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E’ possibile vincere 5,3 milioni di dollari in 7 anni solo con i tornei, realizzare un Triple Crown, diventare uno dei giocatori di poker più conosciuti e poi sparire? Sembrerebbe di sì, perché è quello che ha fatto Roland De Wolfe.

Il giocatore britannico, classe 1984, è stato uno dei più vincenti nel periodo che va dal “Moneymaker-effect” (2003) al Black Friday (2011). Sono i suoi risultati a dirlo.

Dopo le prime apparizioni torneistiche datate 2004, De Wolfe nel 2005 mette a segno il primo colpo grosso. Vince il WPT Major Grand Prix di Parigi, battendo in finale il forte finlandese (8 milioni di dollari vinti fino ad oggi) Juha Helppi nonché campione in carica del torneo. Quello è il primo titolo utile per il futuro Triple Crown, nonché foriero di ben 574.419 dollari di premio.

Un anno dopo fa ancora meglio, in termini economici. Nell’aprile 2006 Chiude terzo al WPT Championship di Las Vegas che ha un buy-in da 25mila dollari. Il premio è adeguato all’investimento e alla performance: $1.025.205. Sei mesi dopo arriva il secondo tassello per il Triple Crown.

L’obiettivo si chiama EPT di Dublino. De Wolfe vince e incassa altri $554.300, lasciandosi alle spalle un certo William Thorson (3°) e – un po’ più distaccato – l’azzurro Luca Pagano (13°), astro nascente del tour con la picca.

Seguono tanti altri risultati d’eccellenza, compresi due tavoli finali alle WSOP (2007 e 2008), mentre un terzo lo aveva già raggiunto nel 2006. De Wolfe in quel periodo è una presenza costante a Las Vegas, anche perché Il braccialetto con il marchio World Series Of Poker è infatti l’unico titolo che gli manca per raggiungere l’americano Gavin Griffin tra i vincitori del Triple Crown.

L’attesa del professionista britannico dura solo un anno. Nel 2009, infatti, Roland De Wolfe vince il $5.000 Pot Limit Omaha Hi/Lo delle World Series Of Poker. Il premio è costituito dal braccialetto, 246.616 dollari e dal Triple Crown. Ma la sua voglia di poker non si esaurisce, almeno per un altro anno.

Tra il 2009 e il 2010 centra 19 ITM. Tra questi ci sono un altro final table WSOP (5° nel $1.500 NLH del 2009) e un 4° posto nel Main Event delle WSOPE di Londra del 2010 per 430mila dollari (al secondo posto di quel torneo si piazza l’italiano Fabrizio Baldassari). L’ultimo risultato registrato su TheHendonmob.com arriva dall’APPT di Sydney: chiude 8° per un finale di carriera da 50mila dollari.

Da quel momento in poi Roland De Wolfe abbandona il poker. Negli anni successivi farà giusto qualche apparizione, la più importante al Big One For One Drop delle WSOP 2012, ma sostanzialmente la sua carriera di poker pro sembra conclusa. Perché?

La ragione, raccontata dallo stesso De Wolfe in un podcast di PokerNews.com, è semplice: ad un certo punto i tornei di poker sono diventati meno godibili. L’ambiente si è fatto molto più serio, e in generale il mondo del poker è stato monopolizzato dai professionisti.

Si è persa la voglia di socializzare al tavolo: cuffie, occhiali da sole e iPad. “Via tutta quella roba“, suggerisce “e ben venga lo shot clock per ridurre i tempi di azione“.

C’è meno divertimento, quindi, ma De Wolfe è costretto ad ammettere che è anche molto più difficile vincere. E’ un discorso che abbiamo sentito fare anche da altri giocatori i quali, pur non avendo dismesso del tutto le carte, hanno unito al gioco altri percorsi professionali. L’ex professionista inglese, in questo senso, è stato molto lungimirante.

Oggi Roland De Wolfe gestisce insieme al fratello uno studio di registrazione nel cuore di Londra. Una parte delle vincite realizzate con il poker le ha investite in proprietà e attività di vario tipo che impegnano buona parte della sua vita.

La sensazione che emerge dal racconto di De Wolfe è che ci sia un tempo per tutto. “Non ho intenzione di fare come Erik Seidel, che giocherà fino a ottant’anni“, dice ridendo il Triple Crown winner. “Il poker oggi ha meno storie da raccontare, ha perso la sua forza narrativa“. E il suo fascino.

Il gioco, però, non è scomparso completamente dal suo orizzonte ottico. Londra offre sempre delle buone partite di cash game. Inoltre, il post pandemia – questa è una parte inaspettata del suo racconto – sembra aver riportato molti giocatori amatoriali in sala. Parliamo ovviamente di Stati Uniti, dove il poker live è ripartito già da un po’. E infatti De Wolfe ad aprile si è recato in Florida per giocare una tappa WPT. E’ probabile che la stessa cosa succeda anche in Europa, non appena i tornei live riprenderanno.

Rivedremo quindi Roland De Wolfe in azione nei tornei dal vivo? E’ possibile anche se “sporadicamente”. E forse già alle prossime World Series Of Poker.

Foto di testa: Roland De Wolfe (credits PokerNews)