L’infortunio di Arthur ha ulteriormente ridotto il numero dei giocatori disponibili di una squadra che non può sbagliare in Liga e in Champions League
E sei… L’infortunio occorso al centrocampista brasiliano Arthur Melo ha ulteriormente ridotto la “rosa” dei giocatori che il Barcellona mette a disposizione di Quique Setien nel retour match di Champions League, in questo infuocato finale di stagione. Uscito con un pareggio ottenuto in rimonta (ma non certo col ricordo di una prestazione brillante) nella gara di andata degli Ottavi di Champions League disputato allo stadio San Paolo col Napoli e, pochi giorni dopo, battuto nel “Clasico” dal Real Madrid che ha, oltretutto, tolto ai blaugrana il primo posto nella Liga spagnola, il Barcellona si trova da una parte a fare i conti con il periodo decisivo della stagione e, dall’altra, a fare la conta su chi potrà dar manforte alle ambizioni del prestigioso club catalano.
L’obiettivo è messo a fuoco in primis sulla partita di ritorno con i partenopei di Gennaro Gattuso che nella prima parte della sfida europea, hanno lungamente messo in difficoltà Ter Stegen e compagni, autori, per gran parte del match, di un monotono gioco orizzontale. Va detto che il risultato di parità con gol (1-1 il finale grazie alla rete di Antoine Griezmann che ha impattato l’iniziale vantaggio azzurro firmato da Mertens) e l’opportunità di giocare al Nou Camp pone il Barcellona in una condizione di leggero vantaggio. Ma Setien, oltre a correre ai ripari in attacco, dove Luis Suarez e Dembelè saranno ancora spettatori e non attori, dovrà anche ridisegnare il centrocampo. Il recupero di Jordi Alba è fondamentale, ma la squalifica di Busquets e Vidal, oltre agli infortuni di Arthur e Sergi Roberto tolgono al mister catalano quattro importantissime opzioni, tutte sulla linea mediana del campo, dove sono Rakitic e De Jong, per ora i punti di riferimento sicuri. Come più volte sottolineato dagli operatori del calcio internazionale, il Barcellona sta quindi pagando a caro prezzo le scelte di mercato che hanno guardato più al futuro perché, forse, si è avuta un po’ troppa fiducia (a livello numerico e non certo qualitativo) sulla rosa del presente.