Nato l’8 settembre 1956 il funambolico play maker è diventato un idolo a Philadelphia grazie ad una lunga serie di eccellenti stagioni
Maurice Edward Cheeks, nato a Chicago l’8 settembre 1956 è stato uno dei giocatori di maggior riferimento nella NBA, dove ha giocato dal 1979 al 1993, diventando un beniamino dei tifosi delle squadre per la quale ha indossato la maglia. Per capire il contributo ed il talento di Cheeks, basta un dato: nel 2018 è entrato di diritto fra i membri del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame. Fin da piccolo Maurice si appassiona alla palla a spicchi, allenandosi costantemente e giocando già dai tempi della high school. Frequenta il college di West Texas State, dove, pur non essendo tra i migliori giovani uscenti dal college, grazie alle sue prestazioni cariche di voglia di far bene e di quella capacità di essere al posto giusto, al momento giusto, riesce a ritagliarsi un posto tra i protagonisti di quella stagione. Gli ottimi risultati ottenuti al college, lo portano a pensare che possa avere un futuro come giocatore NBA ed infatti, nel 1978 viene scelto al draft dai Philadelphia 76ers con i quali inizia la sua carriera nel più importante campionato di pallacanestro del mondo. La stagione di debutto lo vede sempre uscire dalla panchina, non giocando mai titolare, ma riesce comunque a ritagliarsi 29 minuti di media a partita, segno di quanto l’allenatore facesse affidamento su di lui per portare quel qualcosa in più dal supporting cast. È una stagione nella quale Philadelphia ha intenzione di essere l’outsider, e cercare di impensierire squadre del calibro, a quel tempo, di Seattle, Washington e San Antonio. Al termine delle 82 partite di regular season, Phila riesce a qualificarsi ai playoff. Il primo turno vede la squadra della città natale di Rocky Balboa trionfare agevolmente per 2-0 contro New Jersey. Al secondo turno invece la musica cambia perché di fronte ci sono i temibilissimi San Antonio Spurs. La serie è tirata e viene vinta proprio dai texani per 4-3 nonostante i 18 punti di media di Cheeks, con ben 33 punti in gara 6. Cheeks diventa fondamentale nelle rotazioni dei Sixers che possono avere a disposizione un sesto uomo con ottime medie che riesce sempre ad alzare il livello entrati in post season. Sono due le stagioni in cui Maurice parte dalla panchina. Dal 1981-1982 però diventa titolare inamovibile di una squadra che ora punta al titolo. La stagione giusta è quella del 1983. Cheeks gioca sempre con una media di 31 minuti sul parquet e di 12 punti 6 assist e 3 rimbalzi a partita. Nel post season alza il livello com’è solito fare arrivando a tenere 37,2 minuti di media, 16 punti 7 rimbalzi ed uno straordinario 50% da tre punti e che accompagnato alla stessa percentuale per i tiri da due, fanno di lui un giocatore dall’impatto devastante. Philadelphia passa 4-0 con New York, 4-1 con Milwaukee e strapazza 4-0 in finale i Lakers, vincendo così l’anello. Maurice Cheeks vestirà la maglia di Philadelphia per altre 5 stagioni, saltando una sola partita ed essendo un punto di riferimento, senza però riuscire a vincere un altro titolo. Lasciati i Sixers, gioca con i San Antonio Spurs, i New York Knicks e gli Atlanta Hawks, terminando la sua carriera NBA ai New Jersey. Proprio con la maglia dei Nets annuncia il suo ritiro alla fine della stagione 1992-93. Dopo l’addio a Phila, complice anche e soprattutto l’età, Cheeks gioca sempre meno, raggiungendo comunque i playoff con San Antonio, New York e New Jersey, e mantenendo delle buone medie. Complessivamente Maurice Cheeks disputa 1101 gare NBA di regular season, 133 gare di play-off, partecipa all’NBA All-Star Game del 1983, del 1986, del 1987 e del 1988 e viene inserito per quattro stagioni consecutive, dal 1983 al 1986, nel primo quintetto difensivo NBA. Per una stagione, nel 1987, viene inserito nel secondo quintetto difensivo della lega. Finita la carriera da giocatore è passato a quella di allenatore. La sua prima esperienza da capo allenatore è stata sulla panchina dei Portland Trail Blazers, squadra che nei primi anni del 2000 era famosa soprattutto per i suoi comportamenti poco ortodossi fuori dal campo. Dopo aver terminato la sua avventura sulla panchina dei Blazers è passato ad allenare la squadra a cui era più legato come giocatore, i Philadelphia 76ers che ha diretto fino al dicembre 2008.