La televisione spagnola ha sempre dimostrato di recepire con successo gli elementi caratteristici della televisione italiana. Basti pensare al successo in terra iberica di un’icona come Raffaella Carrà o di tutti i programmi di Canale 5 trasportati praticamente pari pari su TeleCinco.
Ma nel caso dei programmi di approfondimento sportivo, gli spagnoli sono riusciti a riprendere quello stile sensazionalistico e sopra le righe tipico di alcuni programmi italiani come Il Processo di Biscardi, ma rimescolandolo in una formula adatta al nuovo millennio: El Chiringuito de Jugones. Cos’è questo programma e perché fa così parlare di sé?
Come nasce El Chiringuito de Jugones
Il programma nasce nel 2014 dalla mente di Josep Pedrerol, giornalista sportivo di Barcellona, già autore di Punta Pelota, altro programma di approfondimento calcistico. Inizialmente si propone come una sorta di appendice più leggera e scanzonata di Jugones, un’altra trasmissione di Pedrerol più incentrata sulle notizie.
Già il termine Jugones di per sé, che letteralmente significa “giocatori”, non ha un’accezione particolarmente positiva in spagnolo. Il Chiringuito sarebbe il chiosco da spiaggia, ma è un termine che viene anche utilizzato per indicare una realtà economicamente poco limpida.
La trasmissione va in onda dal 2015 su Mega, un canale televisivo generalista pensato per un pubblico prettamente maschile. Va in onda da mezzanotte fino a quasi le tre di notte: sembra un orario da nottambuli, ma considerate che in Spagna, nonostante ci sia lo stesso fuso orario che in Italia, i ritmi di vita sono praticamente spostati avanti di due ore. I big match della Liga infatti iniziano alle 22 per concludersi attorno a mezzanotte.
La trasmissione in diretta però non è il principale canale di diffusione del programma: se gli ascolti toccano punte record di 300mila spettatori circa, il profilo Twitter ChiringuitoTV conta oltre 2 milioni di follower, così come lo stesso Pedrerol è seguito da 1,4 milioni di utenti. Il profilo del canale Mega invece si ferma a soli 25mila follower.
Il lavoro di adattamento dei contenuti televisivi sui social è straordinario: la trasmissione viene modulata fin dall’inizio in un format per cui viene agevolmente riadattata e diffusa anche nelle altre piattaforme, da Twitter a Instagram fino a TikTok e nelle chat di Whatsapp e Telegram.
Nel Chiringuito il calcio è protagonista ma allo stesso tempo elemento di sfondo. È il pretesto con il quale sono stati introdotti tutta una serie di personaggi, opinionisti e giornalisti che dalle vicende calcistiche prendono lo spunto per mettere in scena discussioni, liti e siparietti degni della cosiddetta tv spazzatura.
Calcio e tv spazzatura: il cocktail servito dal Chiringuito
Se vogliamo fare un paragone con la televisione italiana, siamo più vicini ai magazine pomeridiani o ai reality condotti da Barbara D’Urso che ai programmi sportivi, più trash dei varietà di commento come Tiki-Taka di Chiambretti e più patinato e costruito rispetto alle vivaci discussioni da bar sport delle varie reti locali. Uscendo dallo schermo televisivo, forse la cosa italiana che ci si avvicina di più come stile è il programma radiofonico La Zanzara, di Cruciani e Parenzo.
Insieme a Pedrerol, che si professa tifoso del Barcellona anche se la trasmissione è smaccatamente pro-Real, presenze fisse del programma sono Hugo Gatti, fumantino ex portiere argentino, Edu Aguirre, personaggio noto per essere una sorta di amico e cultore di Cristiano Ronaldo, e Tomas Roncero, giornalista e tifoso all’esagerazione del Real Madrid, al punto da diventare una sorta di macchietta nella sua acrimonia verso Leo Messi.
Immaginatevi un Maurizio Mosca con quell’arroganza tipica dell’epoca dei social e con meno ironia, e avrete il profilo tipico dei tertulianos, ovvero degli ospiti/opinionisti ricorrenti della trasmissione.
Oggi come oggi il programma è una sorta di circo in cui sedicenti ipnotisti fanno cambiare fede a tifosi del Barcellona, trasformati in ferventi madridisti, oppure in cui una giornalista viene zittita intimandole di “tornare a casa a lavare i piatti”.
Non citiamo gli abbandoni della trasmissione in diretta, oppure le risse sfociate anche in episodi di aggressione. Addirittura l’ex arbitro Rafa Guerrero in un’occasione è sembrato collassare a causa di un infarto, con le telecamere che hanno seguito il tutto fino a quando non ha recuperato ed è tornato in trasmissione.
Episodio talmente esagerato che ha sollevato più di un dubbio sulla genuinità di quanto accade in trasmissione.
I motivi del successo del Chiringuito
Perché allora un programma così trash e poco credibile è diventato il punto di riferimento dello sport iberico, al punto che Florentino Perez l’ha scelto come palcoscenico della sua pubblica difesa del progetto Superlega dopo le reprimende della UEFA?
Perché proprio per questa sua vena esagerata, il Chiringuito è un programma che cattura tutti.
I fan più viscerali del Real Madrid, e per contrasto anche quelli del Barcellona, viste le discussioni così passionali e teatrali sui due maggiori team spagnoli. Ma anche coloro che si divertono effettivamente per i siparietti spesso di cattivo gusto, oppure chi lo guarda per scoprire nuove vette di trash e imbarazzo, cringe, per usare un termine caro agli zoomer che ne hanno fatto la fortuna su TikTok e sulle altre piattaforme interdette ai millenials.
Grazie alla rete ormai sono stati sdoganati contenuti talmente imbarazzanti da “fare il giro” e diventare virali, e Pedrerol è stato bravissimo a cavalcare quest’onda nel momento giusto.
Un giocatore come Sergio Ramos ha occupato più titoli di giornale e soprattutto è entrato in tendenza sui social per faide a mezzo stampa contro il tertuliano esageratamente anti-madridista Cristóbal Soria che per le sue prestazioni sul campo.
Per parlare alle generazioni più giovani, bombardate da contenuti di ogni tipo, è fondamentale catturare l’attenzione nei primissimi istanti. I surreali siparietti del Chiringuito hanno applicato al mondo del commento calcistico le dinamiche dei contenuti dei social, che incuriosiscono e ammiccano con l’esagerazione per emergere in un mare di altri contenuti omologati nella forma.