La politica chiama gli eSports. E gli eSports rispondono. E’ quello che è successo alle 15:00 di ieri quando l’attuale Ministra per le Politiche Giovanili, Fabiana Dadone, ha incontrato Riccardo “Reynor” Romiti per una chiacchierata sul fenomeno dei videogiochi.
Un incontro virtuale, ovviamente, che si è svolto sia sulla piattaforma Streamyard.com che su Twitch. 32 minuti durante i quali l’esponente grillina ha cercato di capire meglio una fetta sempre più grande dell’universo giovanile attraverso un’intervista al vincitore dell’Intel Extreme Masters di Katowice. E il 18enne campione del mondo di Starcraft non si è certo tirato indietro. Con la simpatia che contraddistingue i toscani, rinforzata dal tipico accento, Riccardo Romiti ha subito specificato che in Italia siamo ancora piuttosto indietro rispetto a tanti altri Paesi quando si tratta di dare il giusto riconoscimento agli eSports.
La domanda della Ministra Dadone fa subito da spartiacque: “In Italia le bocce sono uno sport, perché gli eSports non lo sono?“. “Non lo so, non l’ho mai capito“, risponde Reynor, “ma, almeno fino a qualche anno fa, ogni volta che usciva un articolo da qualche parte io venivo descritto sempre come quello che sta 20 ore davanti al computer, quello che l’ultima volta che ha visto la luce del sole aveva due anni, quello che non ho amici…“, insomma la gamma completa degli stereotipi che dipingono l’appassionato di videogame come un nerd asociale. Niente di tutto questo: “io l’ho sempre detto, Starcraft veniva dopo tutto il resto e io non ho nessun problema (di socializzazione)“.
Adesso però il videogioco è diventato una professione che lo porta a competere con altri giocatori sia online che in giro per il mondo. Su questo, Fabiana Dadone sembra avere già le idee chiare: si tratta di opportunità. “Sono occasioni che accrescono… e che aiutano ad assumere competenze utili per il futuro mondo del lavoro: tu sicuramente hai sviluppato il pensiero laterale molto di più di tante altre persone“.
A questo punto il discorso vira su una spiegazione di che cos’è Starcraft e di come funzionano i tornei. Un argomento sul quale non ci dilungheremo troppo – per ora – ma che porta lo stesso giocatore a definire Starcraft una sorta di “scacchi ma in tempo reale“. A rendere ancora più evidente quanto si tratti di abilità c’è il racconto di come, per arrivare a disputare un evento importante, sia necessario passare attraverso dure fasi di qualificazione. Senza contare l’impegno quotidiano, che nel caso del giocatore di QLASH si traduce in due ore al giorno di allenamento “fisico, cioè con la tastiera in mano a fare partite“. Poi c’è quello mentale al quale Reynor dedica un’altra parte della giornata. Sembra facile? In realtà non lo è per nulla perché il videogame di Blizzard “è un gioco di ragionamento, di logica e di testa… dopo l’allenamento viene l’aspetto mentale, quello delle strategie e dello studio dell’avversario“.
Insomma, tutti elementi che confermano l’elevata professionalità richiesta dagli eSports ma che ancora oggi fatica ad essere recepita nel Belpaese.
Trattandosi di politiche giovanili, la Ministra insiste sul tema della socializzazione, spostandolo sul fronte della community dei giocatori: “la socializzazione tra i gamer com’è? Di solito, quando si parla di sport, si pensa ad un’attività di gruppo nella quale c’è fisicità, rapporto diretto con le persone per fare squadra… qui forse è un po’ diverso?“. Reynor descrive un mondo molto competitivo quando ci si trova dietro allo schermo, ma per il resto “siamo tutti amici“, anche quando si tratta di giocatori che si contendono le finali mondiali: come nel caso del pro italiano e di “Serral“, il suo antagonista finlandese, o di “Lambo“, giocatore tedesco di alto livello che addirittura ha fatto da coach a Reynor in vista del campionato del mondo. L’immagine che emerge da questa parte dell’intervista è quella di un settore competitivo vissuto con una mentalità fresca, giovane, ancora scevra dalle malizie tipiche del mondo degli adulti.
E questo porta alla domanda chiave e che rappresenta la parte più costruttiva di questo faccia-a-faccia: “Tu alla politica che consiglio daresti?” chiede la Ministra. “Sei giovane, hai solo 18 anni però hai un titolo importante sulle spalle e quindi hai anche delle responsabilità di un certo tipo… Dal canto mio, mi sono resa conto che troppo spesso la politica pensa di sapere che cosa serve ai giovani, ma li fa parlare poco e dialoga ancora meno con loro“.
“Molti giovani vengono trascurati per quello che sono bravi a fare“, risponde Riccardo Romiti. “Il mio caso è un po’ un esempio, anche se adesso il mio nome sta uscendo molto e quindi mi trovo in una posizione avvantaggiata, ma in generale i giovani andrebbero interpellati di più“.
“Non hai paura del futuro?” chiede infine Fabiana Dadone, puntando il dito sul mondo cambiato dalla pandemia. “Il sogno di tutti è quello di guadagnare facendo quello che piace” replica Reynor. “Io dico a tutti di provare ad inseguire i propri sogni. Non ci sono obiettivi stupidi e non ci si deve vergognare dei proprio sogni“.
L’intervista prosegue ancora con una serie di interessanti domande che arrivano dal pubblico collegato online, quasi tutte indirizzate alla classe politica e al ruolo che questa dovrebbe avere nei confronti del nuovo che avanza. Qualcuno chiede se sia possibile immaginare corsi sugli eSports nelle scuole. La Ministra si dimostra molto aperta su questa possibilità, sostenendo che oltre all’aspetto del gioco e della competizione, corsi di questo tipo potrebbero essere un ottimo aiuto per aumentare le skills digitali degli studenti. Reynor rinforza il concetto: “Starcraft mi ha aiutato molto a scuola. Ti tiene il cervello allenato e nel mio caso, ad esempio, mi ha aiutato ad imparare l’inglese molto presto (a 11 anni, quando è diventato membro di un team svizzero, ndr)”.
E ancora domande sul rapporto con le federazioni, sulla possibilità di avere una normativa per le nuove figure professionali che gli eSports stanno creando. Insomma molta “carne al fuoco”, forse troppa per la politica di oggi che ha di fronte sfide colossali (pandemia, crisi economica, assetti internazionali in continuo cambiamento) e al tempo stesso fatica ad uscire dai retaggi ideologici del passato. Eppure, a nostro avviso, questa apertura della politica è qualcosa di totalmente nuovo, forse un assaggio di nuove possibilità. Ci vorrà tempo, questo è certo, ma da qualche parte bisogna pur iniziare.
Per chi non l’avesse seguita ieri, l’intervista integrale è disponile sul profilo della Ministra Fabiana Dadone, raggiungibile cliccando direttamente da qui.