Euro 2020 è ormai alle porte e con 12 mesi di ritardo a causa della Pandemia. L’europeo spesso ha riservato grandi sorprese, con le piccole che hanno battuto le big e riscritto la storia della manifestazione.
Dai trionfi di Danimarca e Grecia, alle cavalcate di Repubblica Ceca, Islanda e Galles. Insomma, un manifestazione non certo monotona, in cui il banco viene saltare con molta più facilità, rispetto ad una competizione come il Mondiale.
Vediamo i momenti più incredibili e che hanno ridisegnato la storia del campionato Europeo.
Danimarca: dalle vacanze all’impresa titanica
Una delle più belle favole che il calcio ci possa aver regalato. Bisogna però tornare a qualche settimana prima dello start di Euro 92’. La Jugoslavia ha conquistato sul campo l’accesso al campionato europeo che per l’ultima volta si gioca a 8 squadre. Il paese balcanico però sta per dissolversi in una lunghissima e sanguinosa guerra.
La UEFA non fa sconti davanti alle prime avvisaglie belliche ed esclude il Brasile del Balcani dalla fase finale dell’Europeo. Al suo posto viene quindi ripescata la Danimarca giunta al secondo posto alle spalle degli slavi nel girone di qualificazione.
La federazione danese richiama i giocatori che per lo più sono già in vacanza essendo terminata la stagione nei club e il CT Richard Møller Nielsen è costretto a diramare le convocazioni in fretta e furia. Nel giro di pochissime ore i 20 selezionati si presentano nel centro federale danese e spiccano il volo verso la vicina Svezia, sede del campionato Europeo del 1992.
Gli scandinavi finiscono nel girone dove inizialmente era inserita la Jugoslavia, ovvero nel gruppo A con i cugini svedesi e le più quotate Inghilterra e Francia. Nell’altro gruppo, il B, invece sono presenti i campioni in carica dell’Olanda, la Germania campione del Mondo in carica, la sorpresa Scozia e l’ex URSS che nel frattempo è diventata CSI (Comunità Stati Indipendenti) dopo il crollo del comunismo e del muro.
Per gran parte dell’opinione pubblica e anche per gli stessi danesi, la presenza della Danimarca dovrebbe chiudersi velocemente nel girone. E invece succederà l’esatto opposto. Il primo shock lo regalano proprio Schmeichel e compagni che chiudono al secondo posto nel girone con 3 punti (all’epoca la vittoria valeva ancora 2 punti, ndr).
0-0 con l’Inghilterra all’esordio, sconfitta nel derby scandinavo con la Svezia per 1-0 (rete del parmense Brolin), mentre compiono l’impresa contro la Francia nell’ultima giornata. Larsen segna il momentaneo vantaggio, con Papin che pareggia nella ripresa, ma subito dopo i danesi colpiscono con Elstrup.
Contemporaneamente si materializza il secondo shock: la Svezia che ha collezionato 3 punti in due gare, doma anche l’Inghilterra (quarta classificata al mondiale italiano di 2 anni prima) e nonostante il vantaggio iniziale degli inglesi con Platt, ribalta il risultato.
Successo per 2-1, due punti che blindano la prima piazza nel gruppo A e dunque sono le due truppe scandinave a raggiungere le semifinali, mentre nell’altro raggruppamento Olanda e Germania si assicurano a loro volta il pass sulla strada che porta alla finale.
La Svezia incrocerà i tedeschi, con quest’ultimi alla prima manifestazione da uniti senza alcuna distinzione tra Est e Ovest. Partita dalla mille emozioni, ma alla fine la spunta la Germania per 3-2.
Nell’altra sfida tra Danimarca e Olanda, non bastano 120 minuti per conoscere il nome della seconda finalista. Larsen segna una doppietta nel primo tempo, intervallata dal momentaneo gol di Bergkamp. Nella ripresa l’assalto orange si concretizza in zona cesarini con Rijkaard.
I supplementari lasciano tutto in bilico e quindi servono i calci di rigore: i danesi fanno 5 su 5, con Schmeichel che neutralizza niente meno il penalty di Marco Van Basten. I campioni in carica sono fuori e la Danimarca prosegue il suo sogno.
Tra l’impresa leggendaria e la fine di una cavalcata epica, c’è di mezzo la Germania. I tedeschi cercano il tris, dopo i trionfi del 1972 e del 1980. Ma soprattutto sperano di fare l’accoppiata, dopo il successo mondiale ottenuto due anni prima ad Italia ‘90.
Invece succede che la Danimarca dei vari Schmeichel, Olsen, Larsen, Vilfort, Elstrup, Povlsen e la stella Brian Laudrup completi il capolavoro. Il 26 giugno del 1992, allo Stadio di Goteborg si consuma la più incredibili delle finali. La Germania iper favorita è piegata con una rete per tempo di Jensen e Vilfort.
Il paradiso si colora di rosso e bianco, con la Danimarca di Richard Møller Nielsen che compie uno dei più grandi miracoli sportivi di sempre laureandosi campione d’Europa. Per la serie Davide batte Golia.
La quasi vittoria della Repubblica Ceca
Passano quattro anni e a Euro 1996 in Inghilterra per poco non si consuma un’impresa bis, per merito della Repubblica Ceca. Nazione nata nel 1991, dalla fine della Cecoslovacchia che da unica nazione, si divide fra Repubblica Ceca appunto e Slovacchia.
Calcisticamente la Cecoslovacchia ha sempre avuto un posto speciale nell’immaginario collettivo, soprattutto grazie alla sua nazionale che vinse l’Europeo del 1976. Il Mondiale di Italia ‘90 rappresenta l’ultimo giro di valzer prima della divisione.
La Repubblica Ceca insomma tiene fede alla bontà del calcio di quella ex nazione, centrando la qualificazione all’Europeo in terra inglese. Il primo a 16 squadre, con 4 gironi da 4 formazioni l’uno e la promozione ai quarti di finale, delle prime due classificate per ogni raggruppamento.
I cechi del CT Dušan Uhrin vengono inseriti in un girone di ferro con Germania, Italia e Russia. Insomma un debutto davvero di fuoco. La squadra non batte ciglio, con l’innovativo modulo del 3-3-3-1 assalta qualsiasi rivale. La prima giornata però si chiude con un Ko per 2-0 contro la Germania.
La prima sorpresa arriva proprio nel match successivo, quando Nedved e soci superano 2-1 gli azzurri. Saranno due punti decisivi, in quanto nell’ultimo turno l’Italia pareggia 0-0 e la Repubblica Ceca impatta 3-3 in rocambolesco match con la Russia, in cui risulta decisiva la rete di Smicer a tre minuti dalla fine.
Lo scontro diretto tra cechi e azzurri premia i primi e se gli uomini di Sacchi sono clamorosamente out, la truppa di Uhrin avanza. Ai quarti di finale ecco il Portogallo di Rui Costa, Figo e Couto. Una nuova generazione lusitana sta nascendo, ma a Birmingham il 23 giugno 1996 sorride solo la truppa Ceca, grazie alla rete di Poborský.
Al pari della Croazia, la Repubblica Ceca era ritenuta l’Underdog dell’Europeo: croati fuori ai quarti contro la Germania, nonostante i vari Suker, Boban e Prosinečki, mentre Nedved e soci avanzano alle semifinali. Gli avversari sono i francesi che hanno battuto l’Olanda nei quarti ai calci di rigore.
Quella Francia sta vivendo, dopo il trionfo europeo del 1984, 12 anni di assoluto nulla calcistico. Mancate clamorosamente le qualificazioni ai Mondiali del 1990 e del 1994, nonostante la presenza di giocatori come Papin, Cantona e molti altri ancora, oltre ad aver saltato da campioni in carica Euro 1988, per la mancata qualificazione.
La Francia però al tempo stesso sta gettando le basi per un ciclo impressionante che prenderà corpo appena due anni dopo con la vittoria del mondiale giocato in casa. In quella semifinale 120 minuti non bastano per designare l’avversaria della Germania che nel frattempo ha eliminato i padroni di casa dell’Inghilterra ai calci di rigore, dopo che la gara si era chiusa sull’1-1.
Nessuna rete invece tra R. Ceca e Francia, con i tiri dagli 11 metri ad emettere il verdetto. La prima serie da 5 si chiude in perfetta parità: 5-5. Si va ad oltranza e per la Francia fallisce Pedros, mentre la Repubblica Ceca si regala la finale con la trasformazione di Kadlec.
I cechi volano verso la finalissima, contro ogni pronostico. Adesso resta solo da scalare l’ultima montagna per conquistare il titolo Europeo. Come detto però, dall’altra parte c’è una Germania che vuol cancellare la beffa di 4 anni prima e soprattutto mettere in bacheca il terzo europeo della sua storia.
I tedeschi sono alla loro terza finale in 16 anni in ambito europeo, a cui vanno aggiunte tre finali di fila nel Mondiale, dal 1982 al 1990, con il successo nella kermesse ospitata dall’Italia sei anni prima. Dunque una squadra incredibile.
La finale è un concentrato di emozioni, con i cechi che accarezzano il sogno al minuto 58’: Berger porta avanti la R. Ceca. Quindici minuti dopo però, l’attaccante dell’Udinese Oliver Bierhoff fa 1-1 e manda la gara ai supplementari in quel di Wembley. Si tratta della prima finale con il Golden Gol ai supplementari: chi segna per primo vince e la gara si interrompe.
Lo stesso Bierhoff si conferma in stato di grazia e al 5’ del primo tempo supplementari firma il gol del sorpasso che vale il 2-1. La Germania 16 anni dopo torna sul tetto d’Europa e il sogno della Repubblica ceca svanisce ad un passo dal traguardo.
Grecia 2004: gli Dei in Portogallo
L’Europeo del 2004 vede tra le favorite per la conquista del titolo, Italia, Francia, Germania, Inghilterra, oltre ai padroni di casa del Portogallo che schierano un giovanissimo Cristiano Ronaldo, appena 19enne. Fra le squadre qualificate a sorpresa ci sono la Lettonia, la Bulgaria e la Grecia guidata da quella vecchia volpe tedesca che risponde al nome di Otto Rehhagel.
La formula del team ellenico è molto semplice: catenaccio in stile fort Apache e poi sperare di colpire di rimessa, oppure sulle palle inattive a proprio favore. La Grecia viene sorteggiata nel gruppo A con Portogallo, Spagna e Russia.
La formazione di Otto Rehhagel regala subito la prima grande sorpresa battendo 2-1 i padroni di casa del Portogallo nella prima giornata. L’interista Karagounis fa 1-0, Basinas fa 2-0 dagli 11 metri e la rete di Cristiano Ronaldo al 90’ serve solo per le statistiche.
Nella seconda giornata la Grecia sfida la Spagna. Furie rosse avanti nel primo tempo con Morientes e nella ripresa fa 1-1 il bomber Charisteas. Nell’ultima giornata le emozioni non mancano. Ellenici battuti dalla Russia per 2-1, mentre il Portogallo si assicura la prima piazza nel girone superando 1-0 la Spagna.
A quel punto sia la Grecia e sia la Spagna sono appaiate a quota 4 in classifica, con 0 entrambe nella differenza reti. La formazione di Rehhagel ha segnato 4 reti, contro le due messe a segno dagli iberici. Il secondo posto va quindi alla Grecia che prosegue la corsa.
Una sorpresa anche per la stessa federazione ellenica che convinta di una veloce eliminazione aveva prenotato l’hotel della squadra per le prime due settimane della kermesse. Così serve un veloce trasloco in un nuovo Hotel e poi via ad affrontare la Francia campione in carica.
Altro match dall’esito scontato? Nemmeno per idea. Zidane e soci assaltano la porta avversaria ma senza riuscire a trovare il gol del vantaggio. Quel gol che segna invece Charisteas al minuto 65’. E’ la rete che vale il pass verso la semifinale, mentre l’Europa capisce che questa Grecia non è più un semplice fuoco di paglia.
In semifinale l’avversario da domare si chiama Repubblica Ceca. Quest’ultimi, a distanza di 8 anni tornano a giocarsi l’accesso alla finale. Ma ancora una volta sono Karagounis e compagni ad esultare, grazie alla rete del romanista Traianos Dellas allo scadere del primo tempo supplementare. Per la prima volta c’è il Silver Goal: ovvero una rete nel solo primo tempo supplementare mette fine al match. Il gol ellenico arriva sul suono della sirena ed ecco che le porte della finale a Lisbona si aprono, mentre il Portogallo si qualifica a sua volta dopo aver steso 2-1 l’Olanda.
Il 4 luglio del 2004 allo stadio Da Luz si gioca la più insolita delle finali, con un marea di tifosi biancoblu che si sono riversati in massa nella capitale lusitana. Il copione è chiaro: il Portogallo fa la gara e la Grecia colpisce di rimessa.
E al minuto 57’ colpisce bene il solito Charisteas che firma il gol della vittoria. Finisce 1-0 con la Grecia che si catapulta nell’olimpo del pallone e porta a casa il primo titolo europeo, grazie alla sagace maestria del suo allenatore Otto Rehhagel. Gli Dei per una notte sono lui e i suoi ragazzi, mentre dall’altra parte Cristiano Ronaldo in campo ed Eusebio in tribuna piangono lacrime amare.
Islanda e Galles che debutti nel 2016
L’Europeo 2016 si annuncia come il ballo delle debuttanti. Complice l’allargamento da 16 a 24 squadre, approdano per la prima volta alla fase finale: Islanda, Galles, Nord Irlanda, Albania e Slovacchia. Le prime due lasceranno a modo loro il segno.
L’Islanda inserita nel gruppo F, con Portogallo, Austria e Ungheria. Due pareggi per 1-1 nelle prime due giornate per gli islandesi contro rispettivamente Portogallo e Ungheria. Serve quindi un successo nella terza ed ultima giornata per proseguire il cammino e l’avversario è L’Austria.
Islanda avanti con la rete di Böðvarsson, mentre nella ripresa pareggia i conti Schöpf. Quando ormai il segno X sembra indirizzare la gara, ecco il gol al minuto 94 di Traustason che vale la qualificazione dei “nordici” agli ottavi di finale.
Nella fase a scontri diretti l’Islanda trova l’Inghilterra. I maestri del gioco del calcio partono forte e al 4’ sono avanti con il rigore di Rooney. Nemmeno due giri di lancetti e gli islandesi pareggiano i conti con Sigurðsson. al 18’ sorpasso dell’Islanda con Sigþórsson. Poi gli islandesi difendono con le unghie e con i denti il 2-1 e al temine della gara, esplode di gioia la tifoseria nordica in quel di Nizza.
Ai quarti di finale l’avversario ha la fisionomia della Francia, padrone di casa. Si gioca a Parigi e tutti guardano con curiosità al match: davide contro golia, con la sorpresa islandese opposta alla principale favorita per la vittoria del titolo.
L’Islanda regge appena 12 minuti, poi la Francia affonda il colpo chiudendo la prima frazione sul 4-0. Nella ripresa Sigþórsson e Bjarnason provano a rendere meno pesante il passivo, con il successo finale dei transalpini per 5-2 che mette fine al sogno islandese.
L’altra terribile matricola è il Galles. Inseriti nel gruppo B con Slovacchia, Russia e Inghilterra, i britannici partono subito forte battendo 2-1 la Slovacchia, con le reti di Bale e Robson-Kanu.
Nella seconda giornata i gallesi sono impegnati nel derby con l’Inghilterra e sorridono proprio i rivali per 2-1. Bale a fine primo tempo illude il Galles, ma nella ripresa Vardy e Sturridge ribaltano il risultato.
Nella terza ed ultima giornata il Galles è opposto alla Russia e teoricamente basterebbe anche un pareggio per ambire ad un eventuale ripescaggio come terza classificata. Bale e soci però non si accontentano superando i campioni europei del 1960 con un secco 3-0: firmano il successo Ramsey, Taylor e lo stesso Bale.
Il Galles chiude in testa al girone con 6 punti e agli ottavi affronta un altro derby britannico contro l’Irlanda del Nord. Gara tesa, spigolosa, combattuta e soprattutto decisa a 15 minuti dalla fine da un autogol di McAuley. Un pizzico di fortuna che sospinge il drago rosso verso i quarti di finale.
Qui i gallesi affrontano il più quotato Belgio. Ma ancora una volta il calcio si conferma scienza inesatta e così, al vantaggio belga con Nainggolan, risponde Williams nella prima frazione. Nella ripresa, prima Robson-Kanu e poi Vokes chiudono i giochi sul 3-1. Il Galles alla sua prima partecipazione ha raggiunto le semifinali.
A questo punto sognare non costa nulla e verso la finale, l’ostacolo si chiama Portogallo. Nella prima frazione, del match giocato a Lione, i gallesi reggono l’urto e a loro volta si rendono pericolosi.
Poi nella ripresa sale in cattedra Cristiano Ronaldo: il numero 7 prima firma il vantaggio al minuto 50’ e poi tre minuti dopo avvia l’azione che vale il raddoppio siglato da Nani. Il sogno gallese si esaurisce ad un passo dalla finale contro i futuri campioni d’Europa, ma nella storia resta il loro fantastico percorso da debuttanti.