Diventare un giocatore sponsorizzato è il sogno di ogni poker player. Ad essere sinceri è il secondo in classifica, perché al top c’è la vittoria nel Main Event delle World Series Of Poker. Ma in ogni caso la patch di una pokeroom (o altro brand legato al poker) sul vestito è un must per chiunque abbia ambizioni da pro.
Quasi tutti i più grandi giocatori del mondo sono passati attraverso una sponsorizzazione. In particolare dall’inizio degli anni Duemila, cioè a partire dal boom del poker online, fino al 2015/2016 la caccia al giocatore da sponsorizzare è stato un leitmotiv del poker professionistico.
Poi le cose sono cambiate. Il mercato dell’online ha subito una contrazione, in parte legata al cosiddetto Black Friday e agli agli scandali che hanno coinvolto alcune pokeroom online, e in parte ad una (fisiologica?) riduzione del parco giocatori (ne abbiamo parlato qualche tempo fa con Pier Paolo Fabbretti). La conseguenza è stata un drastico taglio alle sponsorizzazioni.
Non bisogna però pensare che oggi questa forma di marketing sia scomparsa. Semplicemente le sponsorizzazioni sono diventate più rare e le aziende più selettive. I brand puntano ai “big names” oppure ai giocatori che hanno un impatto “regionale”, ma in entrambi i casi lo sponsorizzato deve prima di tutto essere un punto di riferimento per la community. Un pro di poker oggi deve saper comunicare attraverso i social media.
E’ quello che ha raccontato Dara O’Kearney in un’intervista rilasciata a PokerNews qualche tempo fa. L’irlandese incarna molto bene il nuovo prototipo di professionista che una pokeroom può decidere di sponsorizzare: gioca live, gioca online ed è molto conosciuto e benvisto nella “sua” Irlanda. Inoltre, pur non essendo di primo pelo (ha 57 anni), è uno che sui social si muove bene quando si tratta di raccontare il poker. Tutto questo gli ha procurato un contratto con una pokeroom molto importante e attiva – anche con eventi live – proprio in Irlanda.
Il debutto di O’Kearney nel poker competitivo inizia abbastanza tardi: nel 2007, a 43 anni, dopo essere stato per alcuni anni un ottimo ultra maratoneta di professione. Dal 2008 ad oggi, l’irlandese ha messo a segno 195 ITM live, per un totale di $1.143.098. Possono sembrare “pochi” rispetto ai piazzamenti a premio ma O’Kearney, oltre a giocare soprattutto tornei “medium buy-in”, è giocatore vecchia scuola, uno che interpreta il poker più come una maratona che uno sprint. E non avrebbe potuto essere altrimenti. Al tempo stesso, è anche un ottimo giocatore online, dove non si fa problemi ad affrontare le nuove leve: nell’arena virtuale del poker arrivano a poco meno di due milioni di dollari.
Parlando però di risultati dal vivo, il suo miglior piazzamento è il secondo posto ottenuto alle WSOP 2015 nel $1.500 NLH che ad oggi rappresenta anche il suo miglior incasso: $262.502, ottenuti dopo essersi arreso soltanto in HU al 3 volte “braccialettato” Upeshka De Silva. E proprio quel risultato ha fatto di lui un beniamino dei pokeristi irlandesi. Una volta rientrato in patria dalla trasferta a Vegas “…la gente ha iniziato a fermarmi per strada per dirmi che in tutta Irlanda i pub avevano fatto vedere la diretta di quel tavolo finale. E che la gente entrava apposta nei locali per guardarla”.
Ma oltre alla visibilità offerta da un grande risultato ottenuto al tavolo, l’irlandese ha saputo mettere in campo altre skills.
La ricetta di Dara O’Kearney per catturare l’attenzione di uno sponsor riguarda soprattutto l’attività di promozione sui social. In questo senso, il professionista di TH ha stilato la propria ricetta, caratterizzata da 4 ingredienti principali:
Creare contenuti
“I creatori di contenuti sono sempre più richiesti, che si tratti di chi twitcha, di bloggers, vloggers, podcasters or qualsiasi altra cosa… Un creatore che raggiunge la propria audience con i social media offre a uno sponsor un’opportunità molto più interessante di quanto possa fare il classico poker pro che fa tanto rumore per nulla o un vincente che però non sa comunicare“.
Conoscere la propria audience
“Chi riesce a raggiungere una piccola ma fidelizzata nicchia di audience, fa marketing in maniera più efficace per una pokeroom di chi è molto conosciuto ma conta poco per la community. I giocatori di solito vengono messi sotto contratto per la loro capacità di attirare un specifica area demografica”.
Non essere timidi
“Per ottenere una sponsorizzazione è necessario dedicarsi ai social media. E non basta soltanto farlo, ma bisogna metterci passione vera e interagire in maniera genuina con le persone. I grandi nomi non hanno bisogno di parlare con persone che non conoscono, ma tutti gli altri non possono prendersi questo lusso”.
Essere consapevoli di chi si sta rappresentando
“Non è soltanto una questione etica. Se rappresenti un brand che è impopolare tra i giocatori, o fa cose impopolari, questi te lo faranno capire. Verrai associato a quello che fa il tuo sponsor. Quindi fai qualche domanda in più, prima di chiedere ‘quanti soldi mi date‘ e ‘dove devo firmare‘”.
Sono tutti ingredienti di qualità, non c’è dubbio. Noi ci permettiamo di aggiungerne un altro: ricordare ai giocatori che il poker deve essere prima di tutto un divertimento. Da lì, e solo da lì, si può pensare di farne una professione.
Foto di testa: Dara O’Kearney (credits PokerNews)