Il 9 luglio del 2006 gli italiani hanno un appuntamento al quale non possono mancare. Alle 20:00 inizia la finale dei Campionati del Mondo di Calcio. L’intero Paese è sintonizzato con l’Olympiastadion di Berlino, nell’attesa che Italia-Francia prenda il via.
Una parte di quei tifosi, però, ha anche un altro evento imperdibile da seguire. L’orario è quasi lo stesso, nonostante il fuso indichi 7 ore di differenza. L’evento si gioca infatti alle World Series Of Poker. L’attenzione di quei tifosi si divide tra la televisione e le notizie che arrivano da Las Vegas via Internet.
Nel momento in cui Italia e Francia si contendono il mondiale ai rigori, l’organizzazione delle WSOP decide di mettere in pausa tutti i tornei in corso. Una decisione di buon senso, della quale beneficiano sia i tifosi da casa che quelli presenti in sala. Tra questi c’è Massimiliano (Max) Pescatori, impegnato quel giorno al tavolo finale dell’evento $2.500 No-Limit Hold’em. Per lui è la prima chance di vincere il prestigioso braccialetto.
Milanese, classe 1971, Pescatori prima di scoprire il poker è un addetto alle vendite nei supermercati e un appassionato di videogame. Il passaggio dai giochi elettronici alle carte arriva in fretta. Scopre il poker al Casinò di Campione, anche se all’inizio lo fa più nella veste di croupier che come giocatore. La professione gli piace, tant’è che poco tempo dopo vola a Las Vegas per seguire un corso professionale per dealer.
Nella Sin City statunitense conosce Valter Farina, il primo italiano a vincere un braccialetto WSOP (nel 1995 con un evento di Seven Card Stud), e soprattutto Marco Traniello che, insieme a Jennifer Harman (allora sua moglie), lo avvia verso il poker professionistico. Gli USA diventano la sua seconda casa. Ma dal punto di vista del gioco sono la prima.
Nel giro di pochi anni, Max Pescatori diventa The Italian Pirate, grazie anche alla bandana tricolore con la quale si siede al tavolo. Ma è un “pirata” anche per la facilità con la quale si impossessa delle chips altrui. Tra il 2002 e la prima metà del 2006 mette a segno 78 ITM (4 sono primi posti), tutti negli States ad eccezione di 5. Poi arriva arriva “quel” tavolo finale. Alle spalle, Max Pescatori ha 8 piazzamenti a premio nelle WSOP, uno realizzato pochi giorni prima. Eppure non è lui l’uomo da battere perché al tavolo c’è un certo Mike Matusow. The Mouth in quel momento ha già sul curriculum 2 titoli WSOP e 8 final table.
Il tavolo inizia quando Italia e Francia hanno da poco iniziato il secondo tempo. Il chipcount è questo:
1. Anthony Reategui (USA) – $959.000
2. Terrence Chan (CAN) – $494.000
3. Max Pescatori (ITA) – $464.000
4. Justin Pechie (USA) – $357.000
5. Mike Matusow (USA) – $335.000
6. Corey Cheresnick (USA) – $249.000
7. Michael Scott (USA) – $146.000
8. Tri “Chico” Ma (USA) – $117.000
9. Matt Heintschel (USA) – $116.000
Pescatori gioca con prudenza. Se fosse calcio, si potrebbe definire un po’ “catenacciaro”. E fa bene perché in breve i due avversari più pericolosi sono out: prima esce Chan (8°) e poi Matusow (7°). Contemporaneamente sale in cattedra Reategui che realizza 4 eliminazioni su cinque. Il giocatore è in rush totale, sembra impossibile da fermare. Poi arriva il break per i calci di rigore. Sembra un segno del destino: l’Italia batte la Francia 5-3, diventa campione del mondo per la 4a volta e qualcosa cambia anche a Las Vegas.
Ripreso il gioco in sala, Anthony Reategui elimina Corey Cheresnick, dando il via alla fase 3-handed. Reategui è in netto vantaggio su Justin Pechie: 2.300.000 chips contro 630mila. Poi c’è Pescatori, più lontano a quota 295mila. Ma il Pirata ha dalla sua tanta esperienza in più.
L’attendismo dell’italiano viene ripagato. Pescatori finisce all-in con due call, ma il pot è a suo favore: triple-up! Poco dopo Pechie pusha i resti con 6♥6♣ ma trova il call del Pirata che lo domina con 8♥8♣. Il board è un avvertimento per Reategui: K♠K♥8♠6♣8♦, quads over fullhouse!
Dopo 5 minuti di gioco in heads-up, Max Pescatori ha già colmato il distacco da Reategui, grazie a un 2-up con colore chiuso al river. Trascorsa qualche mano, ne completa un altro e passa in vantaggio. Ci vuole circa un’ora prima di assistere alla mano conclusiva.
Su un flop che recita 10♣7♦6♥, il player statunitense va all-in. Max Pescatori ci pensa un po’ ma alla fine decide di chiamare. Lo showdown gli è però sfavorevole e rivala un call forse un po’ ai limiti da parte del Pirata. Rateguei ha Q♦10♦, top pair. Pescatori invece mostra J♣8♣ e deve sperare in un 9 o in un J. Poco più del 30% di chance. Quando al turn scende un K♥ le probabilità di vittoria scendono al 16%. Ma il river cambia tutto: un 9♦ che regala la scala, $682.389 di premio e il primo braccialetto WSOP a Max Pescatori.
Nella carriera dell’Italian Pirate ce ne saranno altri tre: nel $2.500 Mixed Pot-Limit Hold’em/Pot Limit Omaha (2008), nel $1.500 Razz (2015) e nel $10.000 Seven Card Stud Hi-Lo 8 or Better Championship (2015). Per la cronaca, nel 2017 Max Pescatori ha messo quest’ultimo all’asta su ebay, per aiutare i terremotati di Capricchia. Il pezzo è stato acquistato dalla famosa giocatrice Jennifer Tilly per $11.600.
A 51 anni il player milanese ha già realizzato 224 piazzamenti a premio nei maggiori tornei internazionali, di cui 50 alle WSOP, 3 al WPT e 4 all’EPT. Il tutto per $4.620.846, una cifra che lo colloca attualmente al 3° posto nella All Time Money Lista italiana, dietro a Dario Sammartino (1°) e Mustapha Kanit (2°), e davanti a Filippo Candio.
Ma sono i 4 braccialetti WSOP a rappresentare i sigilli d’oro sulla carriera di uno dei più forti giocatori italiani di sempre. Il primo titolo, poi, ha un valore particolare: dopo 11 anni di astinenza, ha fatto da apripista per altri successi azzurri a Las Vegas. Da quel giorno le WSOP sono diventate un po’ meno avare per il poker made in Italy.
Foto di testa: Max “The Italian Pirate” Pescatori (credits PokerNews)