I grandi giocatori sono quelli che sanno fare i grandi fold quando è necessario. Questo vale soprattutto se si tratta di tornei di poker, dove preservare il proprio stack è l’unico modo per aspirare a vincere o almeno per raggiungere la zona in the money. Ma si può davvero foldare un poker?
Secondo John Juanda sì. Il super pro di nazionalità statunitense, nato però in Indonesia, ci è riuscito. E se lo ha fatto un Hall of Famer del poker chi ha vinto 5 titoli WSOP (uno è il Main Event WSOPE del 2008), un titolo (Barcellona 2015) e un secondo posto (Londra 2010) EPT e ha raggiunto 7 volte il final table WPT, allora lo possiamo fare tutti senza troppa paura di dovercene poi vergognare!
In realtà, bisogna fare una precisazione importante prima di descrivere l’azione che ha portato al clamoroso fold. Qui John Juanda non sta giocando al Texas Hold’em “classico” ma alla sua versione Short Deck. Cosa Cambia? Parecchio. Si gioca con un mazzo ridotto da 52 a 36 carte, perché mancano quelle dal 2 al 5. Anche i punteggi cambiano: il colore batte il fullhouse e l’Asso può essere usato per realizzare la scala più bassa, A-6-7-8-9, oltre a quella più alta (10-J-Q-K-A). Normalmente si gioca in modalità 6-handed (sei giocatori al tavolo), No Limit, senza bui ma con ante per tutti e doppia per il giocatore in posizione di Bottone.
Ma il cambiamento più importante è quello strategico, perché con meno carte nel mazzo la probabilità che vengano chiusi punti elevati aumenta di molto. Nello short deck una doppia coppia è un punto basso, il set over set è frequente e si comincia ad avere maggiore tranquillità da scala in su. Per tutti questi motivi, la capacità di foldare una mano forte è ancora più importante in questa variante del Texas Hold’em.
Detto questo, vediamo la mano giocata alle Triton Super High Roller Series di Budva (Montenegro) nel 2019.
E’ il tavolo finale dell’evento di TH Short Deck da 250.000 dollari di Hong Kong (circa 29.000 euro) e in gara ci sono ancora 6 giocatori. L’azione comincia con il limp 50.000 (ante 25.000/50.000) di Daniel Dvoress da UTG con 9♥9♣, seguito da quello di Sergey Lebedev (utg+1) con K♦J♦, di Daniel Cates (+2) con J♠10♣, di John Juanda (cutoff) con 6♥6♠ e dal check di Yong Wai Kin (bottone) che ha Q♠8♦.
Il flop è: A♥A♦6♦. Juanda (stack 2,2 milioni) centra subito il fullhouse mentre Lebedev (2,4 milioni) si trova in flush draw. Gli altri sono molto più indietro nella mano. E infatti tutti checkano fino a Juanda che punta 75.000. L’unico a rispondere attivamente è Lebedev che va in check-raise per 225.000. Juanda chiama e il gioco si sposta al turn, in modalità testa-a-testa.
La quarta carta è un A♣, che potrebbe indurre Juanda a pensare che il suo avversario abbia rilanciato con il tris di assi e adesso abbia completato il poker. Ma Lebedev improvvisamente rallenta con un check. Il pro americano ne approfitta con una puntata “di assaggio”, 75.000 gettoni che il russo chiama, dopo averci pensato un po’.
Il river è clamoroso: un 6♣ che consegna quads a Juanda e vanifica le speranze di chiudere colore per Lebedev. Il russo adesso può solo vincere con un bluff. E infatti esce puntando 200.000 chip: una bet non troppo elevata che però sembra mettere in difficoltà Juanda. Il 5 volte “braccialettato” ci pensa più di un minuto e alla fine, per la sorpresa dei commentatori, folda il suo poker di 6!
“Che mano assurda!” dice Juanda mentre nasconde le sue carte nel mucchio. Lebedev sorridendo gli chiede: “Avevi una coppia di 6?“. Juanda lo guarda, sgrana gli occhi e gli risponde “Sì“.
Grande bluff da parte di Lebedev, ma anche clamoroso fold di Juanda. Abbiamo però già detto che un’azione di questo tipo non è impensabile nello short deck. Adesso aggiungiamo che, nonostante o forse proprio grazie a quel fold, John Juanda vincerà il torneo per 613.000 dollari americani di primo premio.
Immagine di testa: John Juanda (credits PokerNews)