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Gli eSports alle Olimpiadi? E’ un’ipotesi sulla quale si dibatte ormai da alcuni anni, fatta di molti “vorrei” e altrettanti “non posso”.

Da un lato c’è infatti la consapevolezza della costante crescita non solo di giocatori ma anche di pubblico esportivo, e forse anche la comprensione che l’aspetto competitivo di questo settore richiede un approccio sempre più simile a quello degli sportivi tradizionali. Nei team più seri e strutturati, si fa ormai tanto allenamento non solo con console e joypad, ma anche fisico, mentale e di una disciplina dei giocatori impostata su una dieta sana e un adeguato numero di ore di sonno.

Dall’altro c’è il problema che gli eSports (cioè i videogiochi competitivi) sono di proprietà dei publisher, i quali hanno tutto il diritto di modificarne le regole di gioco e il concept da un anno all’altro. Un concetto, questo, che ha molto ben chiarito Marco Saletta durante il panel organizzato all’interno del Festival della Statistica e della Demografia a Treviso un paio di settimane fa.

Il general manager di Sony Interactive Entertainment Italia e Presidente di IIDEA (l’associazione che rappresenta le aziende operanti nel settore dei videogiochi) ha infatti dichiarato: “La questione è molto complessa, (gli eSports alle Olimpiadi, ndr) perché oggi gli esports vivono all’interno di regole stabilite dai publisher. Regole fate di fantasia, votata all’intrattenimento. Perdere l’anima di intrattenimento per noi potrebbe essere molto pericoloso, mentre trasporre le regole di un videogioco (i cui diritti di proprietà sono dei publisher) in un qualcosa di simile allo sport, la vedo una cosa molto complicata. Il publisher non può e non vuole rinunciare a una parte del gioco che ha creato: quello che è importante per noi oggi è sapere che questa regolamentazione impatta sulla fantasia. E’ come dire a chi fa un quadro che deve stare all’interno ad alcune regole per andare al Louvre. Questa è una delle problematiche più complesse”. (fonte esportsmag.it)

Un esempio illuminante e che evidenzia l'”anomalia” rappresentata dalle aziende di videogiochi quando si cerca di immaginare un punto di incontro tra competizioni sportive tradizionali e quelle “elettroniche”.

Eppure, esperimenti in questo senso ci sono già stati. In Estremo Oriente l’avvicinamento tra sport e eSports è cosa già consolidata: nel 2021, le competizioni di videogiochi saranno presenti ai giochi asiatici indoor e di arti marziali in programma in Thailandia dal 24 aprile al 5 maggio, e faranno parte del medagliere ufficiale della manifestazione. E non è la prima volta, visto che nel 2017 la stessa cosa è stata fatta per l’evento organizzato in Turkmenistan.

Ma anche solo come evento collaterale, c’è l’esempio degli European Games di Minsk del 2019: in quel caso, gli eSports non hanno fatto parte del programma sportivo ufficiale, ma sono stati inseriti in un parallelo “programma culturale”, con un torneo di FIFA19.

Il CIO (Comitato Internazionale Olimpico) ha per ora sempre detto di no agli eSports in veste olimpica. A Parigi 2024 i videogame non ci saranno di sicuro ma la Germania, che punta alle Olimpiadi del 2032, sta premendo per una loro introduzione come evento dimostrativo.

In questa direzione, qualcosa sembra muoversi anche nel nostro Paese. Dalle 11 alle 13 del 29 ottobre prossimo, infatti, nel Salone d’Onore del Coni si parlerà della versione competitiva dei videogame e degli aspetti che uniscono – e anche di quelli che dividono – gli eSports alle discipline sportive. Anche se l’ipotesi olimpica resta lontana, in ballo c’è uno step fondamentale: il riconoscimento degli sport elettronici all’interno dell’ordinamento sportivo nazionale. Sarebbe già un passo molto importante, insieme a quello – a questo punto già acquisito – dell’apertura del Coni verso il mondo degli eSports.

A presentare il mondo dei videogiochi al presidente del Coni Giovanni Malagò sarà Michele Barbone, il presidente del Comitato Promotore E-Sports Italia che riunisce le due federazioni italiane Fies (Federazione italia e-sports) e Federesports. La discussione sarà arricchita dai contributi tecnico-scientifici degli avvocati Chiara Sambaldi e Andrea Strata (Direttori dell’Osservatorio Permanente Giochi Legalità e Patologie dell’Eurispes), dei professori Antonio Lombardo, Bruno Ruscello e Laura Lunetta (Università di Tor Vergata), di Nicolò Loreti (“Foro Italico”) del professor Gianfranco Ravà (Link Campus) e infine di Maurizio Miazga, direttore del Comitato promotore E-Sports, che illustrerà i riconoscimenti internazionali nel dibattito sport-eSports.

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