La 66ª edizione della Champions League (29ª con la formula e denominazione attuale) si è conclusa con il 2° titolo conquistato dal Chelsea nella sua storia. Nei 176 incontri disputati, a partire dai primi turni di qualificazione l’8 agosto 2020 fino alla finale del 29 maggio 2021, spostata all’ultimo momento allo Stadio do Dragao di Porto, abbiamo potuto gustare lo spettacolo offerto da tutte le migliori squadre d’Europa. Diamo un po’ di numeri che ci aiutano a leggere i fatti più salienti di questa Champions League.
41
Sono i punti della classifica fair play che indicano il Paris Saint-Germain come la squadra meno sportiva di questa edizione della Champions League. Secondo il sistema di punteggio adottato, ad ogni ammonizione viene assegnato un punto, ad un’espulsione per doppia ammonizione due e ad ogni espulsione diretta cinque. In 12 partite il PSG ha ottenuto 25 ammonizioni, due doppi gialli e 2 cartellini rossi, per un totale di 41 punti. Abissale il distacco dalle altre squadre in coda alla classifica: il Siviglia, che in 8 partite ha totalizzato 20 gialli e 1 rosso diretto (25 punti) e il Real Madrid, che in 12 partite si è visto comminare 24 gialli.
Le squadre più corrette sono risultate le due squadre ucraine, entrambe con sole 6 partite giocate: lo Shakhtar Donetsk, con 7 gialli, e la Dinamo Kiev, con 6 ammonizioni e un doppio giallo per un totale di 9 punti. Tra le squadre che hanno superato il girone, troviamo il Borussia Dortmund con la media perfetta di 1 cartellino giallo per ognuna delle 10 partite giocate.
29
Sono i chilometri percorsi sul campo (per la precisione 28.892 metri) da Olivier Giroud nell’arco di 257 minuti giocati, sufficienti per mettere a segno 6 gol e piazzarsi al terzo posto della classifica cannonieri, con una media di 2,08 gol ogni 90 minuti.
Nessun altro giocatore ha ottimizzato in tale maniera il tempo e lo spazio in campo: alle sue spalle per quanto riguarda i gol ogni 90 minuti troviamo Youssef En-Nesyri, autore di 6 reti in 386 minuti (1,39 gol ogni 90 minuti) e Marcus Rashford, con 6 reti in 416 minuti (1,3 ogni 90 minuti). Riguardo al movimento in campo, tra i giocatori che hanno segnato almeno 5 reti quello che ha corso meno dopo Giroud è Marcus Rashford del Manchester United, con quasi 45 chilometri percorsi.
6,6
Sono gli expected goal fatti registrare da Timo Werner, ovvero il numero di gol che l’attaccante del Chelsea avrebbe dovuto segnare viste le situazioni che si era andato a creare. Lo scarso feeling con il gol del tedesco è stato più volte rimarcato, e il fatto che abbia concluso la competizione con 4 reti segnate significa che almeno in due occasioni ha mancato il bersaglio in maniera clamorosa. Un difetto che deve chiaramente limare, nonostante il suo movimento lungo tutto il fronte offensivo sia stato uno dei fattori della vittoria del Chelsea
5878 metri
È la distanza fatta percorrere alla palla dai passaggi progressivi, ovvero finalizzati a far avanzare la propria squadra, da Toni Kroos, autore di ben 98 passaggi di questo tipo nel corso della competizione.
Il centrocampista del Real Madrid, si conferma come uno dei migliori tessitori di gioco d’Europa, facendo registrare ben 129 passaggi nell’ultimo terzo di campo di cui 28 risultati decisivi. Inoltre è risultato il giocatore che ha gestito maggiormente la palla, con 1144 tocchi di palla in 12 partite, staccando nettamente due giocatori che hanno avuto a disposizione una partita in più come Ilkay Gundogan (991 tocchi) e Ruben Dias (989) del Manchester City.
45
Sono i dribbling riusciti da Neymar del Paris Saint-Germain, che si conferma miglior interprete mondiale di questo fondamentale del calcio tanto caro alla scuola brasiliana. A seguire troviamo il compagno di club Kylian Mbappé con 37 dribbling e quindi il connazionale di Neymar in forza al Real Madrid Vinicius Jr. a quota 35, esattamente come il fenomeno Leo Messi del Barcellona. A conferma dell’enorme tasso tecnico del PSG, notiamo che in quinta posizione troviamo Angel Di Maria, autore di 29 dribbling.
44
Sono i falli subiti da Neymar, numero impressionante se comparato a quello di coloro che si sono posizionati in seconda posizione di questa classifica, ovvero Otavio e Jesus Corona del Porto, entrambi a quota 24. Ai piedi del podio il giovanissimo Jude Bellingham del Borussia Dortmund, che ha costretto all’intervento falloso i suoi avversari per 23 volte.
103
Sono le volte che Leo Messi ha tentato una progressione palla al piede, di cui ben 37 nell’ultima trequarti del campo. Il fuoriclasse argentino ha creato ben 56 occasioni da tiro, realizzando 30 passaggi in area di rigore e arrivando al tiro in prima persona 5,33 volte ogni 90 minuti. Numeri che gli hanno fruttato un bottino personale di 5 reti, su 6,3 expected goal creati (1,05 ogni 90 minuti, meglio di chiunque altro).
Nonostante la turbolenta estate vissuta con la separazione ad un passo, il Diez argentino è stato ancora una volta il principale motore offensivo del Barcellona, incapace di fare a meno della propria stella.
6
Sono gli assist forniti da Juan Cuadrado della Juventus in 6 partite, 0,98 ogni 90 minuti. Il colombiano è il giocatore che ha fornito più palle gol ai compagni nell’arco della competizione, 2 in più rispetto al terzetto che segue composto da Joshua Kimmich, Angel Di Maria e Kevin De Bruyne, tutti a quota 4 assist ma giocando più partite (rispettivamente 7, 10 e 8).
18
Sono i falli commessi dal terzetto di giocatori che hanno commesso più infrazioni nel corso del torneo, ovvero Sadio Mané del Liverpool, Cesar Azpilicueta del Chelsea e Frank Onyeka del Midtjylland.
Ma per l’attaccante dei Reds e per il difensore dei Blues gioca a favore il numero di partite giocate ovvero 10, per un totale di 714 minuti, per Mané e 11, corrispondenti a 964 minuti, per il capitano del Chelsea che ha alzato la Coppa dopo la finale. Onyeka invece ha disputato solo le 6 partite di girone con la squadra danese, collezionando tutte le infrazioni in un arco temporale di soli 510 minuti.
5
È la differenza reti fatta registrare dal Manchester United, protagonista di una clamorosa eliminazione nella fase a gironi, nonostante una media gol di 2,5 reti a partita, seconda solo a quella dei campioni in carica del Bayern Monaco (2,7 gol a partita e miglior attacco con 27 gol totali). I 15 gol segnati dallo United però non sono bastati a passare il turno, a causa del 10 subiti (1,67 a partita).
Dopo l’esordio vittorioso in casa del PSG (1-2) e il travolgente successo contro il Lipsia (5-0), i Red Devils hanno subito una clamorosa sconfitta a Istambul, in casa del Basaksehir (2-1). Nonostante il largo successo contro i turchi al ritorno (4-1), le successive sconfitte contro il PSG (1-3 a Manchester) e soprattutto quella di misura di Lipsia (3-2) hanno condannato lo United a proseguire il cammino in Europa League, dove è arrivato fino alla finale persa contro il Villareal.
La statistica inutile: 30
Con l’edizione appena conclusa sono passati esattamente 30 anni dall’ultima apparizione nella massima competizione europea del Nottingham Forest, vincitore di due edizioni della Coppa dei Campioni. Dopo aver vinto la Coppa nel 1979 ed essersi ripetuto da detentore nell’anno successivo, gli inglesi furono eliminati dal CSKA Sofia al primo turno dell’edizione 80/81, e non riuscirono mai più a qualificarsi per le edizioni successive.
In realtà il Forest vanta più Coppe dei Campioni che vittorie nel campionato inglese, conquistato solo nel 1978, e dal 2001 milita nella seconda divisione, la Championship, chiusa quest’anno con un anonimo 17° posto. Tra il 2005 e il 2008 era sceso addirittura in League One, la terza serie inglese, unica squadra campione d’Europa ad essere scesa così in basso.