Era il 2005 quando Gary Dwayne Payton, 52 anni oggi, arrivò agli Heat vincendo quell’anello così lungamente inseguito a Seattle e Los Angeles
Gary Dwayne Payton è nato a Oakland il 23 luglio 1968 ed è un ex cestista statunitense, professionista nella NBA. Dal 1990 al 2003 ha giocato nei Seattle SuperSonics, con i quali ha disputato la finale nel 1996. Dal 2013 fa parte del Naismith Memorial Basketball Hall of Fame. Nel 2006 ha vinto il titolo NBA con i Miami Heat. Eccellente difensore, è stato soprannominato The Glove (“il guanto”) per la pressione che esercitava sul diretto avversario, pressione non solo fisica, ma anche e soprattutto per il trash talking che il playmaker era solito fare con ogni tipo di avversario. Gary Payton ha frequentato per quattro anni il college ad Oregon State, diventando il leader indiscusso della squadra, tanto da chiudere il suo ultimo anno all’università con le straordinarie medie di 25,7 punti e 8,1 assist. Venne scelto al numero 2 assoluto al Draft NBA 1990 (dietro solo a Derrick Coleman scelto dai New Jersey Nets) dai Seattle SuperSonics che avevano evidente bisogno di un playmaker. Il suo primo anno non fu eccezionale, e come è successo a molti grandi talenti serve ad ambientarsi ai ritmi e al gioco della lega americana. Le sue prestazioni comunque più che decorose per un rookie, gli valsero il secondo quintetto ideale delle matricole. Grazie all’intesa con l’ala Shawn Kemp, scelto l’anno precedente al Draft proprio da Seattle, venivano costruite le basi per una squadra di alto livello, che puntava ad imporsi a lungo termine. Nel campionato 1992-1993 i Sonics arrivarono alla finale della Western Conference, perdendo per 4-3 coi Phoenix Suns. Tutto sembrava presupporre ad un salto di qualità per la compagine di Seattle, ma nei due anni successivi arrivarono solo due precoci eliminazioni al primo turno pei play-off contro Denver Nuggets e Los Angeles Lakers. Nella stagione 1995-1996 i Sonics, reduci da due eliminazioni cocenti, ruppero il ghiaccio, e guidati da Payton, che facendo valere il suo soprannome, datogli per le sue notevoli doti di difensore, vinse il premio di difensore dell’anno, macinarono vittime fino ad arrivare alla partita più importante. L’avversario in finale però era davvero il peggiore possibile. Infatti la squadra di “The Glove” venne battuta dai Chicago Bulls di Michael Jordan; nonostante la sconfitta, Payton si mise in luce per l’ottima marcatura che attuò su Jordan: il numero 23 dei Bulls fu costretto a tre prestazioni consecutive sotto i 30 punti, con una percentuale al tiro del 37%. Nei due anni successivi arrivarono solo due eliminazioni nelle semifinali di conference, e l’addio dato ai Sonics da parte di Kemp non migliorò certo la squadra, nonostante l’arrivo di Vin Baker. Gli anni successivi coincisero con le migliori stagioni di Payton come singolo ma con una mancanza di risultati di squadra soddisfacenti. A metà della stagione 2002-03 Payton fu scambiato ai Milwaukee Bucks insieme a Desmond Mason per Ray Allen e una futura prima scelta. Il mezzo anno ai Bucks terminò con una eliminazione al primo turno. Nell’estate 2003 Payton andò a rinforzare il Dream Team dei Los Angeles Lakers con Karl Malone: entrambi i giocatori erano verso la fine di una carriera eccezionale ma mai coronata da un anello e, raggiungendo Shaquille O’Neal e Kobe Bryant a LA, speravano di ottenerlo. La cavalcata dei favoritissimi Lakers terminò però in finale dove persero 4-1 con i Detroit Pistons; per Payton fu l’ennesima delusione data la mancata vittoria del titolo. L’anno dopo fu scambiato ai Boston Celtics, dove non riuscì ad ottenere niente di particolare. A metà stagione i Celtics lo cedettero agli Atlanta Hawks in uno scambio che riportò a Boston l’ex Antoine Walker. Payton però non giocò mai per gli Hawks, che lo tagliarono subito, e una settimana dopo averli lasciati, tornò ai Celtics. Nell’estate 2005 venne chiamato dall’ex compagno Shaquille O’Neal nei Miami Heat, dove riesce finalmente a vincere l’anello, partendo come cambio del playmaker titolare Jason Williams, ma giocando spesso i momenti decisivi delle partite. In particolare nella finale contro i Dallas Mavericks segnò il canestro decisivo negli ultimi secondi della partita sia in gara-3 sia in gara-5. Nel 2006-2007 firma per un anno al minimo salariale sempre per gli Heat dopo le sollecitazioni di Shaquille O’Neal. I campioni in carica vennero eliminati al primo turno dei play-off dai Chicago Bulls per 4-0.