Il tennis italiano sta ritrovando in questi ultimi anni un nuovo vigore, spinto da alcuni talenti che stanno prendendosi la scena mondiale rendendo concreta la speranza di vivere presto momenti simili a quelli di un ormai lontano passato.
Già, perchè a conti fatti sono passati ben 45 anni dall’ultima vittoria di Panatta al Roland Garros (unico torneo del Grande Slam portato a casa dall’Italia) e 61 dalla doppietta di Pietrangeli che aveva aperto la bacheca italiana. Anche in campo femminile l’exploit della Schiavone nel 2010 sembra particolarmente distante.
Ma come detto vogliamo provare a voltarci indietro solo per prendere una spinta ancora più forte per il futuro, speranzosi che presto potremmo di nuovo gioire come allora.
Le vittorie di Pietrangeli
L’inizio di tutto fu certamente merito di quello che può essere considerato come uno dei più grandi tennisti del tennis italiano. Nicola Pietrangeli è stato il primo ad aggiudicarsi un torneo del Grande Slam, l’unico a vincerne due (consecutivi), l’unico ad arrivare in semifinale a Wimbledon. Più una serie di altri record che fanno della sua figura un icona imprescindibile.
Al Roland Garros del 1959 si presenta da numero 3 del tabellone, con già diversi successi importanti alle spalle, tra cui quello degli Internazionali di Roma. Il suo è un tennis elegante, fatto prevalentemente di scambi a fondo campo, forte di un rovescio come pochi al mondo.
In quell’occasione il suo percorso è particolarmente devastante, presentandosi alla semifinale senza aver concesso nemmeno un set ai suoi avversari. Lì lo scontro è con il numero due del mondo, l’Australiano Fraser, ma nemmeno lui riesce a strappare un set all’italiano, che si trova così in finale contro la sorpresa Ian Vermaak (che si era sbarazzato in tre set del numero 1 Ayala, lasciandogli solo 7 game in tutto).
Il sudafricano vince il primo set in finale per 6-3, ma poi Pietrangeli prende il sopravvento dominando il resto del match con un secco 6-3, 6-4 e 6-1 nell’ultimo glorioso passaggio verso la prima vittoria italiana al Roland Garros e in un torneo dello Slam.
Ma il sogno di ripropone anche la stagione successiva, dove però Pietrangeli pur da campione uscente non è tra i favoriti. Numero 6 del tabellone, tutti i pronostici sono per l’americano MacKay e lo stesso Fraser. Le cose però vanno in maniera decisamente diversa dal previsto. Entrambi i favoriti vengono eliminati ai quarti di finale, con Orlando Sirola che domina MacKay in soli tre set.
Sono ben due gli italiani in semifinale così, con Pietrangeli che si trova ad avere la meglio sul beniamino di casa Haillet, e Sirola che cede nettamente al cileno Ayala riuscendo a portare a casa solo sei game in tutto. E’ la finale che forse ci si aspettava l’anno precedente, e che qua vale la storia per entrambi (nessun cileno o sudamericano aveva mai vinto a Parigi fino a quel momento).
E infatti è una battaglia vera, con il pallino del gioco che si sposta da un set all’altro: 3-6 poi 6-3, 4-6, poi 6-4. Si arriva al quinto decisivo set, e qua l’italiano prende il sopravvento, conquistando il secondo titolo consecutivo con un 6-3 perentorio.
Un tennis di un’altra epoca, fatto di un altro genere di campioni. Basti pensare che, come cita Gianni Clerici in un suo libro parlando di Pietrangeli, la sera prima della finalissima con Ayala, lo stesso Gianni e Nicola fecero le due di notte allo Epi Club di Parigi, salvo poi vedere il tennista italiano arrivare al quinto set fresco e riposato come il “Principe di Condè” (dal libro “Il Grande Tennis” di Gianni Clerici, Mondadori).
Altri tempi, davvero.
L’impresa di Adriano Panatta
Se le due vittorie di Pietrangeli furono memorabili, quella di Adriano Panatta al Roland Garros del 1976 fu assolutamente miracolosa. Il tennista romano tutto genio e sregolatezza era nel suo anno magico, avendo appena vinto il torneo nella sua Roma, entrando a Parigi come outsider con il numero otto del tabellone.
Nessuno stava pensando alla vittoria soprattutto perchè in quegli anni vincere a Parigi era letteralmente impossibile. Davanti a tutti c’era lui, Bjorn Borg, da due anni dominatore incontrastato e che da lì al futuro ne avrebbe vinti poi altri quattro di fila.
Se il tennis di Nicola era un lungo e ragionato scambio da fondo campo in attesa del momento per sferrare il suo rovescio vincente, quello di Panatta era decisamente più arrembante, meno controllato, folle.
Come del resto era lui anche fuori dal campo, abituato più alla libertà di essere e di fare, tanto da preferire la compagnia di un Renato Zero o di una Loredana Bertè piuttosto che gli ambienti patinati del tennis borghese.
Questa sua sregolatezza si palesò proprio al primo turno del torneo parigino. Contro un non certo irresistibile cileno Hutka, l’iter del match è pazzesco: prima un 6-2 per l’avversario, poi Panatta sembra dominare il match con un doppio 6-2, salvo poi perdere il quarto set addirittura per 6-0. Impossibile sapere cosa passasse per la mente del romano in quei momenti, ma resta il fatto che il quinto set fu una battaglia che poteva scrivere una pagina tutta diversa. Finì 12-10 per Panatta, con la stanchezza sulle gambe non solo di tutte le partite giocate a Roma solo qualche giorno prima, ma anche di questa lunga battaglia.
Sembra l’inizio della fine, ma appunto, Adriano è tutto quello che non ti aspetti. Vince nettamente gli altri due turni senza concedere un set, battendo poi negli ottavi Franolovic e regalandosi il turno decisivo contro Re Borg.
Incontro quasi non quotato. Nessuno aveva mai battuto Borg a Parigi. E’ lo scontro tra la metodica precisione dello svedese e la naturale imprevedibilità dell’italiano. E qua assistiamo forse al vero miracolo di questo epico torneo. Panatta si mangia letteralmente Borg nei primi due set con un doppio 6-3, salvo poi allentare come gli capita spesso la tensione e regalando un 6-2 al terzo. Potrebbe essere la svolta per il campione svedese, che però soffre terribilmente Adriano e cede per 7-6 al quarto uscendo di scena.
Per la cronaca, Panatta resta l’unico ad aver battuto Borg a Parigi.
Superato quell’ostacolo sinceramente non ce ne furono altri di rilievo. La storia sembrava già scritta, tanto che anche l’unico rivale possibile, Vilas, esce di scena sempre ai quarti spalancando la strada all’italiano. Nè Eddie Dibbs in semifinale (spazzato via in tre set), nè Solomon in finale possono nulla contro un Panatta davvero in stato di grazie in quel magico 1976.
La prima volta in rosa: Francesca Schiavone
In campo femminile l’Italia ha dovuto aspettare fino ai tempi più moderni per poter finalmente mettere in bacheca una vittoria in un torneo del Grande Slam.
Il merito spetta in questo caso a Francesca Schiavone, che nel 2010 trova l’annata giusta per portarsi a casa il suo primo e unico torneo dello Slam al Roland Garros.
In partenza l’italiana non è certo tra le favorite, anzi, parte con il numero 17 del tabellone e sono davvero tante le avversarie più accreditate, a cominciare dalle due sorelle Williams, teste di serie numero uno e due del torneo.
Il sorteggio però è piuttosto positivo per la Schiavone, che nei primi turni non ha problemi a liberarsi delle sue avversarie compresa la cinese Li Na che domina in due set. Il vero ostacolo è ai quarti, dove si trova contro la danese Wozniacki, numero tre che ha appena eliminato la Pennetta tra l’altro. La Schiavone però sembra in grande condizione e con un perentorio 6-2, 6-3 approda alle semifinali.
L’occasione è ghiotta, perchè le due Williams sono tutte incredibilmente già fuori, e anche la Jelena Jankovic (numero 4) perde malamente in semifinale. Sul terreno della finale quindi, l’italiana si trova l’altra sorpresa Stosur. La partita è combattuta ma bastano due set: 6-4, 7-6.
L’Italia femminile arriva finalmente sul tetto di un torneo del Grande Slam. Francesca Schiavone poi arriverà a un passo dal bis anche l’anno successivo, perdendo solo in finale contro la cinese Li Na (arrivando però al numero 4 del ranking mondiale come nessun’altra fino ad ora è riuscita a fare).
Purtroppo dopo la vittoria della Schiavone e quella della Pennetta agli US Open del 2015, con anche qualche grande prestazione offerta dalla Vinci o da Sara Errani, il tennis in rosa al momento non sembra avere grandi possibilità di tornare al più presto a questi trionfi.
Ma il movimento è vivo e chissà che presto non potremo festeggiare l’arrivo di un qualche Sinner o Musetti anche in campo femminile.