Ci sono giocatori che hanno lasciato il segno nel mondo del poker non solo con i risultati ottenuti al tavolo, ma anche grazie alla loro personalità. Tra questi c’è senza dubbio Thor Hansen.
Soprannominato “il padrino del poker norvegese“, Hansen è stato un ottimo giocatore di poker. Classe 1947, la sua bacheca ospita due braccialetti WSOP, il primo vinto nel 1988 ($5.000 Seven-Card Stud), il secondo nel 2002 ($1.500 No Limit 2-7 Lowball). Il suo primo in the money registrato su TheHendonMob.com è datato 1987 ed è seguito da altri 199 piazzamenti a premio, per un totale di $2.949.644 vinti in carriera. Non solo, ma Thor Hansen è stato anche protagonista, soprattutto negli anni ’90, di grandi partite di cash game high stakes, insieme a personalità del calibro di Larry Flint, l’editore della rivista Hustler. Di lui, purtroppo, stiamo parlando al passato perché nel 2018, all’età quindi di 71 anni, Thor Hansen è morto a causa di un tumore.
Il norvegese ha dimostrato di essere un combattente non solo al tavolo da poker ma anche nella vita. La sua è stata una vera battaglia contro la malattia diagnosticata già nel 2012. Sei anni di vita vissuta intensamente in compagnia dalla moglie Marcella Braswell, conosciuta e sposata negli States, e sempre con la voglia di giocare: fino all’ultima mano, quella giocata il 21 marzo 2018, data del suo ultimo piazzamento a premio in un torneo live (a Dublino, nell’Irish Poker Open and Norvegian Championship). E con la forza di sorridere di fronte alle avversità.
E’ forse per questo che da qualche giorno è stato pubblicato su Vimeo un documentario dedicato a lui, dal titolo “Smile“. I 75 minuti del film, realizzati da Kari Wåle and Linn Amundsen, sono un racconto intimo della vita di Thor Hansen, soprattutto degli ultimi anni funestati dalla malattia. La parte finale del testo che presenta il documentario è un vero e proprio “In Memoriam” di questo grande signore del poker: “Nel 2012, la vita di Thor cambia radicalmente quando gli viene diagnosticato un cancro incurabile. Ritorna in Norvegia con la moglie americana Marcella e la previsione di avere davanti a sé solo sei mesi alla vita. Ma una condanna a morte è solo una nuova sfida per un uomo abituato a vincere, anche con carte scadenti in mano”.
Alla morte di Thor Hansen, la community dei giocatori si è unita in un commosso addio. Il canadese Sorel Mizzi è stato tra i primi a ricordarlo, definendolo “una persona spensierata e gentile”, mentre l’icona del WPT Mike Sexton (deceduto lo scorso anno) ha raccontato come sia stato “uno dei giocatori più rispettati e amati della storia. Il suo comportamento al tavolo è stato impeccabile: non ha mai rimproverato i dealer, non ha mai criticato gli altri giocatori e non si è mai lamentato per le bad beat. Tutti lo hanno amato“.
Anche lo statunitense Robert Mizrachi ha voluto commentare pubblicamente la scomparsa: “Thor Hansen era uno degli uomini che preferivo nel poker. Sempre sorridente e sempre gentile con tutti”. Analogo il pensiero dell’inglese Barny Boatman: “Era una persona rara, un tesoro internazionale. Lasciamo che i suoi familiari e amici sappiano quanto sentiamo tutti la perdita di questo adorabile uomo”.
Hansen, 71 anni, non era stimato soltanto sotto il profilo umano. Lo attesta anche il tweet che gli ha dedicato il campionissimo Phil Helmuth: “Una grande persona e un grande giocatore“. Già, perché Thor Hansen è stato il primo europeo ad andare a sfidare i pokeristi Made in Usa a casa loro, a Las Vegas, trasformando la sua vita in una strepitosa avventura.
Nato nel 1947 a Oslo, inizia la sua carriera ai tavoli dell’ippodromo della capitale norvegese, che aveva cominciato a frequentare per scommettere sulle corse dei cavalli. Ma era con le carte da gioco che aveva l’appuntamento della vita. “Con il poker è stato un incontro naturale”, ha dichiarato in un’intervista. “È venuto da me. Non ho mai pensato a quello che sarei potuto diventare”.
Così, dopo i primi successi in patria, vola nella “Città delle luci” per giocarsela con i migliori. Per capirci, gente come Stu Ungar, Doyle Brunson e Chip Reese. Ed è qui che arrivano i già citati braccialetti WSOP. Il suo migliore risultato di sempre fu però un ottavo posto da 188.256 dollari ottenuto in quello che è considerato il torneo dei tornei, il $50.000 HORSE World Championship Player, vinto in quell’occasione dal libanese Freddy Kareem Deeb.
Thor Hansen era innamorato del poker. Tanto da scriverci un libro, Uncensored, pubblicato appena prima che gli venisse diagnosticata la malattia. Ora non c’è più. Ma per lui sembra ci sia un nuovo traguardo in vista, la Poker Hall of Fame. Thor era già stato candidato nel 2017, senza successo. Forse ora, magari anche grazie al documentario “Smile”, il momento di entrare ufficialmente nell’olimpo del poker è arrivato anche per lui.