Tra un brindisi pasquale e l’altro, ne va dedicato uno a Loris Capirossi, che oggi compie 48 anni. 21 anni di carriera in sella a una moto, una vita consacrata alle due ruote con una passione e una professionalità che non hanno molti eguali.
Il 4 aprile 1973 nasce a Castel San Pietro Terme, nei pressi di Bologna, Loris Capirossi. Come per tanti altri piloti, il colpo di fulmine con i motori lo colpisce fin da bambino. Sale sulla prima moto a soli quattro anni e inizia un percorso che lo porterà a competere in pista a livello italiano, europeo e mondiale. Comprovato il suo talento, infatti, matura la decisione con la famiglia di fare il grande passo ed esordire nel motomondiale. È il 1990 e Capirossi non è nemmeno maggiorenne quando inizia la sua carriera in 125 (equivalente all’attuale Moto3). Ottiene otto podi totali, salendo in tre occasioni sul gradino più alto. Al termine della stagione d’esordio, Capirex (come poi verrà soprannominato) ha totalizzato 182 punti e vinto il mondiale a soli 17 anni, diventando il pilota più giovane a conquistare un titolo iridato nella storia del motomondiale. L’anno successivo di punti ne fa 200 e si riconferma campione con cinque vittorie e dodici podi totali. Fatta la storia in 125 sulla sua Honda, nel 1992 passa nella classe 250 (l’attuale Moto2) rimanendo però con il team giapponese. Nella prima stagione il ragazzo emiliano accusa il salto di categoria concludendo dodicesimo in classifica e senza conquistare mai un piazzamento migliore del quinto posto. Superata questa fase di ambientamento, Capirossi diventa più agguerrito e nel secondo anno centra tre vittorie, perdendo il titolo all’ultima gara ai danni di Tetsuyda Harada. La stagione successiva, nel 1984, Capirex alza ulteriormente il livello, ma non può nulla contro Max Biaggi, mattatore totale di quel campionato. In quell’anno, inoltre, incappa a tre gare dalla fine nel suo primo vero e proprio infortunio, fratturandosi il polso in una brutta caduta e non potendo essere totalmente competitivo agli ultimi appuntamenti. Il 1995 è il suo anno di esordio ai massimi livelli. Decide infatti di passare in 500 (prima che si chiamasse MotoGP), restando fedele alla sua Honda. Come in occasione del primo salto di categoria, la prima stagione non regala grossi traguardi. Ottiene solo un terzo posto al Montmelò, in Catalogna. Al termine di quel campionato decide di salutare il team giapponese dopo cinque anni e viene arruolato dalla Yamaha. Il 20 ottobre 1996, in Australia, Capirossi ottiene la sua prima vittoria in 500, sopravanzando il giapponese Tadayuki Okada e lo spagnolo Carlos Checa. Questa però fu l’unica soddisfazione del campionato, così il pilota decise di tornare in 250 per continuare a fare esperienza in una classe più congeniale a lui, vista anche la sua ancora giovane età. Inizia così la sua prima avventura su una moto italiana, in Aprilia. Il 1997 è un anno di transizione, in cui prende confidenza con il nuovo team e riprende l’abitudine con le 250.
L’anno dopo va in scena uno dei duelli più belli e controversi della storia del motomondiale. All’ultima curva dell’ultimo giro del Gran Premio decisivo Capirossi tenta un sorpasso aggressivo su Harada, suo compagno di squadra, e dopo un contatto riesce a completare la manovra e a laurearsi campione del Mondo. Dopo la gara un Harada furioso lo accusò di comportamento antisportivo, sostenendo che lo scopo dell’italiano fosse quello di farlo cadere per poter vincere. L’Aprilia per questo motivo rescisse bruscamente il contratto che lo legava al pilota. Dopo lunghe controversie legali fu riconosciuto come innocente, fu confermato il suo titolo e il team italiano fu costretto a risarcirlo dei danni. L’anno dopo Capirossi corre in sella alla Honda, ma non riesce a confermarsi, con il titolo iridato che andrà a Valentino Rossi. Nel 2000 decide di tornare in 500, ma le offerte stentano ad arrivare. Alla fine il team Pons Racing riesce a trovargli una sella. Come era facile pronosticare la sua stagione è molto discontinua e non lo porta mai ad essere competitivo. Riesce però a togliersi due grandi soddisfazioni: vince il Gran Premio d’Italia (complici le cadute di Biaggi e Rossi) e conquista un incredibile terzo posto ad Assen, in Olanda, pur essendosi rotto la mano sinistra nel Warm Up a poche ore dal via della gara. La stagione non è totalmente fallimentare, in quanto i risultati di Capirossi e del suo compagno di squadra Barros sono comunque molto superiori alle aspettative, permettendo al team di assicurarsi sponsorizzazioni importanti e poter schierare nel 2001 una due ruote decisamente più competitiva. Capirex, infatti, trova per la prima volta in classe regina una buona costanza di rendimento, lottando per il titolo fino all’ultimo e chiudendo un podio finale tutto italiano dietro a Biaggi e Rossi. Il 2002 è l’anno in cui la classe 500 diventa MotoGP, e alcuni piloti iniziano a correre sulle nuove moto a 4 tempi. Capirossi è però costretto a rimanere con le 500 due tempi e quindi non è molto competitivo. L’anno successivo approda in Ducati. Ottiene qualche podio e vince solo in Catalogna, diventando però il primo pilota italiano su moto italiana a vincere dal 1976. Passa a bordo della moto di Borgo Panigale un quinquennio ad alterne fortune, che termina nella stagione 2007, anno in cui domina il suo compagno di squadra Casey Stoner mentre lui trova parecchie difficoltà. Firma un nuovo contratto con la Suzuki, gareggiando per tre anni con questo team ma ottenendo più infortuni che soddisfazioni. Nel 2011 prende il via per la sua ultima stagione in sella al team Pramac. Anche quest’anno salta alcuni GP a causa di vari infortuni. Chiude la sua carriera il 6 novembre 2011 a Valencia, correndo la sua ultima gara con il numero 58 al posto del suo canonico 65 in onore del suo connazionale ed amico Marco Simoncelli, morto tragicamente nel GP precedente. La sua passione per i motori, però, non si raffredda nonostante il ritiro. Lavora quindi come opinionista per Sky Sport per un paio di anni e dal gennaio 2017 entra a far parte della direzione gara della MotoGp, perché per i grandi campioni come Loris Capirossi, la passione non va in pensione.
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