Il quarto meno nobile sulla carta è quello tra Danimarca e Repubblica Ceca, che si contendono la palma di sorpresa di questo Euro 2020.
Percorsi diversi stesso obiettivo
L’ultima volta che la Repubblica Ceca era approdata sino ai quarti di finale di un Europeo, Pavel Nedved era fresco vincitore del Pallone d’Oro e Milan Baros entrava nella storia del torneo come capocannoniere.
Il percorso della Repubblica Ceca è stato sin qui leggero, tutt’altro che affannoso. In piena sintonia con un vocabolo ceco intraducibile in italiano: pohoda, da leggere rigorosamente con l’acca, indica infatti uno stato di rilassatezza e tranquillità totali. Il chill americano in versione cecoslovacca – ma sarebbe più giusto dire il contrario.
In un girone tutt’altro che scontato con Inghilterra, Croazia e Scozia, la Repubblica Ceca ha quasi rischiato l’impresa di arrivare al primo posto. Dopo aver battuto 2-0 la Scozia nella gara d’esordio, con una doppietta da brividi di Patrick Schick – che è a quota 4 reti, a un gol da Cristiano Ronaldo, uscito dal torneo contro il Belgio qualche giorno fa –, ha impattato 1-1 contro una Croazia debole guidata dall’estro sconfinato di Luka Modric e dalla prontezza di Ivan Perisic, per poi perdere 1-0 contro l’Inghilterra in una sfida che però non le è costata la qualificazione agli ottavi.
Per la Danimarca il percorso è stato inverso, ed è questo che più di ogni altra cosa deve preoccupare il ct ceco Silhavy. Dopo i terribili minuti che hanno accompagnato Danimarca vs Finlandia e il mondo del calcio, in seguito all’arresto cardiaco di Christian Eriksen, è arrivata la sconfitta coi finlandesi – al rientro in campo di una partita che probabilmente non si sarebbe dovuta giocare – e con il Belgio, al termine di una partita nella quale, ad essere onesti, la Danimarca non solo non ha demeritato, ma avrebbe forse meritato qualcosa in più del pareggio. È arrivata invece una sconfitta che sembrava aver definitivamente compromesso l’Europeo del ct Hjumland. Niente affatto.
Nell’ultima partita del girone, complice il risultato del Belgio contro la Finlandia, è arrivato un clamoroso 4-1 dei danesi nei confronti della debole Russia di Cerchesov. Un risultato che non solo ha dimostrato la forza della Danimarca, mai doma per davvero, ma ha messo in evidenza un divario tecnico tra lei e le altre del girone – escluso il Belgio chiaramente – che meritava un effettivo riconoscimento.
Il riconoscimento è arrivato, e ad Amsterdam un intero popolo, unito e rinforzato – come il gruppo guidato da Hjumland – dalla ripresa dell’amico e compagno di squadra Eriksen, che ad Amsterdam è visto come un figlio, uno di casa, non c’è stato nulla da fare per il piccolo Galles, reso ancor più piccolo da una Danimarca straripante.
Come sono andate agli ottavi.
Arrivato agli ottavi al netto di un ottimo girone europeo, il Galles è stato ridicolizzato dalla furia danese. Ma concentrarsi sull’agonismo di questa squadra sarebbe riduttivo. Quando vinci 4-1 con la Russia e 4-0 col Galles, a distanza di pochi giorni, qualcosa in più della semplice condizione fisica e volontà nervosa entra in campo.
È la qualità, che il ct Hjumland ha saputo mettere sapientemente a disposizione di un gioco che sembra fatto ad immagine e somiglianza dell’11 schierato in campo. Alla festa si è aggiunto – da grande protagonista – quel talentissimo mai sbocciato di Kasper Dolberg – che in questo stadio, alla Johann Cruyff Arena, si è messo in bella mostra – che ha messo a segno una doppietta (splendido il primo gol) importante tanto per lui, che probabilmente riavrà una chance dal 1’ contro la Repubblica Ceca, quanto per il gruppo, che non ha mai avuto fino ad ora una punta di peso vera e propria. Braithwate, che pure è andato in rete, è un giocatore straordinario ma il suo ruolo è difficilmente definibile come prima punta. Comunque sia, sono scelte difficili che farebbero leccare i baffi a qualsiasi ct. La Danimarca ha un futuro luminoso.
La Repubblica Ceca ha vinto una partita che la vedeva sfavorita in malo modo alla vigilia. L’Olanda era infatti una delle più probabili candidate ai quarti di finale, ma la fase a eliminazione diretta – si sa – può risultare assai beffarda. Tutte, d’altra parte, hanno dovuto combattere strenuamente per raggiungere i quarti. Ecco perché Danimarca vs Repubblica Ceca è una partita così interessante. Tanto l’una quanto l’altra hanno ottenuto il pass tra le migliori otto dell’Europeo senza passare per chissà quale fatica – vuoi dei supplementari, come Italia, Spagna, Ucraina, Svizzera ai rigori, vuoi per difficoltà della partita, come Inghilterra e Belgio.
I cechi, che hanno saputo resistere agli attacchi degli olandesi, soprattutto con quell’occasionissima capitata a Mahlen sul quale è stato molto bravo e reattivo Vaclik, hanno sfruttato alla grande l’espulsione di De Ligt, per poi capitalizzare con le reti di Holes e il solito Schick, spauracchio delle difese avversarie, in uno stato di forma incredibile.
La Repubblica Ceca non ha semplicemente vinto una sfida difficilissima, ma lo ha fatto senza patemi eccessivi. Certo rischiando qualcosa in avvio, ma senza mai scomporsi. Pohoda, appunto. Tranquillità. Chissà se basterà contro la furia danese.
Da tenere d’occhio
Senza azzardare il pronostico sui marcatori, alcuni duelli meritano di essere attentamente studiati.
In primis, quello tra Simon Kjaer e Patrick Schick. Se il difensore del Milan sta vivendo una stagione incredibile, ai limiti della perfezione, l’attaccante del Bayer Leverkusen sembra inarrestabile. Sarà un duello clamoroso, da seguire con la massima attenzione, perché è qui che potrebbe decidersi molto della partita e della qualificazione. Ma occhio anche alla possibile marcatura a due sull’attaccante ex Roma, co-condotta dal campione d’Europa (per club) Christensen.
A centrocampo, sarà meravigliosa la sfida tra Soucek – fuoriclasse e gioiellino del West Ham United – e Hojbjerg, che rivedrà in Soucek il proprio passato di promessa splendente. Sulle fasce, non c’è probabilmente partita. Sia Braithwaite che Maehle – ennesimo goleador europeo di scuola bergamasco–gaspiana – potrebbero dar molto fastidio alla difesa ceca, organizzata e attenta, ma lenta.
Occhio davanti al già citato Dolberg e a Damsgaard, gran talento scovato dalla Sampdoria, che si sta ritagliando un ruolo da protagonista nella Danimarca in assenza del vero 10 della squadra, Christian Eriksen.
Nella Repubblica Ceca, l’occhio – o almeno l’orecchio – non può che cadere su Masopust, solo omonimo del pallone d’oro ceco del 1962, tra i più forti calciatori della storia del calcio. Dietro Kaderabek dà certezza e cattiveria agonistica, mentre a centrocampo Holes fa da geometra, con Barak e Soucek ad agire da mezze ali.
Davanti, il già ricordato Schick, ma occhio dalla panchina anche agli ingressi di Jankto e Kral. Se è vero che la Danimarca segna tanto, la Repubblica Ceca subisce pochissimo – appena 2 gol presi in 4 partite.
Forse il vero duello della partita sarà questo qui.