Il 13 maggio del 1950 a Silverstone si corse la gara inaugurale della prima edizione del Campionato Mondiale. Vinse l’italiano Nino Farina che poi conquistò il titolo iridato
La stagione 1950 del Campionato mondiale FIA di Formula 1 è stata, nella storia della categoria, la prima ad assegnare il Campionato Piloti. È iniziata il 13 maggio ed è terminata il 3 settembre, dopo 7 gare, di cui sei disputate in Europa più la 500 Miglia di Indianapolis, corsa da piloti americani sotto il Regolamento della AAA e della USAC. Il titolo piloti venne vinto da Nino Farina. Si disputarono inoltre sedici gare europee non valide per il mondiale, dal 10 aprile al 29 ottobre, e undici gare sudamericane di Formula Libre, dall’8 gennaio al 24 dicembre, in Argentina, Brasile e Cile. Il dominio totale è della scuderia Alfa Romeo, che stravince occupando i primi tre posti della classifica grazie alle performance dei suoi piloti di punta: oltre al vincitore Farina, si distinguono Juan Manuel Fangio che si aggiudicò tre gare e perse il titolo solo all’ultimo appuntamento, e il veterano Luigi Fagioli, più costante dei compagni ma penalizzato dalla regola sullo scarto dei risultati. Le “punte di diamante” della scuderia italiana vengono infastidite solo occasionalmente da Alberto Ascari al volante della Ferrari, che si classifica quinto, e dal francese Louis Rosier che guida una Talbot-Lago e giunge al quarto posto. Nel 1950 la Federazione Internazionale dell’Automobile, attraverso la Commissione Sportiva Internazionale, decide di organizzare il primo campionato del mondo per vetture di Formula 1, tentando di mettere ordine nel complesso e variegato mondo dei Gran Premi, dopo l’accantonamento della Formula Grand Prix, avvenuto nel 1946. Sui 24 Gran Premi in calendario, la FIA ne scelse sei europei validi per il titolo mondiale. Soltanto in ultimo si decise di inserire la 500 Miglia di Indianapolis, l’appuntamento principale motoristico degli Stati Uniti d’America, cercando si ridurre le distanze tra i due mondi, che comunque avevano regole e soprattutto mentalità differenti. Il tentativo fu un colossale disastro: i piloti americani non vennero a correre le gare del vecchio continente e quelli europei, dal canto loro disertarono l’ovale di Indianapolis (soltanto Alberto Ascari farà una timida apparizione sul circuito americano nel 1952). Ciò nonostante la prova delle 500 Miglia sarà inserita nel calendario del campionato mondiale piloti e costruttori fino al 1960, per poi essere definitivamente accantonata. In esso le vetture della Formula 1, così come nelle gare sudamericane di Formula Libre, erano invitate a parteciparvi.
Su queste basi il 13 maggio si svolse il 3º Gran Premio di Gran Bretagna sul Circuito di Silverstone, il primo Gran Premio valido per il nuovo campionato del mondo di Formula 1. Per l’occasione, in tribuna presenziarono Re Giorgio VI e la Regina madre Elisabetta. Oltre ad una parte importante della famiglia reale, si contarono oltre 100.000 spettatori. Una gara spettacolare: Nino Farina sfrecciò per primo (ottenendo anche il giro più veloce in 1’50”6 al secondo passaggio) e precedette i compagni di scuderia Luigi Fagioli e l’inglese Reg Pamell. A cinque anni dalla fine della guerra, i segni lasciati sono ancora visibili ovunque e di sicuro fanno la differenza, sia nei circuiti, che per la maggior parte dei casi sono ricavati da vecchi aeroporti militari (quello inglese di Silverstone, a circa 40 miglia a nord di Londra) oppure da strade destinate al traffico regolare, sia soprattutto nelle vetture.
La scuderia Alfa Romeo che dominò quel primo campionato, corre con la 158 (denominata “Alfetta”), ovvero la stessa monoposto concepita nel 1938 per vincere la concorrenza delle fortissime scuderie della Mercedes e della Auto Union. La Ferrari invece debuttò soltanto il 21 maggio nel Gran Premio di Monaco, il secondo valido per il campionato, con la 125 assemblata nel 1948 e schierò Alberto Ascari (figlio di Antonio, rivale di Tazio Nuvolari), il francese Raymond Sommer e il britannico Peter Whitehead. La pattuglia italiana era completata dalla Maserati, che vedeva tra le sue fila i piloti della scuderia italo-svizzera “Enrico Plate” tutti dotati di titoli nobiliari, il barone svizzero Toulo de Graffenried e il principe tailandese Birabongse Bhanuban, abbreviato per comodità in Prince Bira. La scelta delle gomme cadde soprattutto sull’italiana Pirelli e l’inglese Dunlop, con qualche incursione della belga Englebert. Il primo sistema di punteggio assegnava 8 punti al primo classificato, 6 punti al secondo, 4 punti al terzo, 3 punti al quarto, 2 punti al quinto e 1 punto all’autore del giro più veloce durante la gara. Il regolamento dell’epoca prevedeva inoltre la possibilità che su una stessa vettura si alternassero alla guida più piloti (regola che valse sino al 1957): in questo caso i punti ottenuti in base all’ordine di arrivo della vettura venivano divisi tra chi aveva guidato durante la gara. Per il computo della classifica finale del mondiale venivano considerati solo i migliori quattro risultati ottenuti dal pilota sulle sette prove disputate.