L’11 agosto del 1953 moriva uno degli indimenticati protagonisti dell’automobilismo italiano ed internazionale, uomo che fu capace di grandi imprese
Quando, l’11 agosto del 1953, passò a miglior vita, sulla lapide di Tazio Nuvolari venne scritta una frase che ben identifica tutto ciò che il mitico pilota di origini mantovane era riuscito a costruire lungo la sua gloriosa carriera: «Correrai ancor più veloce per le vie del cielo». Quel giorno, c’erano tutti per tributare l’estremo saluto a Tazio Nuvolari: Ascari, Fangio, Ferrari, Villoresi e molti altri ancora tutti intenti a ricordare l’uomo che ha scritto leggendarie pagine del motorismo. Nato a Castel d’Ario, in provincia di Mantova il sedici novembre del 1892, Tazio Nuvolari era già in sella ad una motocicletta a tredici anni e poco dopo imparò a guidare l’automobile. Accanto a lui c’è sempre zio Giuseppe, che fu campione italiano di ciclismo e che Tazio adorava come un vero e proprio idolo. Dopo l’esperienza come autiere durante la Prima Guerra Mondiale, Tazio Nuvolari iniziò la sua brillante ed inarrestabile ascesa. Si mise in sella della mitica “Freccia Celeste” la moto che costruita dalla Bianchi, pur avendo un motore a 350 cilindri riusciva a tener testa alle 500. Nuvolari vinse tutto quello che si poteva vincere e per gli addetti ai lavori divenne il “campionissimo”. Il passaggio all’automobilismo arrivò come una logica conseguenza. L’esordio avvenne al volante della Chiribiri con la quale sfidò Enzo Ferrari. Il 1928 è l’anno in cui Tazio Nuvolari fonda la Scuderia Nuvolari, sforzo troppo dispendioso che lo fa presto desistere. Il suo talento non passa però inosservato: lo contatta l’Alfa Romeo che gli affida una 6C1750 per la storica Mille Miglia. Tazio Nuvolari risponde “presente”, vince ad una media di oltre 100 chilometri orari ed è chiamato dalla Scuderia Ferrari. Alla guida dell’Alfa a 8 cilindri vinse gare a raffica. La grande impresa la firmò nel 1931: durante una gara a cronometro guidò utilizzando sterzo, freno e frizione mentre il meccanico regolava l’acceleratore utilizzando la cintura dei pantaloni. L’ennesimo successo, ottenuto alla 24 Ore di Le Mans sembrava poter rinsaldare il rapporto tra il pilota e la Scuderia Ferrari, ma Tazio Nuvolari sorprese tutti e si rimise in proprio. Il confronto con le grandi marche era però ingeneroso per il mantovani che disponeva di mezzi limitati. Ciononostante affrontò la situazione con la lancia in resta. Scese in pista anche con una gamba che si era fratturato qualche giorno prima in un incidente occorsogli ad Alessandria. Un uomo dal carattere indomito che nel 1934 entrò a far parte della Auto Union dove si trovò di fianco al rivale di sempre: Achille Varzi. Nel 1935 tornò a stupire il mondo e Adolf Hitler, conquistando la vittoria nel Gran Premio di Germania guidando una Alfa Romeo P33200, vettura definita obsoleta e senza speranza alcuna di successo al cospetto delle tanto acclamate vetture di casa. Poche settimane dopo, al volante di una Alfa Bimotore 6300 da 540 cavalli stabilì il nuovo record di velocità raggiungendo 336 chilometri orari. Il destino avverso però non dava tregua a Tazio Nuvolari che continuava a mietere vittorie nonostante il terribile incidente che ebbe a Tripoli nel 1936, alla prematura ed improvvisa morte del suo primogenito Giorgio e ad un successivo incidente dal quale si salvò gettandosi fuori dall’abitacolo ormai avvolto dalle fiamme. A Donington, sulla Tipo D della Auto Union, lanciato verso la vittoria, Tazio Nuvolari prese in pieno un cervo che stava attraversando la pista e perse il controllo della macchina, per fortuna senza gravi conseguenze. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale portò altre terribili sventure a Tazio Nuvolari che perse anche il secondo figlio Alberto. Nel 1946, a 54 anni, tornò alle corse per gettarsi alle spalle tutte le sventure. Nel 1948, a bordo della Ferrari 166 corse per l’ultima volta la Mille Miglia. Accumulò un vantaggio di trenta secondi, mandando in visibilio il pubblico presente. Poi però la macchina iniziò a perdere i pezzi: il perno di una balestra, il parafango e quel cofano che, recuperato molti anni dopo, oggi è esposto al museo dedicato al pilota mantovano. Tazio Nuvolari morì a 61 anni l’11 agosto del 1953. Ai suoi funerali accorsero migliaia di persone che non vollero perdere l’occasione di salutare per l’ultima volta quel pilota così ricco di talento, di coraggio e di spregiudicatezza che aveva saputo regalar loro fortissime emozioni.