Con un solo punto conquistato nelle prime tre giornate di campionato, la seconda esperienza di Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus ha fatto registrare una partenza a rilento, per usare un eufemismo.
Ci sono innumerevoli ragioni alla base di questo avvio ad handicap dei bianconeri: vuoi per alcuni mancati interventi in fase di calciomercato, vuoi per il ritardo di condizione di alcuni uomini chiave reduci da una stagione lunghissima ed estenuante, vuoi anche per alcune decisioni di Allegri che deve ancora prendere tutte le misure con la rosa a sua disposizione.
Se da un lato i tifosi bianconeri mugugnano, abituati da oltre un decennio a vedere la propria squadra nei piani alti della classifica, dall’altra si invoca una certa indulgenza nei confronti del tecnico toscano, riportando alla mente varie altre partenze lente della sua carriera, spesso poi coincise con dei successi a fine stagione. Ma è davvero così?
La rimonta della stagione 15/16
Quando si evocano le partenze lente delle squadre di Allegri la memoria ritorna sempre al 2015: all’inizio della sua seconda stagione sulla panchina della Juventus.
Una volta “smontata” l’ossatura della squadra che aveva ereditato all’ultimo momento da Antonio Conte con le cessioni di Pirlo, Tevez, Vidal, Llorente, Ogbonna, Pepe e Coman, Allegri dovette inserire nei suoi meccanismi tutta una serie di giocatori come Dybala, Pjanic, Khedira, Cuadrado, Hernanes, Mandzukic, Alex Sandro e Lemina.
Nelle prime 5 giornate di campionato i bianconeri ottennero solo 5 punti, con 5 gol fatti e 5 subiti: dopo una partenza shock con sconfitte a Udine e in casa contro la Roma, arrivarono solo 1 vittoria a Genova contro il Genoa e 2 pareggi casalinghi con Chievo e Frosinone. Nel frattempo però i bianconeri vinsero la Supercoppa Italiana contro la Lazio e andarono a vincere in Champions League sul campo del Manchester City.
In campionato continuarono ad avere risultati altalenanti fino a novembre, ma a partire dalla vittoria nel derby di Torino giunta allo scadere grazie ad un gol di Cuadrado inanellarono un filotto di 16 vittorie consecutive che la portarono a ridosso del primo posto del Napoli.
A fine stagione Allegri avrebbe conquistato il suo terzo scudetto, dopo quello ottenuto alla guida del Milan nel 2011 e quello della prima stagione bianconera, chiudendo con 86 punti, ovvero una media di 2,61 a partita nelle restante 33 partite, il suo miglior risultato personale.
Le partenze lente di Allegri sono quindi una costante?
La sproporzione tra la partenza disastrosa e l’impressionante ruolino di marcia della seconda parte di stagione ha fatto sì che dopo quella stagione ad Allegri rimanesse impressa l’etichetta dell’allenatore che fa rendere la squadra sulla distanza.
Etichetta che può trovare conferma anche nella sua prima esperienza in Serie A, alla guida del Cagliari nella stagione 08/09: dopo le prime 5 giornate gli isolani erano ancora inchiodati in fondo alla classifica con 0 punti, con 1 gol fatto e 10 subiti. Anche in quel caso con l’avanzare della stagione la squadra trovò i giusti equilibri e a fine stagione si salvò agevolmente ottenendo un 9° posto, frutto di una media di 1,61 punti di media nelle 33 partite restante.
Nella stagione successiva i sardi partirono sempre con qualche difficoltà (cosa comune per una squadra che lotta per la salvezza), con 4 punti nelle prime 5 partite (0,80 di media), ma l’unico vero passo falso fu la sconfitta interna contro il Siena: il pareggio in trasferta a Livorno e la vittoria esterna a Bari furono comunque punti chiave per la salvezza, mentre le sconfitte con Fiorentina e Inter preventivabili visto il dislivello tecnico.
Allegri proseguì sulla panchina cagliaritana fino ad aprile, conquistando 36 punti nelle successive 26 partite (media di 1,38), prima di essere sostituito da Gianluca Festa e Giorgio Melis che conquistarono una salvezza rivelatasi molto complicata, pur non vincendo nessuna delle partite rimanenti.
Sotto possiamo vedere il risultato complessivo della sua esperienza Cagliaritana, dove la tendenza a partire piano, per poi riprendersi è abbastanza marcata confrontando i numeri: la media punti tra le prime 5 di campionato e le restanti gare si alza sensibilmente (0,40 contro 1,51) ed in generale migliorano tutti i parametri di squadra, compreso il saldo tra gol fatti e subiti.
DATO | PRIME 5 | RESTANTI |
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MEDIA PUNTI | 0,40 | 1,51 |
MEDIA GOL FATTI | 0,40 | 1,61 |
MEDIA GOL SUBITI | 1,60 | 1,44 |
Passato al Milan, per le prime due stagioni Allegri fa registrare una media di 1,60 nelle prime 5 giornate (8 punti), che si alza poi in maniera significativa nel corso della stagione arrivando a 2,24 nel 10/11 (anno in cui si laurea campione d’Italia per la prima volta) e 2,18 nel campionato successivo, dove arriva alle spalle della Juventus di Antonio Conte.
Nei successivi 2 campionati in rossonero la squadra inizia sempre in maniera lenta nelle prime 5 giornate (6 punti nel 12/13, 5 nel 13/14), ma il miglioramento non è così marcato nel resto della stagione: nel 2013 conclude con una media di esattamente 2 punti a partita nelle ultime 33 partite, mentre l’anno successivo conquista solo 17 punti dalla 6ª alla 19ª giornata (1,21 di media), prima di venir sollevato dall’incarico.
In generale anche sulla panchina rossonera Allegri conferma la tendenza, con le sue squadre che rendono meno nelle prime 5 giornate rispetto al resto del campionato. In tutti parametri considerati si assiste ad un miglioramento, cosa che ha permesso al mister toscano di vincere lo scudetto nel 2011 e di portare a termine una clamorosa rimonta Champions nel 2013.
DATO | PRIME 5 | RESTANTI |
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MEDIA PUNTI | 1,35 | 2,03 |
MEDIA GOL FATTI | 1,50 | 1,83 |
MEDIA GOL SUBITI | 1,25 | 0,89 |
Arrivato alla Juventus nella stagione 14/15 inizia la stagione decisamente in controtendenza: nelle prime 5 giornate di campionato fa l’en plein di vittorie, conquistando tutti e 15 i punti a disposizione. A fine stagione conquisterà il suo secondo scudetto, il primo in bianconero, accumulando 72 punti (2,18 a partita) nelle rimanenti 33 partite.
Tolta la parentesi della stagione 15/16 di cui abbiamo parlato sopra, notiamo come nelle altre stagioni bianconere in realtà Allegri sia sempre partito a spron battuto: 12 punti nelle prime 5 giornate del 16/17 e 15, quindi tutte vittorie, sia nel 17/18 che nel 18/19.
Mettendo insieme i risultati delle prime 5 giornate di tutti i suoi campionati in bianconero, otteniamo 62 punti, una media altissima di 2,48 a partita. La percezione della partenza lenta di Allegri è quindi pesantemente influenzata dall’eccezione che ha rappresentato la stagione 15/16, mentre le partenze a razzo degli ultimi due campionati alla guida della Juventus non sono minimamente rimaste impresse, dal momento che la supremazia bianconera veniva data per scontata dato il filotto di scudetti vinti.
I dati espressi sulla panchina bianconera sono dimostrano come quella della partenza lenta sia diventata con il tempo più un etichetta giornalistica che una realtà confermata dai dati. Se confrontiamo la media punti e la media gol delle partenze bianconere con il resto del torneo, troveremo un lieve peggioramento in tutte le statistiche, seppure queste rimangano sempre nel campo dell’eccellenza assoluta.
L’Allegri juventino, quindi, in realtà parte quasi sempre a razzo: ottiene ben l’82,67% dei punti disponibili nelle prime 5 giornate (62 su 75) facendo registrare medie gol sopra il 2 quando si parla di quelli fatti e sotto 1 per quelli subiti.
DATO | PRIME 5 | RESTANTI |
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MEDIA PUNTI | 2,48 | 2,38 |
MEDIA GOL FATTI | 2,04 | 1,99 |
MEDIA GOL SUBITI | 0,64 | 0,66 |
La Juventus può ripetere la rimonta del 2015?
A livello di gioco è vero che la Juventus di Allegri non ha mai convinto del tutto a inizio stagione, ma riusciva quasi sempre a portare a casa il risultato e a mantenere le prime posizione della classifica.
L’elemento che rischia di inficiare ulteriormente il teorema delle partenze ad handicap di Allegri è però il livello della concorrenza di questa stagione: la Juventus che partiva con il freno a mano tirato per poi ingranare la marcia nel corso della stagione era comunque la squadra indubbiamente più forte di un campionato in cui solo il Napoli appariva attrezzato per competere ad alti livelli.
Quest’anno vediamo molte più squadre con rose competitive, dall’Inter campione in carica fino alla Roma guidata da José Mourinho, passando per Milan, Lazio, Napoli, Atalanta e prestando anche attenzione ad una possibile sorpresa come la Fiorentina.
Con la perdita di un fuoriclasse come Cristiano Ronaldo la qualità della rosa juventina non è più tale da poter confidare sui colpi dei singoli per risolvere le partite più complicate e mantenere il passo delle concorrenti.
Serve un gioco più efficace e un’applicazione di squadra maggiore se si vuole sperare di recuperare il terreno perduto.