Il derby d’Italia è passato agli archivi con il punteggio di 1-1, un pareggio che lascia invariate le distanze dalla vetta occupata dal Napoli, che ha pareggiato a Roma contro i giallorossi ma che è stato affiancato dal Milan vittorioso a Bologna.
Risultato che è sicuramente accolto meglio in casa juventina che in quella interista, sia perché si giocava a San Siro sia perché il pareggio è stato agguantato in rimonta, al termine di una partita iniziata male e conclusa in crescendo, grazie anche al recupero di un giocatore fondamentale per la squadra bianconera come Paulo Dybala (in gol contro l’Inter per la terza volta consecutiva, primo juventino a tagliare tale traguardo).
Per i nerazzurri un primo tempo condotto in maniera perentoria che però ha fruttato solo il gol di Edin Dzeko, che ha ribadito in rete un tiro di Hakan Calhanoglu stampatosi sulla traversa.
Una Juve brava a riprendere le redini del gioco
In questo senso ha destato molte perplessità la formazione iniziale scelta da Max Allegri, con Federico Chiesa in panchina in favore di un Dejan Kulusevski che nei piani iniziali doveva portare forse meno velocità e profondità e più pressione su Marcelo Brozovic, perno essenziale del gioco nerazzurro.
Il surreale infortunio subito da Federico Bernardeschi in avvio (spalla uscita dall’articolazione mentre era in corsa) ha costretto Allegri a sacrificare la manovra offensiva, ritenendo opportuno in quella fase della partita l’inserimento di una mezzala di contenimento come Rodrigo Bentancur viste anche le condizioni fisiche degli altri componenti della panchina, molti dei quali al rientro dopo lunghi infortuni.
Nel secondo tempo i bianconeri sono riusciti ad alzare il baricentro, grazie anche all’ingresso di giocatori più portati a costruire la manovra offensiva come Arthur e Kaio Jorge, oltre allo stesso Dybala.
Rispetto al primo tempo in cui gli affondi offensivi erano affidati a giocatori bravi sì a trovare la profondità ma meno a gestire la palla come Morata e McKennie, la differenza si è fatta più sostanziale e il centrocampo bianconero ha potuto guadagnare metri di campo, con un Locatelli totalmente assente nella prima frazione che è ricomparso in mezzo al campo.
Un’Inter ansiosa di dimostrarsi all’altezza
Per la terza volta contro un’avversaria di alta classifica, dopo Atalanta e Lazio, l’Inter è passata in vantaggio per poi vedersi sfuggire il risultato nei minuti finali. Difficile trovare un vero e proprio filo conduttore tra le tre partite sicuramente diverse tra loro, ma a ben vedere il nervosismo e la fragilità emotiva sono forse stati alla base dei rovesciamenti subiti in ognuna di queste occasioni.
Nervosismo ben raffigurato da Simone Inzaghi, che nel momento in cui l’arbitro ha concesso il rigore del pareggio alla Juve si è lasciato andare a plateali proteste che gli sono costate il cartellino rosso, quarto allenatore di giornata ad essere allontanato dal campo dopo Gasperini, Mourinho e Spalletti. Evidentemente la corsa alla testa della classifica si fa sempre più tesa e ciò si ripercuote in panchina.
L’Inter era apparsa in controllo della gara per tutto il primo tempo, anche grazie ad un assetto della Juventus che non sembrava in grado di limitare adeguatamente la manovra nerazzurra.
Nonostante un Lautaro Martinez poco presente nel gioco, impegnato a tentare di evadere dalla marcatura di Bonucci, il movimento di uno straripante Barella e i movimenti in fase offensiva di Edin Dzeko hanno causato più di un grattacapo tra le linee bianconere.
Molto bene anche Hakan Calhanoglu, autore di una partita di buonissimo livello tra verticalizzazioni e movimenti offensivi, tra cui il tiro deviato sulla traversa che è valso il tap-in vincente di Dzeko.
Nel secondo tempo, nonostante l’aumentare della pressione juventina, la squadra poi non è mai andata veramente in sofferenza, e solo l’intervento inopportuno di Dumfries su Alex Sandro è costato il pareggio, con una squadra che comunque non si è abbattuta come contro la Lazio ma ha cercato di reagire.
Al di là della polemica sulla correttezza dell’intervento del VAR in una situazione di gioco già sotto gli occhi dell’arbitro e sull’intensità di un contatto di gioco che senza l’occhio tecnologico sarebbe stato difficile giudicare da rigore, l’intervento dell’olandese è stato sicuramente poco accorto e fondamentalmente inutile.
Se qualcosa può rimproverarsi Inzaghi è magari sulla gestione dei cambi, forse troppo conservativa, in particolare nell’uscita di Perisic che fino a quale mometo era uno dei migliori in campo. Dumfries, entrato al posto del croato con lo spostamento di Darmian a sinistra, ha dimostrato di avere sì importanti doti fisiche ma di dover lavorare ancora molto sulla fase difensiva e di doversi scrollare di dosso la frenesia che spesso lo coglie in entrambe le fasi di gioco.
Come ripartono Inter e Juve dopo il Derby d’Italia?
Dal punto di vista della classifica non cambia moltissimo per Inter e Juve: a parte i due punti guadagnati dal Milan, la situazione nei piani alti è rimasta pressoché invariata: la Fiorentina ha guadagnato punti affiancando la Juventus a quota 15, mentre la Lazio, con la sconfitta di Verona, è rimasta attardata a 14.
Il pareggio a reti bianche tra Roma e Napoli ha lasciato l’Inter con due punti di vantaggio nei confronti dei capitolini e attardata di 7 lunghezze dalla testa della classifica occupata dai partenopei e dal Milan.
Il mese di novembre, con il derby all’inizio e il match con il Napoli dopo la pausa per le nazionali, restituirà il reale valore dei nerazzurri, squadra che è apparsa sicuramente in possesso delle qualità necessarie per vincere il campionato, ma forse preda di una smania di confermarsi all’altezza della stagione precedente che le fa perdere lucidità in momenti chiave.
La Juventus, da parte sua, dopo l’inizio di stagione traumatizzante sta recuperando fiducia in sé stessa, dimostrando di poter tranquillamente superare scogli come il derby ed i match contro Roma e Inter mantenendo lo stesso passo del gruppo di testa. Allegri può essere soddisfatto della ritrovata solidità difensiva, e con il recupero di Dybala e il possibile inserimenti di giocatori come Arthur e Kaio Jorge può sperare in maggiori guizzi offensivi che gli permettano di risolvere le partite più complicate.
Il calendario bianconero però, passato l’impegno infrasettimanale con il Sassuolo, non è dei più semplici, con le trasferte di Verona e di Roma contro la Lazio ad inframezzare le partite casalinghe contro Fiorentina e Atalanta (tralasciando gli impegni di Champions League, dove la situazione è comunque tranquilla).
Anche per Allegri quindi novembre sarà il mese in cui verificare se la sua squadra è all’altezza delle ambizioni.