua passione per il poker. Che cosa ti piace di questo mondo, sia come giocatore che come organizzatore?
Come giocatore mi sono avvicinato al poker nel 2006, grazie ai video e a quello che si poteva trovare in rete. Ad un certo punto ho capito che alcuni top player, mentre interagivano con gli avversari al tavolo, usavano uno schema che arriva dalla neurolinguistica. Questo mi ha affascinato moltissimo.
Come ideatore di brand e circuiti, il mio obiettivo è sempre stato quello di condividere e realizzare sogni nel rispetto e nella condivisione della mia scala di valori. Se un progetto contrasta con quelli, preferisco fare… fold.
Che cosa invece non ti piace e come vorresti che cambiasse?
Come ho già scritto più volte pubblicamente, mi piace l’aspetto sportivo e aggregativo di questo gioco e non mi piace l’aspetto dell’azzardo. L’azzardo non è solo nel cash game ma anche quando mettiamo rebuy illimitati chiamati re-entry e strutture di gioco che portano a dover giocare in modo forzato. Tanti giocatori – Isaia, Sammartino, Cristiano Guerra, Bonavena, Meoni – mi hanno confessato di apprezzare molto la struttura deep del Main Event ISOP.
Gli high stakes fanno bene o fanno male al poker?
Gli high stakes possono fare bene e possono fare male. Se diventano uno spartiacque per top player professionisti, possono essere il contesto dove c’è un confronto spettacolare di alto profilo. Se invece diventano un posto dove portare attraverso i satelliti il maggior numero possibile di persone, si perde il senso dello spartiacque e si rischia di creare uno scollamento dalla realtà.
Esempi di questo secondo approccio li abbiamo visti negli anni del boom dal 2009 al 2011. Dopo un fortunoso piazzamento, molte persone hanno lasciato il lavoro lanciandosi in improbabili carriere da giocatori professionisti, per poi accorgersi di aver commesso un grosso errore.
Purtroppo, le ripercussioni di quelle scelte sono state sia a livello personale che familiare. Ed è proprio questo che oggi non deve accadare di nuovo.
Immagine di testa credits The Rational Group