La finale di Euro 2020 sarà tra l’Italia e l’Inghilterra. Gli azzurri di Mancini, pur forti di una notevolissima striscia positiva, sono arrivati a questo punto un po’ da outsider, mentre la nazionale dei Tre Leoni è stata data fin dall’inizio come una delle favorite, sia per il valore della squadra che per l’indubbio vantaggio di aver giocato la stragrande maggioranza delle partite in casa, compresa la finale che si giocherà sempre nello stadio di Wembley.
Dopo anni e anni passati a cercare un equilibrio tra la tradizione del calcio inglese e le varie innovazioni portate dai tecnici stranieri presenti in Premier League, finalmente la nazionale di Southgate sembra essere riuscita a trovare una sintesi efficace delle due anime, tradizionalista e cosmopolita, che animano il football nella terra d’Albione.
Come si difende l’Inghilterra
Adottata efficacemente in alcune occasioni anche quella che qualche anno fa sarebbe sembrata un’eresia, ovvero la difesa a 3, l’Inghilterra fa sempre dell’intensità agonistica la sua arma principale, con i terzini abili a correre in continuazione su e giù per la fascia e due ali veloci e abili in dribbling a supporto di un centravanti, Harry Kane, che racchiude tutte le doti del classico striker britannico insieme a quelle capacità di legare il gioco che è sempre più richiesta ai 9 moderni.
Nonostante l’ottimo curriculum che può vantare Jordan Pickford in questo europeo (l’unico gol subito finora è quello, splendido, su punizione di Damsgaard in semifinale), la difesa inglese è sembrata tutt’altro che impenetrabile dal punto di vista tattico. I clean sheet accumulati fino alla semifinale sono dovuti più a meriti individuali dei difensori e ad errori degli avversari che ad un’efficace copertura di squadra.
C’è da dire che l’abilità dell’Inghilterra a ripartire in velocità, grazie agli impressionanti scatti in profondità di Sterling, Saka e compagnia ha spesso costretto gli avversari a difendere molto bassi, facendo così mancare un adeguato supporto in attacco agli attaccanti spesso preda delle marcature dei centrali britannici, fisicamente imponenti e ottimi in questo fondamentale.
Nonostante un numero di pressioni portate sull’avversario più alte (937 contro 933), i giocatori inglesi hanno recuperato palla meno volte rispetto a quelli italiani (245 contro 252). In particolare il recupero palla inglese si è concentrato sulla zona centrale del campo, dove opera l’instancabile Kalvin Phillips, autore da solo di 172 azioni di pressing. Al contrario, il conto del pressing nella trequarti offensiva è migliore nel caso dell’Italia, così come nella zona difensiva del campo.
Ne consegue che la squadra britannica può soffrire il palleggio di centrocampisti di qualità quali possono essere Jorginho e Verratti, costringendo Mason Mount, trequartista, a rientrare maggiormente a centrocampo e i vari difensori ad uscire dalle posizioni. Più in generale, l’Inghilterra dimostra di essere maggiormente vulnerabile quando attaccata in velocità, vista la propensione dei suoi difensori a lasciare ampio spazio alle loro spalle. Le speranze dell’Italia, ancora una volta, sembrano essere riposte maggiormente nella velocità di Federico Chiesa.
Kane e Sterling, i grimaldelli per aprire le difese
Ad oggi nessun piano tattico avversario è riuscito a sopravvivere all’incontro con Raheem Sterling. L’ala del Manchester City è l’arma in più di questa Inghilterra, il giocatore capace di dare imprevedibilità alla manovra offensiva, grazie alle sue straordinarie doti di velocità e dribbling. Al di là della manovra offensiva, non particolarmente elaborata, sono stati gli strappi di Sterling a consentire all’Inghilterra di rendersi pericolosa nell’area avversaria.
Dai suoi piedi sono partite ben 16 azioni che hanno portato ad un tiro in porta, di cui 9 passaggi a palla attiva, e per 3 volte si è reso protagonista di un’azione che si è conclusa con un gol. Limitare questo giocatore sarà il compito principale di Di Lorenzo, che però dovrà per forza essere aiutato a turno anche da Barella e Chiesa, per evitare che Sterling possa arrivare a scambiare con Kane al limite dell’area, situazione in cui l’Inghilterra risulta letale.
Il potenziale offensivo, in particolare sulla trequarti, è comunque impressionante. Southgate ha a disposizione un’enorme gamma di varianti di altissimo livello per cambiare la partita secondo le sue necessità: i dribbling funambolici di Jadon Sancho, la capacità di gestire palla e trovare i tempi di gioco di Jack Grealish, il movimento e gli inserimenti di Phil Foden, fino ad un centravanti dalle caratteristiche più “old school” come Calvert-Lewin, nel caso possa pensare di passare ad uno schieramento con due punte come nella più classica tradizione inglese. Per non parlare di Marcus Rashford, che fatica a trovare una collocazione precisa nell’assetto offensivo di Southgate ma che può ricoprire agevolmente qualsiasi posizione dalla trequarti in su.
Kane ha giocato le prime partite questo Europeo sottotono, ma nelle ultime partite si è ampiamente rifatto dell’inizio incerto. Chiellini e Bonucci hanno dimostrato nella partita contro il Belgio di essere in grado di controllare un centravanti di livello come Lukaku, ma Kane rispetto al belga è capace di sottrarsi alle marcature rientrando maggiormente verso il centrocampo, liberando così gli spazi per le avanzate di Sterling e Saka, per poi farsi trovare nuovamente pronto alla conclusione in mezzo all’area.
Come limitare l’attacco inglese
Dovranno essere molto attenti i nostri difensori a non farsi attirare in trappola da questi movimenti, e Mancini dovrà valutare se non sia il caso di giocare ad un certo punto con un difensore a sinistra più difensivo, Bastoni oppure Di Lorenzo con Toloi a destra, in maniera da non lasciare troppo il fianco alle incursioni di Saka, meno pericoloso di Sterling palla al piede ma anch’egli dotato di uno scatto bruciante.
Essenziale sarà riuscire a portare pressione fin dai primissimi istanti in cui sono in possesso del pallone, per evitare che riescano a trovare agevolmente la profondità. Probabile quindi che si parta nuovamente con Chiesa e soprattutto con Immobile, che al di là di alcuni errori in fase di conclusione, può vantare un grandissimo numero di interventi di disturbo sui primi portatori di palla avversari, mentre l’utilizzo di Belotti è più indicato, come successo finora, nelle fasi di gioco avanzate, quando le squadre si allungheranno e ci sarà bisogno di qualcuno in grado di proteggere palla e far salire la squadra.