Ci sono frasi celebri sul poker? Certo, e non sono soltanto quelle pronunciate da famosi giocatori, perché anche grandi scrittori hanno detto la loro sul gioco. Qualche esempio?
Cominciamo da Marc Twain (1835-1910). L’autore di capolavori quali Le avventure di Tom Sawyer e Le avventure di Huckleberry Finn è stato anche un abile giocatore di poker, tanto che un casinò del Missouri porta ancora il suo nome.
Tra le altre cose, sembra che un suo intervento in tribunale abbia contribuito a scagionare 12 studenti del Kentucky accusati di gioco d’azzardo. In quel periodo, infatti, in alcuni Stati americani il poker era considerato un gioco basato solo sull’alea e quindi illegale. Non per Twain e altri 5 esperti giocatori che alla fine riuscirono a convincere la giuria.
Non sappiamo se lo scrittore, nel suo intervento in tribunale, abbia usato la frase che un po’ di anni prima Nikolaj Gogol’ aveva scritto ne I giocatori: “tutti gli uomini sono uguali davanti alle carte“.
Il punto di vista di Marc Twain sul poker non lascia dubbi. Scrive infatti: “Nel nostro Paese ci sono delle cose che vengono trascurate in modo imperdonabile, e di queste fa parte il poker… Ho conosciuto religiosi, brava gente, persone gentili, liberali, sincere, e cose del genere, che non sanno che cos’è una scala reale. E’ sufficiente per farti vergognare della specie umana“.
Anche Ernest Hemingway (1899-1961) amava il poker. Questo non può sorprendere più di tanto visto che i suoi racconti sono intrisi di voglia di competere, di vincere e – in senso più ampio – di vivere al massimo. Oltre a boxe e sport vari, scommesse, battute di caccia, il Premio Nobel per la letteratura andava fiero delle sue partite a poker.
Naturalmente era un giocatore aggressivo, al punto che consigliava di “non accontentarsi di vedere le puntare, piuttosto bisogna rilanciare o foldare“.
Spostiamoci oltreoceano, precisamente nel Regno Unito dove troviamo altri due grandi autori innamorati del poker: Anthony Holden (1947) e William Somerset Maugham.
Il primo, scrittore, giornalista televisivo e critico inglese, particolarmente noto come biografo di artisti, è a tutti gli effetti un esperto di questo gioco. Tra il 1988 e il 1989 si è dedicato in maniera professionale al poker, come esperimento di vita raccontato nel suo libro Big Deal: A Year as a Professional Poker Player. Il libro, tra le altre cose, racconta le due esperienze torneistiche alle WSOP di quei due anni.
Nel 2007 ha pubblicato il seguito, Bigger Deal: A Year Inside the Poker Boom, relativo alla seconda esperienza da poker pro vissuta a cavallo tra il 2005 e il 2006.
Holden fa sua la frase di Harry Orestein, l’inventore delle microtelecamere posizionate sotto al tavolo per consentire agli spettatori da casa la visione delle hole cards: “In confronto agli scacchi, ci sono più aspetti da tenere sotto controllo, in cui pochi eccellono. Primo: saper decifrare il gioco degli avversari. Secondo: riconoscere i segni che tradiscono la natura del loro gioco.Terzo: osservare e ricordarsi di tutto ciò che succede sul tavolo. E quarto: gestire bene i propri soldi“.
Potrebbero essere le 4 leggi fondamentali del poker, che ogni giocatore dovrebbe tenere a mente. Anche perché al tavolo siamo soli contro tutti e senza aiuti, se non quelli che vengono dall’abilità e soprattutto dalla determinazione.
Su questo quasi certamente sarebbero d’accordo tutti i grandi scrittori che abbiamo citato, ma anche e soprattutto William Somerset Maugham (1874 – 1965). L’autore di tanti grandi romanzi famosi, alcuni dei quali sono diventati film di successo (Il filo del rasoio, Seven, La diva Julia, Il velo dipinto), non ha dubbi sul rapporto tra uomo e poker.
Scrive: “L’unico gioco adatto a un uomo adulto è il poker. In quel momento, la tua mano è contro quella di tutti gli altri, e quella di tutti gli altri è contro la tua. Lavoro di squadra? Chi ha mai fatto fortuna grazie al lavoro di squadra? C’è solo un modo per far fortuna, ed è quello di abbattere il tuo avversario“.
Immagine di testa: Marc Twain (credits Getty Images)