La notizia era nell’aria ma ora è arrivata anche l’ufficialità: l’edizione 2020 di Wimbledon non si giocherà a causa del Coronavirus. Ad annunciarlo sono gli stessi organizzatori dei Championship.
Per la prima volta dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, il torneo di Wimbledon, sia maschile che femminile, non sarà disputato a causa dell’emergenza coronavirus che sta colpendo il mondo intero. “E’ con grande rammarico che il Main Board dell’All England Club (AELTC) e il Comitato organizzativo dei Championships ha preso oggi la decisione che il torneo di Wimbledon 2020 sarà cancellato a causa dell’emergenza circa la salute pubblica a causa del Coronavirus. I 134° Championships saranno giocati regolarmente dal 28 giugno all’11 luglio 2021”, spiega la prima parte del comunicato apparso sul sito ufficiale di Wimbledon. Una decisione saggia e ragionevole, a differenza di quanto annunciato dal Roland Garros qualche settimana fa e ribadito negli ultimi giorni dagli organizzatori del French Open che hanno evidenziato come la mancata disputa del torneo parigino rischia di far crollare parte del sistema tennistico transalpino.
“Al primo posto nella nostra testa c’è la salute e la sicurezza di chi permette a Wimbledon di esistere – il pubblico, i turisti, i giocatori, gli ospiti, i membri, lo staff, i volontari, i partner – nonché la nostra più ampia responsabilità nei confronti degli sforzi delle persone che stanno affrontando con grande spirito questa sfida al nostro modo di vivere”, continua la nota ufficiale di Wimbledon che rivolge un pensiero anche ai giocatori: “A seguito di una serie di discussioni, è opinione del Comitato di gestione che la cancellazione dei The Championships sia la migliore decisione nell’interesse della salute pubblica e che essere in grado di fornire certezza prendendo questa decisione ora, piuttosto che tra diverse settimane, è importante per tutti coloro che sono coinvolti nel tennis”. Come a dire: è una decisione inevitabile e preferiamo darla ora, consapevoli che non ha senso attendere maggio o giugno prima di comunicarla, a dispetto degli incassi mancati e dei proventi ‘persi’. Dal mondo british arriva una presa di posizione intelligente e che – si spera – possa avere seguito anche altrove.