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E’ stata soprannominata operazione Chicken Drumstick quella che ha visto un duro intervento della polizia cinese nella lotta contro i produttori di cheat per videogame.

L’operazione, iniziata nel marzo 2020, si è conclusa pochi giorni fa nel distretto di Kunshan, con una serie di azioni combinate che hanno portato alla chiusura di 17 siti web dediti alla vendita online di cheat e all’arresto di 10 persone. Nelle varie irruzioni effettuate, le forze dell’ordine cinesi hanno sequestrato beni per 46 milioni di dollari, tra i quali anche varie auto sportive di lusso.

Il settore dei software o di altri sistemi usati per crackare i videogiochi – in particolare gli sparatutto come Overwatch, Call of Duty e Valorant nelle versioni mobile – è tra i più floridi nell’ambito della sofisticazione informatica. I giocatori sono disposti a spendere cifre anche considerevoli pur di ottenere dei vantaggi, illegali in questo caso, durante le partite. Si parla di chiavi di abbonamento per utilizzare gli hack che costano da 10 dollari per un giorno di accesso, a 50 per una settimana o a 200 per un mese. Visto che il raggio d’azione della banda andava ben oltre i confini cinesi, il giro d’affari stimato dalla polizia di oltre 764 milioni di dollari. (fonte esportsmag.it)

La polizia di Kunshan ha pubblicamente ringraziato Tencent per il supporto dato all’operazione. Anche se non è stato specificato il ruolo del colosso cinese di videogame e webchat, è facile intuire che la denuncia verso i website “spacciatori” di hack sia partita proprio da Tencent. La stessa cosa stanno facendo altri publisher in altri Paesi, come Sony che ha stretto una partnership con Denuvo per stanare i cheater specializzati nei giochi per PS5, o Bungie.

Nel rapporto della polizia, si legge che “Il motivo per cui si tratta del più grande cartello di hacker al mondo, si spiega grazie a tre fattori chiave. In primo luogo, perché sono coinvolte enormi somme di denaro. In secondo luogo, ci sono molti giochi cinesi coinvolti e infine sono stati hackerati anche titoli provenienti da luoghi diversi dalla Cina“. (fonte esportamag.it)

Insomma, si tratta di un duro colpo a questa forma d’illegalità che affligge da anni il settore degli eSports.

 

Foto di testa GettyImages

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