Quando si dice poker “americano” oggi si intende un solo tipo di gioco: il Texas Hold’em. Il motivo è molto semplice: la vittoria di Chris Moneymaker nel Main Event delle WSOP nel 2003 – il cosiddetto “Moneymaker effect” – ha mostrato a tutto il mondo che chiunque può realizzare un sogno con il poker. E il Main Event delle WSOP si gioca a Texas Hold’em.
In realtà l’universo del poker americano è mondo molto più complesso e vario di quanto possa rappresentare un singolo gioco che, tra le altre cose, non è nemmeno il più antico.
Nel linguaggio del poker, oggi si parla di “varianti” quando ci si riferisce a forme di gioco diverse dal Texas Hold’em. Esistono quattro famiglie principali di poker che riuniscono le varianti più diffuse.
Il Community Card Poker
Sono tutti quei tipi di poker nei quali i giocatori si misurano con “carte personali” (hole cards), che costituiscono la propria mano tenuta nascosta, e un certo numero di “carte comuni” disposte al centro del tavolo (board) e utilizzabili da tutti. Lo scopo è realizzare il punto più forte combinando le carte personali con quelle comuni.
A questa tipologia appartiene il Texas Hold’em, ma anche un variante che oggi occupa il secondo posto tra i tipi di poker più diffusi nel mondo: l’Omaha. Nell’Omaha ogni giocatore riceve 4 hole cards e deve obbligatoriamente usarne 2 per realizzare la combinazione migliore con le 5 che compongono il board. L’Omaha, che normalmente si gioca in modalità Pot Limit, ha anche il formato Hi-Low o eight-or-better, dove il piatto viene diviso in due tra la mano che centra il punto più alto e quella che realizza la combinazione più bassa (un giocatore può vincere entrambe le mani).
Lo Stud Poker
Al contrario del community card poker, le diverse varianti di Stud sono accumunate dall’assenza di carte sul board. Ogni giocatore utilizza soltanto quelle che gli vengono servite – alcune coperte, altre scoperte, a seconda del gioco – dal dealer per realizzare il punto migliore.
Prima che il Texas Hold’em gli rubasse la scena con la sua inarrestabile diffusione, il Seven Card Stud era tra i giochi di poker più diffusi. Si tratta comunque di una variante ancora praticata, soprattutto negli Stati Uniti dove lo si usa per il cash game e in alcuni eventi delle World Series Of Poker. Nel Seven Card Stud ogni giocatore riceve inizialmente due carte coperte e una scoperta. Seguono giri di puntate e distribuzione di carte, una alla volta e sempre scoperte. Nel caso ci si arrivi, l’ultima carta, cioè la settima, è nuovamente coperta, per un totale di tre carte nascoste e quattro visibili a tutti.
Giochi simili al Seven Card Stud sono il Five Card Stud (meno diffuso, anche se in Italia si gioca ancora sotto il nome di Telesina) e soprattutto il Razz: quest’ultimo è diventato negli ultimi dieci anni la variante più popolare del Seven Card Stud, ed è anche una delle più particolari specialità del poker. In questo gioco infatti lo scopo principale è formare una combinazione di 5 carte, tra le 3 coperte e le 4 scoperte fornite, con il punteggio minore possibile. Gli schemi quindi si rovesciano e, tanto per fare un esempio, la coppia batte il tris. Inoltre scale e colore non influiscono nel punteggio e l’asso è sempre considerato con il suo valore più basso, cioè 1.
Per quanto riguarda il Five Card Stud, c’è un film molto famoso che ne parla: Cincinnati Kid del 1965, di Norman Jewison, con Steve McQueen che rende bene l’idea delle dinamiche di questa variante.
Il Draw Poker
Il Draw Poker, nelle sue varie forme, equivale a quello che nel nostro Paese viene chiamato “poker all’italiana“. In sostanza, i giocatori ricevono un certo numero di carte personali che possono essere successivamente cambiate (draw) – sempre in segreto – per cercare di realizzare il punto più forte. Non ci sono invece carte comuni.
Il più famoso di questa famiglia di poker è probabilmente il 5 Card Draw, presente in decine di film sul gioco. In questa variante i partecipanti ricevono 5 carte e ne cambiano fino a 4. Nel Badugi, una variante di origine asiatica, le carte sono 4, possono essere cambiate tutte nelle varie fasi di draw e lo scopo è è avere le proprie quattro carte che siano contemporaneamente di quattro semi diversi e di quattro valori diversi, nel qual caso si fa badugi (che in coreano indica un cane variopinto). Se dopo i vari cambi permessi non si riesce a fare badugi, si devono considerare solo le carte che siano contemporaneamente di semi e valori diversi, che possono essere tre (punto 3-card), due (punto 2-card) o una sola (punto 1-card).
Ci sono poi l’Ace to 5 Triple Draw, il Deuce to 7 Triple Draw e il Kansas City Lowball, tipologie di draw poker dove vince chi ha il punto più basso. Quest’ultimo ha avuto un picco di popolarità negli Stati Uniti agli inizi del XX secolo, quando l’allora Ministro della Giustizia Harold Sigel Webb legiferò che il Draw Poker e tutte le sue varianti (la categoria era detta closed poker e comprendeva ovviamente anche il Lowball) fossero considerati giochi di abilità, contrapposti ai giochi d’azzardo (tutte le altre varianti, tra cui, per esempio, lo Stud Poker), passibili di sanzioni amministrative e penali.
I Mixed Game
In poche parole, sono giochi strutturati in round dove ruotano diverse specialità di poker. Tra i Mixed Game più noti c’è sicuramente l’H.O.R.S.E. che presenta 5 specialità e il cui nome è composto proprio dalle iniziali di queste: Holdem, Omaha, Razz, Stud, Eight or Better.
Alle WSOP si giocano anche tornei di 8 Game Mix (Limit Deuce to 7 Triple Draw, Limit Texas hold ‘em, Limit Omaha Hi/Lo, Razz, 7 Card Stud, 7 Card Stud Hi/Lo, No Limit Texas hold ‘em, Pot Limit Omaha) e il Dealer’s Choice, dove la specialità da usare nella singola mano – tra le 16 disponibili – è decisa dal giocatore che occupa la posizione di bottone.
Uno dei tornei più tecnici e spettacolari alle WSOP è il $50.000 Poker Players Championship (PPC) che si gioca in formato 8 Game Mix.
Foto di testa by PokerNews