In un Euro 2020 che sta riservando partite piene di gol e di pathos, troviamo uno dei risultati assolutamente più clamorosi già agli ottavi di finale, con la Francia campione del mondo eliminata ai rigori dalla Svizzera.
Francia: i motivi di una disfatta
Nella Francia le assenze di Lucas Hernandez e del suo sostituto Lucas Digne sono state a dir poco decisive. Le scelte di Didier Deschamps per ovviare alle assenze dei suoi due terzini sinistri non hanno per nulla convinto (e probabilmente gli hanno fatto rimpiangere di aver lasciato a casa il fratello pari ruolo di Hernandez, il milanista Theo).
Lo schieramento iniziale della Francia vedeva una sorta di difesa a tre con Lenglet al centro e Varane e Kimpembe ai suoi lati, mentre Pavard e Rabiot agivano da esterni a tutto campo. Con Mbappé e Griezmann in attacco ai lati di Benzema, il centrocampo era affidato ai soli Pogba e Kanté. La maggior compattezza degli svizzeri sulla mediana, con due instancabili motorini come Freuler e Xhaka non ha permesso ai francesi di sviluppare gioco, e il grossolano errore in marcatura di Lenglet su Seferovic ha permesso al centravanti del Benfica di portare in vantaggio la Svizzera.
Deschamps ha cercato di correre ai ripari, rimodulando la squadra con una più familiare difesa a 4, allargando Kimpembe sulla fascia sinistra e arretrando Pavard sulla linea difensiva, dando così l’opportunità a Rabiot di aiutare maggiormente il centrocampo. Sulla fascia destra però il continuo avanti e indietro di Pavard lo ha progressivamente escluso dal gioco, ed i movimenti a rientrare per cercare palla di Griezmann hanno lasciato la fascia completamente in balia delle cavalcata di Zuber.
All’inizio del secondo tempo poi ha potuto aggiustare maggiormente la squadra, togliendo un deludente Lenglet per inserire Coman in attacco sulla fascia sinistra, lasciando a Rabiot il compito di terzino sinistro nel nuovo 4-2-3-1, con Griezmann nel ruolo di trequartista puro e Mbappé spostato sull’out di destra. La Svizzera ha continuato a gestire il gioco e a cercare le ripartenze, trovando anche un rigore con Zuber, ma è stato molto bravo Lloris a parare la conclusione di Rodriguez.
Con il morale rinfrancato dallo scampato pericolo e con l’assetto più congeniale i transalpini riescono ad esprimersi al meglio, e nell’arco di una ventina di minuti, tra il 55° e il 75°, mettono in mostra un calcio di altissimo livello, che gli consente di portarsi sul 3-1 grazie alla doppietta di Benzema e al capolavoro dalla distanza di Pogba. Ma una volta calata la tensione agonistica, la squadra francese è apparsa nuovamente disunita, soprattutto nelle coperture preventive, e l’ingresso di forze fresche come Mbabu e Gavranovic tra le file della Svizzera ha messo in crisi lo schieramento difensivo transalpino, infilato per ben due volte, prima dall’incornata di Seferovic sul cross di Mbabu e quindi dallo scatto in profondità di Gavranovic sul filtrante di Xhaka.
Stordita dal pareggio subito, la reazione francese si è limitata ad una clamorosa traversa di Coman in pieno recupero (ancora una volta Sommer deve ringraziare i pali contro i francesi). Trascorsi i supplementari, è stato l’errore di Mbappé dal dischetto a condannare i francesi.
La delusione francese: caccia ai responsabili
Non si può nascondere che l’Europeo della Francia sia stato un clamoroso fallimento. La nazionale campione del mondo e indicata da tutti come la favorita del torneo esce agli ottavi di finale, dopo aver vinto solo una partita su quattro (contro la Germania su autogol, peraltro). Alcuni giocatori non sono apparsi al massimo delle loro potenzialità, al termine di una stagione che li ha visti competere ai massimi livelli con i loro club, con calendari densissimi.
È finito il ciclo di Deschamps? Zidane aspetta paziente
L’arrogante spregiudicatezza che era stata la chiave del successo nel mondiale di Russia del 2018 questa volta si è trasformata nel tallone di Achille di una squadra che non ha mai dato l’idea di conoscere veramente il proprio avversario.
Ma il principale responsabile è sicuramente Didier Deschamps, le cui scelte tattiche non hanno convinto e che più che creare una squadra si è limitato a far scendere in campo una serie di giocatori di assoluto valore ma che raramente hanno dato prova di avere in mente un’idea di gioco più elaborato della soluzione individuale.
Il contratto di Deschamps con la federazione francese scadrà dopo il Mondiale di Qatar del 2022, ma nel frattempo il fantasma di Zinedine Zidane, che non ha fatto mistero del suo obiettivo di allenare la nazionale, aleggia sulle sue spalle. La Final Four di Nations League, ad ottobre, diventa improvvisamente un importantissimo banco di prova per l’attuale commissario tecnico.
Mbappé e la voglia di strafare
Anche Kylian Mbappé è stata una grandissima delusione. L’attaccante del Paris Saint-Germain è uno dei più forti al mondo e in stagione aveva fatto vedere magie in Champions League, oltre a laurearsi capocannoniere della Ligue 1 con 27 gol. Nessun gol in questo Euro 2020, una serie di errori anche grossolani nei momenti decisivi e soprattutto il rigore decisivo tirato malamente e finito tra i guantoni di Sommer. Nonostante alcuni lampi, come l’assist per il primo gol di Benzema, il giocatore è apparso quasi schiacciato dalla responsabilità di dover dimostrare le sue abilità, scegliendo spesso le giocate più difficili a discapito di un gioco più semplice e in concerto con i compagni.
Mbappé ha solo 22 anni e ha già dimostrato il suo valore, vincendo un mondiale da protagonista a soli 18 anni. Non appare però ancora un leader in grado di trascinare la squadra alla vittoria nei momenti più difficili. Ruolo che in questa nazionale sembrava essere ricoperto dal “perdonato” Karim Benzema, tornato ad indossare la casacca bleus dopo 6 anni di allontanamento e vero fattore decisivo dei galletti con i suoi 4 gol. Anche per questo la decisione di Deschamps di sostituirlo all’inizio dei supplementari ha alzato ulteriori perplessità.
Ammettiamolo: abbiamo tutti esultato all’errore di Mbappé
“I tipi grossi come te mi piacciono, perché quando cascano fanno tanto rumore!”
Questa frase pronunciata nel classico western di Sergio Leone Il Buono, il Brutto e il Cattivo dal personaggio di Tuco Ramirez, interpretato dal piccolo Eli Wallach, nei confronti dell’imponente caporale Wallace (il mastodontico Mario Brega), riassume alla perfezione lo spirito con cui praticamente tutta Italia ha vissuto la sconfitta ai rigori della Francia contro la “piccola” Svizzera.
Dal punto di vista sportivo l’acredine tra Francia e Italia è radicata nel profondo, e vedere i cugini transalpini estromessi da una squadra che gli azzurri, non più tardi di due settimane fa, hanno regolato per 3-0, non deve essere dispiaciuto quasi a nessuno nel nostro paese. Anche alla luce delle dichiarazioni di illustri commentatori francesi, come Patrick Vieira e Fabien Barthez, che non avevano mancato di sottolineare come gli avversari incontrati dagli azzurri finora, Svizzera compresa, fossero di basso livello.
Per questo motivo, nonostante nemmeno la Svizzera sia esattamente la capitale della simpatia europea, l’impresa degli elvetici ha scaldato il cuore di numerosi tifosi più o meno neutrali. Al punto che anche la RSI, Radiotelevisione Svizzera Italiana, ha abbandonato la sua classica compostezza lasciandosi andare ai festeggiamenti, concedendosi addirittura l’utilizzo di esclamazioni in maiuscolo e vari punti esclamativi nei social (ma chiedendo nel contempo scusa).