Nonostante l’enorme diffusione a livello mondiale, ancora oggi il poker è ammantato di credenze.
La maggior parte delle persone che non lo conoscono per esperienza diretta, infatti, ha un’immagine ambigua, nonostante sia il gioco di carte con più esposizione mediatica globale. E forse la ragione è proprio legata a questa grande visibilità attraverso i media che, se non sono di settore, spesso ne forniscono una rappresentazione un po’ distorta.
Il risultato è che i non-giocatori spesso associano il poker ad un puro gioco d’azzardo, al pari di roulette, slot e via dicendo, le cui dinamiche hanno a che fare esclusivamente con la dea bendata. Oppure c’è la sensazione che il poker venga giocato solo in luoghi fumosi, se non addirittura “bische”, frequentati da persone “equivoche”.
E’ possibile che a questo immaginario abbiano contribuito anche i tanti film dove si vede il vecchio e “leggendario” poker che nulla ha a che fare con quello attuale, e il fatto che si giochi a soldi, pochi o tanti che siano. Quest’ultimo è un dato di fatto e un elemento senza il quale il poker perde gran parte del suo fascino.
Ma il poker che oggi si gioca nei grandi tornei internazionali è uno skill game, un gioco di abilità, regolamentato sotto tutti gli aspetti. Non per nulla viene definito poker sportivo.
Proviamo allora a vedere quali sono i miti del poker, nei quali è facile credere ma che soltanto quando ci si siede al tavolo per giocare o si guarda un torneo in TV, ci si rende conto di quanto non corrispondano al vero.
Mito #1: è difficile imparare a giocare a poker
Molte persone hanno un po’ timore del poker. Questo perché pensano che il gioco sia troppo difficile da imparare. In parte è un timore ragionevole, nonostante sia la garanzia che si tratti di un gioco di abilità e non d’azzardo. A differenza di altri giochi da casinò, nel poker si compete contro altri giocatori e non contro il banco. Già questo può bastare a causare esitazione, specialmente in chi è alle prime armi ed è consapevole che si troverà contro avversari molto più esperti.
Spesso del Texas Hold’em si dice che “ci vuole un minuto per impararlo e una vita per padroneggiarlo”. Il fatto è che, sebbene ci voglia probabilmente un po’ più di un minuto, imparare il valore delle mani e l’ordine delle giocate non è così difficile. Non solo imparare il poker è più facile di quanto molti credano, ma anche imparare come vincere a poker non è così difficile. Ci vuole solo un po’ di esperienza affinché le skill di un giocatore migliorino a tal punto da farlo diventare competitivo, e persino vincente.
Mito #2: il poker è tutta fortuna
Lo abbiamo già detto, ma lo rimarchiamo qui: il poker non è uguale ad altri giochi da casinò, come la roulette o le slot, cioè giochi in cui la persona non ha alcun controllo sul risultato, mentre rischia il suo denaro.
Inoltre, molte persone credono che per vincere a poker occorra ricevere le mani più forti. Ma chi ha giocato, sa che non è affatto così. O almeno non è sufficiente. Si può vincere a poker senza la mano migliore. Anzi, ricevere la mano migliore non è affatto garanzia di vittoria perché giocare male mani forti porta comunque a risultati negativi. Le carte che si ricevono influiscono sulle probabilità di successo, questo è vero, ma la strategia di un giocatore di poker è fondamentale per determinare quanto possa vincere o perdere. Limitarsi ad aspettare che arrivi la monster hand non è una buona strategia, soprattutto nei tornei dove i bui erodono progressivamente lo stack.
Mito #3: il poker non è un gioco d’azzardo
Questo è l’altro lato della medaglia del mito precedente, spesso un’esagerazione della discussione sul fatto che il poker sia uno “skill game“. Il poker è assolutamente un gioco che nel lungo periodo tende a ricompensare i players più forti. Ma questo non significa che la fortuna non conti nulla. Conta e parecchio, specie in una singola mano.
I tornei di poker forniscono l’esempio più drammatico di questa verità. Succede quando un giocatore, magari proprio al tavolo finale, va all-in con la mano migliore, ma alla fine perde e viene eliminato. Andare all-in con due assi e trovarsi contro una coppia più bassa significa essere favoriti 4 a 1. Ma significa anche che una volta ogni cinque l’avversario ci batterà.
Questo è solo uno dei tanti esempio di come anche nel poker ci siano elementi di aleatorietà ma che nel medio-lungo periodo vengono limitati dall’abilità.
Mito #4: bisogna avere un’ottima poker face per vincere
L’idea dei tell, cioè delle informazioni involontarie sulla propria mano, e dei giocatori che riescono (o non riescono) a nasconderli, è probabilmente uno degli aspetti più ingigantiti del poker. Nei film, i tell vengono molto evidenziati. Un battito di ciglia, o l’esagerata attenzione verso un biscotto Oreo (avete presente John Malkovich in Rounders?) aumentano la suspense di una mano.
È vero che quando si gioca a poker in un casinò è meglio evitare di sogghignare ogni volta che abbiamo una mano forte, o di tremare senza controllo durante un tentativo di bluff. Ma riuscire a indossare una stoica poker face è solo una piccola parte del gioco. I giocatori spesso rivelano molto di più sulla forza delle loro mani tramite i betting pattern e altri segnali. Solo di rado i tell sono davvero significativi.
Mito #5: a poker ci giocano i fuorilegge
L’immagine storica del poker come “truffa” e giocato da “bari”, ancora oggi influenza l’opinione pubblica. Molti film hanno contribuito a dare questa impressione, attraverso le classiche scene in cui i giocatori nascondono le carte nelle maniche. Questo succedeva sicuramente nel 19° secolo. Le partite a bordo delle navi a vapore e nei saloon del Vecchio West pullulavano di imbroglioni che facevano di tutto per gabbare gli ignari avventori. E anche diverse storie di violenza, tipiche di quelle partite, hanno facilitato l’associazione tra il poker e il pericolo (e la criminalità).
Ma le poker room moderne, in possesso di una regolare licenza, possono contare su un servizio di sorveglianza adeguato a garantire l’integrità delle partite. Anche nelle poker room online non mancano numerose misure per fare in modo che i giocatori siano al riparo da ogni forma di cheating. Questo non significa che non occorra fare attenzione quando succede qualcosa di strano, ma oggi partecipare ad una partita di poker è molto diverso da quel che era nei primi decenni della storia di questo gioco.
Oggi il poker viene giocato da persone di ogni tipo e a vari livelli di stake. Ma certi miti su questo gioco resistono, sottolineando la difficoltà, il rischio o lo status di “fuorilegge” del poker. Tali idee di solito hanno molto più a che fare con la storia romanzata del poker che con la sua realtà.
Immagine di testa: la famosa partita a poker di Bud Spencer e Terence Hill nel film “Lo chiamavano Trinità”