Il Milan e la Champions League sono un connubio indissolubile nella storia del calcio.
Undici finali giocate dai rossoneri e 7 vittorie: un numero che consente al “Diavolo” di rimanere al secondo posto alle spalle del Real Madrid a quota 13 e tallonato dal duo, Liverpool e Bayern Monaco a quota 6.
Una storia iniziata nel 1958, con la prima finale giocata e persa conto il Real Madrid, che prosegue negli anni sessanta con le due vittorie targate Nereo Rocco in panchina, passando per il back to back di Arrigo Sacchi e il trionfo di Capello, fino al bis concesso da Ancelotti.
Nel mezzo le sconfitte con Marsiglia, Ajax e quella, nella notte turca di cose turche, contro il Liverpool. Oltre mezzo secolo di Milan in Europa. Vediamo nel dettaglio.
3 finali in 11 anni
L’epopea del Milan nell’allora Coppa dei Campioni decolla nel 1958. I rossoneri sono la seconda squadra italiana a raggiungere la finale, dopo la Fiorentina caduta per mano del Real. Quei mitici Blancos sono anche gli avversari dei rossoneri. La gara è combattuta e tirata come non mai e i 90 minuti si chiudono sul 2-2.
I meneghini però sono rimasti in 10 a causa di un infortunio e non essendoci ancora i cambi, il Milan affronta i supplementari con l’uomo in meno. Nell’extra Time il Real trova il gol vittoria e così il Diavolo deve attendere 5 anni per giocare la seconda finale.
È il 1963 e il Real di Di Stefano ha abdicato a favore del Benfica di Eusebio. I rossi di Lisbona cercano il secondo sigillo consecutivo e partono meglio del Milan di Rocco: lusitani avanti 1-0 alla fine della prima frazione. Nella ripresa però i rossoneri reagiscono, con Rivera che sale in cattedra, con Cesare Maldini che blinda la difesa e con Altafini che segna la doppietta che vale la rimonta e la vittoria.
Al cielo di Wembley, Maldini senior alza la prima Coppa dei Campioni vinta da una squadra Italiana. Passano sei anni e il secondo Milan di Rocco, dopo aver vinto la prima delle due Coppe delle Coppe, torna nel 1969 a giocare la finale. 11 anni dopo è ancora il Bernabeu la cornice, mentre la rivale è l’Ajax di un giovane Cruijff.
Il Diavolo sfata il tabù dello stadio madrileno e con una prestazione perfetta affonda i lancieri 4-1: Rivera disegna calcio e geometrie, con Pierino Prati che cala il personale tris di gol. Successo larghissimo e seconda Coppa dei Campioni per il Milan che aggancia i cugini dell’Inter.
Gli anni d’oro di Sacchi
Per tornare a giocare una finale di Coppa dei Campioni, il Milan deve attendere qualcosa come 20 anni. Lo fa incantando il Mondo, sotto la guida di Sacchi, sotto la presidenza di Berlusconi e con il trio olandese in campo.
Vince e convince la truppa di Arrigo, con Baresi che gestisce la squadra dalla difesa. Milan padrone del campo ovunque, anche al Bernabeu contro il Real e i rossoneri vendicheranno in qualche modo la finale persa 31 anni prima, distruggendo in semifinale i blancos: dopo l’1-1 in Spagna, clamoroso 5-0 al ritorno.
La strada verso la finale del Camp Nou contro la Steaua è tutta in discesa per i meneghini e gli ultimi 90 minuti si chiudono con il botto. Poker ai rumeni, grazie alle doppiette di Van Basten e Gullit, davanti a 100 mila tifosi rossoneri, per il più grande esodo sportivo di sempre.
Ovviamente il Milan è il favorito anche per l’edizione successiva. La squadra di Sacchi gioca un calcio sublime e impossibile per gli avversari: fatto fuori ancora una volta il Real, superato l’ostico Malines, il Milan elimina anche il Bayern Monaco in semifinale, non senza qualche sofferenza nella gara di ritorno.
In Italia, il Diavolo vede prima sfuggire la Coppa Italia contro la Juventus di Zoff e poi perde in volata lo scudetto con il Napoli, in un finale di stagione ricco di polemiche e veleni (il famoso scudetto della “monetina”). In molti a questo punto pensano ad un crollo totale dei rossoneri a Vienna contro il Benfica, ma come 27 anni prima è il Milan ad imporsi: basta un gol di Rijkaard per stendere i lusitani allenati da Eriksson e mettere le mani sulla quarta Coppa dei Campioni.
L’epopea del Milan di Sacchi nella regina delle Coppe si chiuderà 10 mesi più tardi, nella famosa e funesta notte di Marsiglia, tra lampioni che si spengono e si riaccendono, con Galliani che porta fuori dal campo e dell’Europa per un anno i rossoneri.
Capello e la notte di Atene
Nel 1991 ecco il passaggio di consegne tra Sacchi e Fabio Capello sulla panchina del Milan. Il diavolo come detto è squalificato in Europa e fa allin in campionato. Il tecnico friulano fa centro alla prima stagione e vince lo scudetto. Di conseguenza il Milan torna in Coppa dei Campioni che nel frattempo è diventata Champions League.
Il Milan vince tutte le gare e arriva alla finale di Monaco di Baviera acciaccato, contro l’agguerrito Marsiglia. Van Basten non si regge in piedi e fallisce tre occasioni d’oro sullo 0-0, Gullit in rotta con Capello vola in tribuna e Boli al tramonto della prima frazione trova il gol partita. Milan battuto e secondo KO in 6 finali.
La rivincita però è dietro l’angolo per Baresi e compagni: la Champions League 1993-94 vede i rossoneri dominare il loro girone e la stessa cosa fa il Barcellona di Cruijff. In semifinale il Milan schianta il Monaco 3-0, ma perde Baresi e Costacurta, mentre il Barcellona fa lo stesso con il Porto.
L’appuntamento è per il 18 maggio ad Atene e quelli del Barcellona si sentono già campioni: Romario, Stoichkov, Koeman e molti altri ancora formano il Dream Team catalano e dall’altra parte il Milan perde i suoi difensori centrali, oltre al lungo degente Van Basten. Il tecnico olandese afferma che il Barcellona umilierà il Milan davanti al Mondo.
Mai frase fu più funesta, visto che Capello fa quadrato attorno alla squadra e affida le chiavi del gioco rossonero a Savicevic, con Massaro prima punta. Il Milan travolge 4-0 il Barcellona, con il Genio che segna un gol capolavoro. La vendetta è compiuta.
L’era di Capello si chiude con la finale persa a Vienna contro l’Ajax. Savicevic si fa male a tre settimane dalla sfida, con Van Basten ormai prossimo all’addio del calcio. Tornare nello stadio della vittoria di 5 anni prima non porta fortuna ai rossoneri, stesi da una rete di Kluivert a 5’ dalla fine.
Ancelotti e il bis di Coppe
Carlo Ancelotti da giocatore del Milan ha vinto due coppe dei campioni e dunque sa come fare per arrivare a mettere le mani sulla più ambita delle coppe. La stagione 2002-2003 è un crescendo di emozioni per i rossoneri che dominano il doppio girone e poi sudano le proverbiali sette camicie per eliminare l’Ajax nei quarti, grazie al pallonetto di Inzaghi e la zampata di Tomasson.
In semifinale guerra di nervi con l’Inter, per il primo storico euroderby, con il pareggio per 1-1 che promuove il Milan alla finalissima di Manchester contro la Juventus.
Non bastano 120 minuti per decretare il campione e allora serve la lotteria dei calci di rigore. Buffon para due penalty, Dida addirittura tre e quando Sheva insacca il Milan porta a casa la sesta Champions della sua storia, con Maldini che da capitano emula il padre Cesare, a distanza di 40 anni.
Il Diavolo torna in finale anche nel 2005 e regala spettacolo nel cammino che conduce ad Istanbul. Dall’altra parte c’è il Liverpool, ma i rossoneri sembrano di un altro pianeta nel primo tempo; Maldini e due volte Crespo portano i meneghini sul 3-0. Nella ripresa succede l’imponderabile, con Gerrard che suona la carica. Il resto è storia che conosciamo, con la rimonta reds e la vittoria dagli 11 metri degli uomini di Benitez.
Il destino però da una seconda chance al Milan di Carletto Ancelotti. Nell’estate del 2006 il caso calciopoli scuote il mondo del pallone e mentre l’Italia vince il Mondiale in Germania, i rossoneri vengono penalizzati dalla sentenza. Di conseguenza serve passare dal preliminare per giocare la Champions e il Milan supera la Stella Rossa.
La fase a gironi non crea problemi a Maldini e compagni, con la squadra che vola da febbraio in poi. Kakà stende il Celtic, Inzaghi e Seedorf il Bayern Monaco e poi arriva la partita perfetta contro il Manchester United di Cristiano Ronaldo. All’andata all’Old Trafford esultano i diavoli rossi 3-2, ma a San Siro è il Diavolo rossonero a prendersi la ribalta: Kakà, Seedorf e Gilardino stendono 3-0 gli uomini di Sir Alex Ferguson e volano ancora in finale.
Dicevamo il destino e così ad Atene l’avversario è ancora il Liverpool. Meneghini contratti contro l’incubo e serve una deviazione fortunata di Pippo Inzaghi.
Super Pippo si carica la squadra sulle spalle e a 8 minuti dalla fine, su assist di Kaka, firma il raddoppio. Il gol inglese mette solo pepe nei minuti conclusivi, ma alla fine la Champions torna a Milanello, per la settima volta nella storia del Milan.