Dopo un girone dominato e passato in scioltezza, era prevedibile che il passaggio alla fase ad eliminazione diretta avrebbe comportato qualche difficoltà in più per l’Italia. Quello che era difficilmente prevedibile era che l’asticella sarebbe stata alzata in maniera così netta dall’Austria, nazionale di buon livello ma che nessuno certamente annoverava tra gli spauracchi della competizione.
Una partita difficile, nervosa e di fatica
Certo, la storia dell’Italia alle grandi competizioni è fatta di clamorose debacle contro le avversarie più inaspettate, vedi gli storici tonfi contro le due Coree, la Slovacchia, il Costa Rica, la Svezia, lo Zambia… Ma questa volta è stato proprio l’avversario a mettere in difficoltà gli azzurri, che non hanno difettato dal punto di vista caratteriale e dell’applicazione come nelle altre occasioni.
Il pressing degli azzurri non è stato fluido e fruttuoso come in altre occasioni, ma è più merito degli austriaci, soprattutto con Grillitsch bravo a sottrarsi alla pressione dei nostri giocatori più avanzati e a far ripartire la manovra, piuttosto che demerito dei nostri, comunque sempre bravi a compattarsi poi in difesa e a lasciare pochi spazi agli avversari (solo un tiro tentato dagli austriaci nel primo tempo).
Il recupero palla così arretrato però ha costretto gli azzurri ad un dispendio di energie molto maggiore per ripartire in fase offensiva, e si è notato in particolare dal netto calo fisico vissuto nel secondo tempo da Barella e Immobile.
I meriti di un’Austria aggressiva e compatta
I continui raddoppi difensivi dell’Austria sulle corsie laterali, con la coppia Alaba-Baumgartner a contrastare Berardi e soprattutto Laimer in continuo supporto a Lainer nel difficile compito di contenere Spinazzola (sempre più il giocatore chiave dell’Italia), mentre Grillitsch e Shlager andavano in pressione ed in supporto ovunque ci fosse bisogno.
Con Arnautovic e Sabitzer bravi a infastidire le fonti di gioco primarie dell’Italia, Jorginho e Verratti, l’Italia si è ritrovata in enorme difficoltà e alla lunga, dovendo per forza alzare il baricentro per cercare il dialogo tra i reparti, si è aperta alle ripartenze avversarie.
In questa partita così difficile, in cui gli azzurri sono stati anche graziati dal VAR che ha pescato il ginocchio di Arnautovic in fuorigioco quando l’ex giocatore dell’Inter e futuro centravanti del Bologna ha incornato una palla che si è infilata in maniera rocambolesca alle spalle di Donnarumma.
Chiesa e Pessina: l’impatto dei subentrati
A quel punto abbiamo riscoperto il valore di una panchina lunga e della possibilità di inserire giocatori dalle caratteristiche diverse ma in grado di integrarsi comunque agevolmente nello stesso sistema di gioco. Belotti al posto di Immobile ha garantito fisicità e la possibilità di giocare le palle addosso ad una prima punta che piuttosto che cercare la profondità andava ad usare il corpo per proteggere il pallone e dare l’opportunità di salire ai compagni.
Chiesa ha sostituito un Berardi decisamente più deludente e prevedibile rispetto alle prime uscite, giocando maggiormente in verticale e garantendo più velocità e movimento senza palla, favorendo quindi gli inserimenti di Pessina, molto più fresco e bravo ad occupare gli spazi rispetto al Barella visto nella prima parte del match.
Anche Verratti ha accusato un calo fisico netto nel secondo tempo, anche se in questo caso l’ingresso di Locatelli, che così bene aveva fatto nelle prime due partite, non ha apportato significativi miglioramenti alla manovra.
Arrivati ai supplementari, le qualità di Chiesa e Pessina si sono rivelate subito fondamentali con l’uno-due che ha stordito l’Austria, così come l’importanza di avere in porta un portiere dalle qualità di Donnarumma, che ha subito spento i tentativi di rimonta austriaci con una splendida parata sulla conclusione dalla distanza Gregoritsch che ha rinviato di una decina di minuti il gol austriaco, arrivato a due minuti dalla fine grazie ad un colpo di testa in mischia del sinuoso gigante Kalajdzic, ormai troppo tardi per compiere la rimonta che avrebbe portato la partita ai rigori.
Titolari sbagliati o cambi azzeccati?
Merito dei cambi? Formazione iniziale sbagliata? Impossibile leggere una partita del genere con i se e con i ma. Chiesa e Pessina avrebbero avuto lo stesso impatto contro un’Austria attenta, compatta e fresca fisicamente come quella vista prima dei supplementari? Senza il gol annullato che ha fatto da “sveglia” per l’Italia e ha leggermente demoralizzato gli austriaci il finale di partita sarebbe stato uguale?
Quello che è certo è che Mancini ha avuto nuovamente conferma della forza del suo collettivo e che il suo sistema di gioco riesce a valorizzare le diverse qualità dei suoi interpreti. Anche dal punto di vista emotivo questa nazionale ha superato il suo primo incontro ad eliminazione diretta, affrontando molto bene dal punto di vista nervoso situazioni che non aveva mai vissuto prima.
Ora sotto con il Belgio
Nella serata di domenica il Belgio ha eliminato il Portogallo grazie ad uno splendido gol dell’Hazard minore, quel Thorgan che ha passato una carriera sempre all’ombra dell’immenso talento del fratello Eden, con cui ha duettato sulla fascia sinistra dei Diavoli Rossi belgi.
La nazionale di Martinez si è quindi guadagnata il quarto di finale contro gli azzurri con la prospettiva di vendicare la sconfitta all’esordio di Euro 2016, quando gli undici guidati da Antonio Conte rifilarono un netto 2-0 firmato dagli improbabili Emanuele Giaccherini e Graziano Pellé ai belgi all’epoca allenati da Marc Wilmots.
Per gli azzurri forse è un avversario più agevole rispetto al Portogallo che, con il suo estenuante possesso palla e il continuo giropalla al limite dell’area poteva mettere maggiormente in difficolta lo schieramento tattico di Mancini. Il Belgio è una squadra dalla superiore forza offensiva, ma che lascia molti più spazi e allunga maggiormente il campo, condizioni che possono favorire la manovra d’attacco dell’Italia.
Che partita aspettarsi
Molto dipenderà dalle condizioni fisiche di Kevin De Bruyne e Eden Hazard, i due giocatori tecnicamente più importanti del Belgio, usciti malconci dalla sfida con il Portogallo. Senza di loro, come visto nelle prime due partite, la manovra offensiva del Belgio cambia in maniera radicale.
Dal punto di vista dell’Italia può diventare essenziale il pieno recupero di Giorgio Chiellini, che nel confronto tra Inter e Juventus visti tra campionato e Coppa Italia quest’anno ha dimostrato di essere uno dei pochi difensori a reggere il confronto fisico con Romelu Lukaku.
Sicuramente il Belgio non metterà in campo la stessa intensità e la stessa applicazione tattica dell’Austria, ma viceversa ci attaccherà e cercherà di sviluppare il gioco nella nostra metà campo. Sarà un banco di prova importante per gli azzurri, che non affrontano avversari di questo livello dalla doppia sfida di Nations League contro il Portogallo del 2018, all’inizio della gestione Mancini.