Un altro pezzo di storia del poker se n’è andato. Qualche giorno fa, all’età di 77 anni, è morto Tommy Hufnagle, dopo che un infarto lo aveva colpito il 15 febbraio scorso causandogli una paralisi quasi totale.
Nato il 10 Gennaio 1944 in Pennsylvania, Hufnagle è stato tra i testimoni del primo “boom” pokeristico negli Stati Uniti, quello legato alla nascita delle World Series Of Poker. La sua storia di professionista del gioco si affianca a quelle di personaggi leggendari, come Amarillo Slim, Doyle Brunson, Chip Reese e Danny Robison. Proprio a questi ultimi due, i cosiddetti “Gold Dust Twins” capaci di trasformare un bankroll iniziale di 700 dollari in due milioni, Hufnagle si legherà tra le fine degli anni’70 e l’inizio degli anni ’80, periodo in cui affina la propria conoscenza del Texas Hold’em.
Ma il talento c’è già prima di quell’incontro. Dopo essere tornato dal Vietnam, il giocatore originario di Schwenksville inizia a frequentare i tavoli di Las Vegas, diventando subito uno dei migliori nel limit hold’em. E’ un tipo tosto, sia caratterialmente che come stile di gioco: per quegli anni, il suo poker è piuttosto imprevedibile e aggressivo.
E’ il periodo in cui giocatori con il cappello da cowboy in testa e i pantaloni a zampa d’elefante vengono ammaliati dal glamour della Sin City primi anni settanta, tutta luci, glitter e soldi facili. In questo mondo Hufnagle ci sta perfettamente, anche perché è un uomo affascinante, salutista, con la passione per lo sci, il canottaggio e il sollevamento pesi.
Così lo descrive un opuscolo sulle WSOP pubblicato nel 1977. Hufnagle, infatti, debutta alle World Series Of Poker nel 1976. E’ l’anno del primo titolo vinto da Doyle Brunson e Hufnagle raggiunge il final table. Di fronte ai numeri dei tornei di oggi quel risultato fa un po’ sorridere, visto che i partecipanti sono solo 22. Ma bisogna tenere conto che la televisione e Internet non ci sono ancora, i pochi libri di tecnica sono datati e soprattutto trattano marginalmente il Texas Hold’em. Chi si cimenta nei tornei è un pioniere del poker perché quello che c’è da sapere va imparato al tavolo, giocando e investendo soldi di tasca propria. Il buy-in del Main Event del 1977 costa già 10mila dollari, per vedere i primi sponsor sarà necessario aspettare almeno altri 25 anni.
Così Doyle Brunson racconta quell’esperienza con Hufnagle al tavolo: “Per la sua giovane età e per il suo stile spumeggiante, Hufnagle era stato soprannominato ‘Fast Eddie’, prendendo a prestito il nome dal personaggio interpretato da Paul Newman nel film ‘Lo Spaccone’ (Eddie Felson, ndr). Aveva già realizzato una performance notevole e io avrei tifato per lui, se non fossi stato presente anch’io al tavolo finale”.
Dopo l’eliminazione di Crandell Addington a 4 left, è proprio Brunson a bustare Hufnagle con coppia di J contro coppia di 8. Alla fine Texas Dolly batterà Jesse Alto nell’hu conclusivo, incassando così i $220.000 di primo premio. In quel periodo il torneo si gioca ancora in modalità winner-takes-all e così i finalisti rimangono a bocca asciutta, Hufnagle compreso. Per lui ci sarà comunque modo di rifarsi negli anni a seguire.
Da quel momento in avanti va a segno più volte nei principali tornei americani, che in quel periodo sono le WSOP e l’Amarillo Slim’s Superbowl Of Poker. Ma è negli anni ’90 che arrivano i premi più grossi. Nel 1994 è secondo nel $1.500 Seven-Card Razz delle WSOP per 44.400 dollari di premio. Nello stesso torneo chiude al 4° e al 5° posto rispettivamente nel 1996 e nel 1998, anno della sua consacrazione. Nel 1998 vince infatti il braccialetto WSOP nel $1.500 Seven-Card Stud Split per $139.000 di payout. Nel 1999 mette a segno il suo secondo miglior risultato in carriera, un terzo posto che vale altri 96.425 dollari. Il suo ultimo risultato è datato 2016, un 45° posto nell’evento Seniors del Wynn Summer Classic di Las Vegas.
Complessivamente Tommy Hufnagle ha totalizzato $866.372 con 73 piazzamenti a premio nei tornei disputati.
L’ultimo saluto del mondo del poker a Fast Eddie arriva per bocca di Doyle Brunson: “Tommy è stato uno dei grandi pokeristi della ‘vecchia guardia’. Anche nel gioco possedeva un’etica professionale che molti player non raggiungono mai. Dio lo benedica!”
Foto di testa: Tommy Hufnagle (credits PokerNews)