La Nazionale di calcio della Spagna è stata assoluta protagonista del calcio Europeo e Mondiale per una buona decade, a partire dal 2008.
Vero, oggi molti dei protagonisti che hanno caratterizzato quel periodo d’oro del calcio iberico non ci sono più, ma le “furie rosse” restano una delle squadre da battere in vista dell’Europeo 2020.
Andiamo a conoscerla meglio.
Il CT: Luis Enrique
Partiamo dal mister, quel Luis Enrique che a Roma conoscono piuttosto bene.
Luis Enrique, classe 1970, cresce calcisticamente nello Sporting Gijon, la squadra delle sua città. Centrocampista di grande sostanza e velocità, nel 1991 passa al Real Madrid alla corte di Lorenzo Sanz. Dopo cinque stagioni, in cui si ritaglia comunque un ruolo da protagonista, inspiegabilmente non gli viene rinnovato il contratto, così passa al Barcellona dove diventa un totem e guida la squadra alla vittoria di Campionati e Coppe.
Terminata la carriera sul campo, diventa evidente la necessità (visto il suo acume tattico) di vederlo all’opera anche in panchina, così il Barcellona gli trova un posto alla guida della propria formazione B.
E’ la Roma a scommettere su di lui, nel 2011, tuttavia l’esperienza non risulta essere delle migliori: nonostante il tentativo di qualche implementazione tattica, la squadra non recepisce appieno, e il settimo posto (unitamente ad una eliminazione prematura dall’Europa League) ne valgono le dimissioni.
Due anni più tardi, passa al Celta Vigo, dove però non lascia il segno. Finalmente, nel 2014 torna a Barcellona, stavolta sulla panchina della prima squadra.
I risultati sono clamorosi: vince 2 campionati, 3 Coppe di Spagna, 1 Supercoppa di Spagna, 1 Champions League, 1 Supercoppa Europea, 1 Coppa del Mondo per Club.
La chiamata in nazionale, a questo punto, è una formalità, così Luis Enrique arriva ad allenare le “Furie Rosse” a partire dal 2018.
Dal punto di vista tattico, il mister di Gijon ha fin da subito impostato una tattica piuttosto offensiva, schierando i suoi con un 4-3-3 dedito allo spettacolo.
Tra i pali potrebbe trovar posto il portiere del Manchester United De Gea (anche se la concorrenza di Kepa e Simon è spietata), mentre la difesa sarà presumibilmente composta da Carvajal e Gaya sugli esterni, con Pau Torres e Laporte a completare il reparto. Il cuore del gioco di Luis Enrique si sviluppa in mediana, dove Thiago Alcantara sembra essere il fulcro nevralgico del centrocampo, e al suo fianco si giocano due maglie i vari Rodri, Koke, Fabian Ruiz e Busquets.
Davanti Morata sembra poter essere il punto di riferimento, ai suoi fianchi dovrebbero agire Pedri e Oyarzabal, ma occhio anche a Olmo e soprattutto al giovanissimo Ferran Torres.
La stella: Thiago Alcantara
I tifosi del Lecce ricorderanno con grande piacere un forte e poliedrico difensore, che rispondeva al nome di Mazinho, nella stagione 1990-1991. Ed è proprio durante quell’avventura pugliese che nacque, vicino a Brindisi, il piccolo Thiago Alcantara: quel figlio d’arte oggi è diventato uno dei centrocampisti più forti e completi del mondo, pilastro del Liverpool e totem assoluto della nazionale iberica.
Dopo essere calcisticamente cresciuto nelle formazioni giovanili in Brasile, è stato il Barcellona a crederci per primo, andandolo a prendere nel 2005 per collocarlo nella propria cantera. Anno dopo anno, Thiago migliora costantemente, fino ad esordire nella Prima Squadra nel 2009 agli ordini di Pep Guardiola. Da lì in avanti è un crescendo, stagione dopo stagione, di prestazioni e risultati. A poco a poco Thiago Alcantara riesce nella clamorosa impresa di non far rimpiangere due Semidei come Xavi e Iniesta, con i quali si alterna senza alcun problema, grazie alle sue grandi capacità sia di impostazione che di palleggio e interdizione.
Guardiola, all’indomani del suo passaggio al Bayern Monaco, lo pretende alla propria corte in Germania, e così avviene: Thiago Alcantara passa dal Barcellona al Bayern, e per ben sette stagioni conduce i bavaresi ad una miriade di vittorie e di Coppe.
Nel 2020 passa al Liverpool agli ordini di Klopp, in un’annata però avara di risultati. Tuttavia, il suo curriculum parla chiaro: con all’attivo due Champions League, 11 Campionati vinti, 6 Coppe Nazionali e molto altro ancora, Thiago è pronto a vincere anche con le furie rosse.
La sorpresa: Ferran Torres
La Spagna, è risaputo, è sempre stata fucina di talenti. E anche in questo periodo questo adagio sembra poter venir confermato: negli ultimi mesi, infatti, si sta mettendo in evidenza nel suo Manchester City Ferran Torres, attaccante classe 2000 , che sembra poter lasciare il segno anche a Euro 2020.
Cresciuto nel Valencia, si è poi messo in evidenza per le sue doti da esterno offensivo destro nel 4-3-3 di Guardiola, contribuendo pure alla fase di qualificazione ai Mondiali 2022 con la sua Nazionale. Giocatore velocissimo e molto abile nel dribbling, fa della sua adattabilità tattica la sua arma principale: può infatti venire schierato sia esterno d’attacco destro o sinistro, che ala o all’occorrenza anche punta centrale.
La Spagna all’Europeo
Da un punto di vista statistico, la Spagna ha fino ad oggi colto tre vittorie ai Campionati Europei: la prima, nel 1964; dopo il secondo posto del 1984 alle spalle della Francia di Platini, le furie rosse sono tornate al successo compiendo una doppietta clamorosa tra il 2008 e il 2012 (quest’ultima edizione, peraltro, che noi azzurri ricordiamo bene, avendo pesantemente perso la finale di Kiev per 4-0.
Nell’ultimo Europeo, quello del 2016, la corsa iberica si fermò contro l’Italia di Conte, che partita con gli sfavori del pronostico ebbe la meglio su Piquè e compagni grazie ai gol di Chiellini e Pellè.