Il calendario della parte finale dell’intensa stagione del ciclismo non conosce soste, così dopo la fine della settimana riservata alla sesta edizione del campionato continentale è già tempo di concentrarsi sull’atteso Mondiale in programma tra il 19 e il 26 settembre a Lovanio, in Belgio.
Gli Europei di Trento hanno confermato la tendenza in essere dal 2016, ovvero l’anno in cui la manifestazione è stata aperta anche alla categoria Elite, dopo che fino al 2004 la competizione era riservata agli Under 23 con inserimento dei corridori junior dal 2005.
L’oro conquistato da Sonny Colbrelli ha ribadito la schiacciante superiorità dell’Italia nell’albo d’oro assoluto della manifestazione, con 108 medaglie complessive, 41 delle quali d’oro, e nello specifico dell’edizione 2021, la quarta della storia ad essersi svolta nel nostro paese dopo Bergamo 2002, Verbania 2008 e Offida 2011, ma appunto la prima dell’”era open”.
A Trento l’Italia ha conquistato quattro ori: prima del trionfo di Colbrelli avevamo esultato per il quartetto della staffetta mista a cronometro e grazie alla doppietta femminile Under 23, con Silvia Zanardi nella gara in linea e Vittoria Guazzini in quella a cronometro.
Il bottino, al quale vanno aggiunti tre argenti e un bronzo, non può certo bastare per cancellare l’ennesima delusione all’Olimpiade, dove il bronzo di Elisa Longo Borghini nella prova in linea su strada femminile non aveva certo salvato il bilancio deficitario e appesantito dal flop della gara maschile.
L’Europeo va preso per quello che è, ovvero una manifestazione “serbatoio”, dalla quale aspettarsi risposte importanti a livello giovanile, sulla crescita del movimento. Risposte che ci sono state, in campo femminile, ma pure in quella maschile grazie a un brillante Filippo Baroncini, secondo nella prova in linea Under 23 e settimo a cronometro.
Il trionfo di Colbrelli, che completa così un 2021 da sogno con il campionato italiano e la classifica finale del Benelux Tour, è stato il quarto consecutivo di colore azzurro nella prova su strada maschile Elite dopo quelli di Matteo Trentin nel 2018, Elia Viviani nel 2019 e Giacomo Nizzolo nel 2020.
Il successo dello sprinter di Desenzano del Garda non va comunque certo sminuito, guardando anche ad un ordine d’arrivo che nei primi dieci ha visto campioni assoluti come Remco Evenepoel, staccato di 1’30”, Mister Tour de France Tadej Pogacar, quinto, e lo svizzero Marc Hirschi, sesto.
Verso il mondiale
Tuttavia non si scopre nulla dicendo che tanto il belga quanto lo sloveno avranno ben altra motivazione nel Mondiale. A Lovanio la prova su strada, di ben 267 km, si disputerà domenica 26 e il tracciato sarà ben diverso da quello di Trento. L’Italia tornerà a fare da underdog, a caccia di quell’oro che manca dal 2008, quando a vincere fu Alessandro Ballan. La corsa sarà una vera e propria classica, con un dislivello superiore ai 2500 metri e muri in quantità.
A fare la voce grossa saranno inevitabilmente gli “amici-nemici” Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel con il campione in carica Julian Alaphilippe nei panni del guastafeste.
Per l’Italia il solo Matteo Trentin (unica medaglia azzurra ai Mondiali negli ultimi 13 anni, argento nel 2019 ad Harrogate) sembra in grado di dire la propria, ma non tra i favoriti.
Intanto, però, godiamoci le gioie europee e diamo uno sguardo al giro del Lussemburgo (14-18 settembre) che segnerà il ritorno in gruppo di Vincenzo Nibali e che con il suo solito percorso variegato, tra salite, cronometro e tappe da fuga, regalerà spettacolo e incertezza, con caccia aperta al successore di Diego Ulissi, vincitore della scorsa edizione.
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